Cala la maschera: alla UE non importa la crescita, ma solo il debito

Tratto da:Onda Lucana® by Marco Di Geronimo

La Commissione europea si scaglia contro le manovre di Spagna e Portogallo. E così, in Europa non conta nemmeno come spendi i soldi: conta soltanto se paghi i debitori. Il partito dello spread subisce un duro colpo: stavolta il pollice verso dell’UE non è contro lo spreco di soldi italiani, ma contro gli interventi sociali a sostegno dei salari e della qualità della vita dei cittadini iberici.

I governi socialisti di Madrid e Lisbona stanno sfruttando la fase favorevole per stimolare l’economia interna e migliorare le condizioni di vita dei propri cittadini. È stata in particolare salutata con grande entusiasmo la manovra spagnola, frutto di un accordo tra il PSOE di Pedro Sanchez e Podemos di Pablo Iglesias. Wall Street Italia la definiva addirittura «la manovra anti-austerity più a sinistra della Storia»: il Governo spagnolo ha raccolto risorse attraverso una nuova patrimoniale, una tassa sulle transazioni finanziarie per le imprese maggiori e l’aumento dell’IRPEF sui redditi più alti di tutti.

L’intento redistributivo e stimolante della manovra spagnola era chiarissimo. L’esecutivo socialista ha ridotto le tasse universitarie ai livelli pre-crisi e alzato del 25% il salario minimo generale, oltre ad aver stanziato 50 milioni di euro per le famiglie in difficoltà. Ma la Commissione europea lamenta un deficit più alto di quello prefissato (eppure comunque inferiore al 3%…). E l’occhio stellato di Bruxelles rimane puntato contro il debito pubblico spagnolo, previsto al 95,5% del PIL da Madrid. Nonostante si tratti di un livello ancora inferiore rispetto a quello chiesto dalla Commissione, Moscovici non lascia la presa.

Anche sul Portogallo la Commissione Juncker ha da ridire. Il Governo di Lisbona ha previsto un aggiustamento dello 0,3% del PIL, contro lo 0,6% raccomandato da Bruxelles. La Commissione ha inviato una lettera al Ministero delle Finanze portoghese chiedendo spiegazioni sul «rischio di deviazione significativa dallo sforzo di aggiustamento fiscale» raccomandato per i prossimi due anni. In sintesi: l’Europa ritiene che Lisbona dovrebbe destinare più risorse al pagamento del debito rispetto che alla spesa pubblica. Anche se Moscovici ha dichiarato, in riferimento ai casi italiano e portoghese: «Non paragoniamo ciò che non è paragonabile».

BCE[997]

Queste mosse della Commissione europea sono in linea con l’attuale quadro giuridico europeo. Nei Trattati e negli atti di diritto derivato è onnipresente la teoria politica liberista: meno spesa pubblica e meno tasse. Ma l’applicazione pedissequa di queste regole ha aggravato la Grande recessione del 2007, trasformandola in una depressione lunga che ha messo a repentaglio il futuro dell’Unione. Questa è la tesi di Joseph E. Stiglitz, che ha dedicato un libro (L’Euro, Einaudi) alla spiegazione di come e perché l’attuale struttura europea è destinata a crollare. Se non si fa qualcosa per ripararla.

E ripararla significa prendere atto che il fondamentalismo di mercato non funziona. L’economia reale ha bisogno dell’intervento pubblico nell’economia e limitarsi ad abbattere l’indebitamento pubblico non funziona. Destinare sempre più risorse estratte mediante tassazione al servizio del debito pubblico significa assorbire volumi di moneta dall’economia reale e ritrasferirle a debitori senza un piano strategico. Semplifichiamo: l’Unione europea bacchetta Madrid e Lisbona perché vogliono sfruttare la fase di crescita per consolidare la loro economia. Perché Madrid e Lisbona vogliono attuare politiche redistributive che aumentano i salari, anziché deviare le risorse sul debito.

La sostenibilità dei debiti pubblici normalmente dipende dalle politiche monetarie nazionali. Urge cambiare la politica monetaria europea (o meglio, il quadro giuridico che la Governa). Perché non è possibile immaginare che 27 esecutivi di 27 Paesi siano impiccati alla linea di politica economica di un gruppetto di tecnocrati senza legittimazione democratica. L’economia non è una scienza naturale: deve essere governata dalla politica e non deve governare la politica. La teoria che la Commissione europea segue è stata dimostrata sbagliata innumerevoli volte nella Storia, e gli ultimi anni sono una conferma ormai inoppugnabile della sua insostenibilità. Le politiche giuste sono quelle di Lisbona e di Madrid: e la loro progressione economica lo conferma.

Chi tifa per lo spread dovrebbe accorgersi il meccanismo perverso che lo Governa. Da Bruxelles stanno arrivando bombe diplomatiche contro la manovra italiana, ma non perché si tratta di una manovra sbagliata. Certo, lo è: le voci di spesa del Governo italiano non sono né efficaci né mirate come quelle dei Governi iberici. La manovra del cambiamento non migliorerà le condizioni di vita dei cittadini italiani né stimolerà l’economia reale e la domanda interna, a differenza di quelle iberiche. Ma alla Commissione tutto questo non importa: l’unica cosa importante è deviare risorse al servizio di un debito pubblico sotto la minaccia dello spread. Il quale è tra l’altro governato indirettamente dalla BCE.

Adesso o mai più bisogna modificare il quadro giuridico europeo. È una follia mantenere delle regole che obbligano a seguire una politica economica bocciata dalla storia economica. Ed è una follia che una struttura istituzionale priva di legittimazione democratica eserciti il suo potere per bloccare le politiche economiche (giuste o sbagliate che siano) dei Governi democraticamente legittimati a governare i rispettivi Paesi.

Tratto da:Onda Lucana® by Marco Di Geronimo