Come un sogno

C’è una città italiana, dal fascino particolare, che ogni volta che la rivedo, m’incanta: Venezia. La conosco da sempre, fin da quando con i miei nonni ci andavo da piccolina, prendendo il treno che arrivava alla stazione di Santa Lucia. Mi è sempre piaciuto arrivare in treno, perchè dal finestrino puoi vedere la laguna , acqua che pur muovendosi appare allo sguardo quasi immobile, piatta, rilassante . Poi scendere dal treno, uscire dalla stazione e trovarsi davanti la grande scalinata, che ti conduce direttamente in un altro mondo. Perchè Venezia è fiaba, è mistero.

E per una bimba di pochi anni, tanto tempo fa, arrivarvi con una piccola borsetta di paglia al braccio, ( che dimenticavo ovunque, fortuna che c’era sempre mio nonno a ritrovarla ), era una gioia andare e fare tappa in Piazza San Marco, per dare il granturco ai piccioni che accorrevano festosi. Poi nel corso degli anni ci sono sempre tornata, perchè una volta conosciuta, ti resta nel cuore, non la puoi dimenticare. Anzi ti vengono dinanzi agli occhi le immagini impresse nella memoria.

La vita veneziana di tutti i giorni: le barche e i vaporetti che attraversano i canali, il lavoro antico degli antiquari ed artigiani, il conversare nei campielli, le friggitorie dove si cucinava la polenta bianca con il pesce ( non so a dire il vero se ancora adesso resiste tale usanza ). E poi i grandi spazi dove bambini si rincorrono, le rive degli Schiavoni, della Giudecca e delle Zattere, aperte verso il mare. E ancora, il Canal Grande, dove si affacciano palazzi ricchi di storia e dove lentamente scivolano gondole silenziose.

Lo storico Caffè Florian, divenuto nel 1848 durante l’insurrezione capitanata da Daniele Manin, ospedale per feriti, oggi frequentato da migliaia di turisti. Le sale immense di Palazzo Ducale, con esposte le opere dei grandi maestri veneziani: Tintoretto, Tiziano, Giorgione. E la galleria dell’Accademia. Arte e vita si mescolano in un connubio inebriante che lascia perplessi e rapiti allo stesso tempo. Sarà che questo fascino veneziano mi accompagna fin dai tempi del liceo, quando studiando il Goldoni ne apprezzai il teatro vedendolo rappresentato e interpretato da Cesco Baseggio.

Penso di aver visto tutte le sue commedie in televisione. E proprio in terza liceo la mia insegnante di matematica ( stranamente non quella di italiano ), mise in scena, come saluto finale alla scuola, proprio ” La locandiera” del Goldoni, dove guarda caso la sottoscritta interpretava una delle due commedianti che arrivavano alla locanda di Mirandolina.

Tutto di Venezia mi affascina. I colori forti in estate, dove i tramonti si accendono come un falò per abbagliare gli sguardi incuriositi di tanti, a volte anche troppi, turisti vaganti. La nebbia d’inverno, che le dà un’aspetto misterioso, e tu cammini in fretta quasi per sfuggirle, tirando su la sciarpa, coprendoti la testa con il cappello, perchè l’umidità entra nelle ossa e dà fastidio. Il silenzio notturno, con la luna che riflessa nell’acqua appena increspata, gioca ad illuminare gondole ancor più silenziose.

E non per ultimo, il suo carnevale, gioiello straordinario di questa città. Ho vissuto fortunatamente anche l’atmosfera di sogno che vi si respira, quando maschere improvvise si materializzano uscendo dalla nebbia ed arrivando davanti a te, immobili ti guardano, e sono così fuggevoli che subito, dopo averti osservato per un pò, spariscono inghiottite di nuovo dalla nebbia e tu rimani lì, imbambolato, a ricordare quell’incontro che ti trasporta in un mondo lontano che non ci appartiene, ma che è anch’esso la nostra storia. Venezia è tutta qui, fascino e mistero insieme, bellissima.

Isabella Scotti ottobre 2013

testo : copyright legge 22 aprile 1941 n° 633.

Tratto da: Onda Lucana® Press

Immagine tratta da Web.