La lettera degli 80 accademici: “Sistema nel caos”

«Imbavagliati soprintendenti e direttori, denunciamo noi il caos nei Beni culturali», attacca così la lettera fortemente critica verso la riforma Franceschini firmata e diffusa il 3 gennaio da circa

80 ex-funzionari, universitari, storici dell’arte e archeologi. «Il codice etico del ministero dei Beni culturali – affermano – imbavaglia i colleghi in servizio non consentendo loro di denunciare l’attuale situazione di caos e paralisi creata da una pretesa riorganizzazione a colpi di decreto, o di emendamenti alla legge di bilancio». Fra i primi nomi, spiccano accademici dei Lincei come Adriano La Regina, Fausto Zevi, Piero Guzzo (ex soprintendenti all’archeologia di Roma, Napoli e Pompei) e Andrea Emiliani, ex soprintendente ai Beni storici e artistici di Bologna e della Romagna.

Secondo i firmatari, è sbagliatissima l’idea di «scindere la valorizzazione dalla tutela premiando la prima e svuotando la seconda»: da una parte i musei (staccati, si dice, dal loro territorio, addirittura dagli scavi archeologici che li alimentano) e dall’altra le soprintendenze che finiranno sotto i prefetti, organo di controllo. Denunciano che il ministero continua a «magnificare conquiste straordinarie mentre la spesa statale italiana rimane fra le più basse d’Europa: un terzo di quella francese, metà di quella spagnola».

 

«Franceschini – insistono i promotori – ha poi nominato nuovi direttori (molti stranieri) dei grandi musei, con mega-stipendi, spesso senza curricula adeguati. Spinti al profitto, costoro organizzano matrimoni, banchetti e feste di laurea, oltre a una quantità di mostre slegate dalla storia di quelle sedi. L’errore di fondo – continuano – è la pretesa di fare soldi con i beni culturali. I soldi si fanno col turismo, che è un indotto di beni storici e paesaggi».

A Parigi, il Louvre, pur con 9 milioni di ingressi e una rete straordinaria di servizi, è passivo per la metà dei 204 milioni di costo e il restante 50% è erogato dallo Stato. A Londra si segue, dal 2001, una politica opposta: tutti i grandi musei statali sono gratuiti, a cominciare dal British Museum e dalla National Gallery: in tal modo il turismo è aumentato del 50%.

Una stoccata anche sull’aggressione ai paesaggi italiani. «Franceschini ha realizzato appena tre piani paesaggistici regionali sui 20 previsti – dichiara il giornalista-scrittore Vittorio Emiliani, uno dei promotori -. I nostri musei, pur spinti a fare incassi, forniscono appena l’8% del bilancio del ministero. La scelta non è quella di spremere, a scapito della tutela, i beni culturali, ma di educare i cittadini e attrarre turismo qualificato».

A questo punto, conclude la lettera, «la rete dissestata della tutela va letteralmente ricostruita con la scelta strategica di far di nuovo prevalere l’interesse pubblico sugli appetiti privati, premiando i capaci e meritevoli, riempiendo i vuoti negli organici dei beni culturali, evitando la chiusura di archivi e biblioteche dove l’età media del personale supera i 60-65 anni».

http://www.lastampa.it/2018/01/06/italia/cronache/svende-la-cultura-gli-ex-soprintendenti-contro-franceschini-KjE4YrxDEmXyHciQ4ItanJ/pagina.html

via Andrea Cionci, “Svende la cultura”. Gli ex soprintendenti contro Franceschini — Emergenza Cultura