
Tratto da:Onda Lucana by Gerardo Renna
A MARCO CLAUDIO MARCELLO
Molti anni dalla sua cruenta morte son passati.
Qualcosa di lui, però, la storia ci ha tramandato.
Così anche noi, ora, un po’ lo conosciamo!
A due grandi guerre (*)
egli, con coraggio ed ardore, ha partecipato
per cacciare dall’Italia gli agguerriti invasori!
I Galli insubri, prima,
ed i Punici del geniale ed astuto Annibale, poi!
I Punici, che le terre e le città della nostra cara Italia
allora devastavano e saccheggiavano,
e tanti lutti alle nostre genti apportavano…!
Un grande condottiero era, che il capo dei Galli
a duello ha sfidato e con forza ammazzato!
Le spoglie opime, trionfalmente, poi a Roma ha portato,
dopo avere anche Milano conquistato.
Un abile condottiero, che la munita Siracusa espugnò,
che sempre l’invincibile Annibale tallonava
che tanto odiava e dall’Italia voleva cacciare!
L’Annibale micidiale, che tanti colpi mortali,
da un decennio, ai Romani e all’Italia dava…!
La Trebbia, il Ticino, il Trasimeno e Canne disastrosa:
tragici ricordi….
che la mente ed il cuore attanagliavano,
sì che una smaniosa voglia d’abbatterlo gli procuravano.
Tanta e tale era la smania di combatterlo
che spesso focoso, intraprendente ed imprude
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E per imprudenza egli e l’altro console (*),
dall’accampamento usciti con poca scorta, (*)
in uno dei tanti agguati dell’astuto Cartaginese
perirono tragicamente .(*)
E così che un valoroso condottiero romano
(l’unico, prima del grande Scipio, a dar filo da torcere
al geniale, forte ed astuto Annibale)
la vita perse per troppa imprudenza
e per la smaniosa voglia di combatterlo!
Tornò allora a tremare la potente Roma,
dopo di Canne la disfatta disastrosa…!
Funo di Argelato 1 dic. 2012
Note esplicative.
(*) a due grandi guerre: la I e la II guerra punica
(*) l’altro console: Tito Quinzio Crispino, che si era unito a lui con il suo esercito per combattere unitamente Annibale.
(*) con poca scorta: ….Marcello decise di andare in perlustrazione, avanzando con pochi cavalieri. E preso con sé l’indovino, fece un sacrificio e poi usci con il collega Crispino ed il figlio (che si chiamava come lui, ed era un tribuno militare e poi, nel 196, console) e 220 cavalieri. Nessuno dei cavalieri era romano, ma erano tutti etruschi, tranne 40 che erano di Fregelle, che avevano sempre dato a Marcello prova di valore e fedeltà. Poiché la collina era selvosa ed ombrosa, una sentinella posta sulla vetta poteva avere la visuale sui nemici senza essere vista e poteva osservare l’accampamento dei Romani e ciò che vi avveniva. La vedetta avvertì i soldati in agguato ed essi lasciarono che Marcello, che procedeva nella loro direzione, si facesse vicino; poi si levarono improvvisamente e, stringendoli intorno da ogni parte, saettavano, colpivano, inseguivano quelli che fuggivano e si azzuffavano con quelli che opponevano resistenza. Questi ultimi, raggruppatisi, combattevano in difesa dei consoli.
(*) perirono tragicamente: Marcello, trafitto al fianco da una lancia, cadde sul luogo, mentre Crispino, ferito da due giavellotti, volse il cavallo e fuggì nell’accampamento. Morirono non molto più di 40 uomini, mentre furono fatti prigionieri 5 littori e 18 cavalieri ed ai Romani non era mai capitata prima la sventura di perdere in un solo scontro entrambi i consoli. Annibale, quando venne a sapere che era caduto Marcello, meravigliato di quella morte inattesa, accorse di persona sul luogo, gli sfilò l’anello col sigillo e, stando in piedi vicino al cadavere, considerò a lungo il vigore e l’aspetto del corpo, e non si lasciò sfuggire nemmeno una parola insolente, né mostro gioia a quella vista, come avrebbe fatto chiunque avesse ucciso un nemico fastidioso. Fece comporre il corpo con decoro che gli si addiceva, lo fece vestire con onore e lo fece cremare. E, messi i resti in un’urna d’argento con un corona d’oro sopra, li inviò al figlio di Marcello. Ma alcuni Numidi , imbattutisi in coloro che la portavano, li assalirono per strappar loro l’urna. Annibale, quando lo venne a sapere, disse ai presenti. “Non si può dunque far niente contro la volontà della divinità”. Poi punì i Numidi, ma non si preoccupò più di far raccogliere le ossa e di farli pervenire al figlio, pensando che certo, per volere di un dio, per Marcello erano avvenute in modo così strano sia la morte che la privazione della sepoltura. Questo è quanto raccontano Cornelio Nepote e Valerio Massimo, mentre Livio e Cesare Ottaviano Augusto affermano che l’urna funeraria fu portata al figlio e che Marcello fu sepolto in modo splendido.
Tratto da:Onda Lucana by Gerardo Renna