‘U Mat – Un tempo che non c’e’ più

Tratto da:Onda Lucana®by Franca Iannibelli

Luglio…..cicale che cantano, e grano biondeggiante steso al sole, nelle aree del nostro paese Italia con clima più mite e asciutto, un tempo si incominciava un vero e proprio rito quello della mietitura chiamata (‘U mat), gli unici motori attivi che si sentivano nell’aria, era il continuo fruscio delle gambe e delle braccia dell’uomo che impattavano con gli steli del grano avanzando avanti e indietro senza sosta mietendo e trebbiando, con il solo lavoro della incessante forza fisica espressa, con una solida organizzazione ben strutturata si portava il lavoro a compimento, cinquant’anni fa anche la mietitura diventava una occasione per condividere quel lavoro duro e faticoso rigenerandolo in una vera e propria festa.

Un gruppo di contadini, muniti di falce (A faucë), cannule alle dita per proteggersi e vandere (grembiule di pelle di pecora) prendevano con la mano sinistra mazzi di spighe, con la destra tenevano la falce e cominciavano a mietere sotto il cocente sole. Depositavano alle loro spalle sulla lettiera ammassati i cumuli composti delle spighe e avanzavano verso il nuovo raccolto passo dopo passo, mentre; dietro di loro, le contadine con fazzoletti bianchi in testa (A scoll); per ripararsi dal sole li raccoglievano e li legavano facendone grandi fasci chiamati le regne (gregnë), che poi appoggiandoli uno vicino all’altro con le spighe in sù formavano i covoni (cavagliun’).

Anche per i bimbi più grandicelli c’era un compito assegnato ben preciso: portavano (A jasc’) una brocca di terra cotta piena di acqua fresca ai mietitori. Finito la mietitura si passava alla trebbiatura (A pisatur) con un traino (A traglë), trainato dai buoi, si portavano i covoni di grano in una grande aia (arië), per poi cominciare una seconda lavorazione del raccolto, la quale consisteva nel fare roteare a circolo una coppia di buoi legati ad una macina con grossi pesi di legno o pietre (esistono nei territori italici anche altre versioni per questa seconda fase della gestione del lavoro), i quali con il proprio calpestio praticato sulle spighe facevano uscire i chicchi dal culmo cioe’ dalla Giumetta interna, per cui vi era una metta separazione del frutto dalla struttura.

Poi seguiva la ventilatura: attraverso grossi setacci (U cirnik’), pieni, si ripulivano i chicchi dalla pula e paglia con il soffio del vento, attraverso questa pratica vi era la divisione delle parti; si andava verso la conservazione della paglia nei fienili per foraggio invernale delle mucche, mentre il grano veniva posto nelle grosse cassapanche di legno chiamate (casciun’).

Oggi questo modo di esercitare la raccolta e’ letteralmente stato sostituito dal lavoro delle macchine specifiche avanzate nei sistemi tecnologici per affrontare e soddisfare coloro i quali necessitano, per cui un mondo lontano che resta nella memoria dei molti e nei racconti di una parte di quella popolazione coinvolta che ancora oggi tramanda a tutti noi le proprie esperienze vissute in quegli anni di una Italia che sognava lontano.

Un caro saluto dalla vostra Franca e alla prossima!

Tratto da:Onda Lucana®by Franca Iannibelli

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Si ringrazia l’autore per la cortese concessione – Foto interne fornite e prodotte dall’autore. Foto di copertina tratta da Wikipedia:

https://it.wikipedia.org/wiki/Mietitura