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Il bilancio della tragedia che si è consumata sulla A14 è molto più grave dei due morti e due feriti conseguenti al crollo del ponte 167 sull’autostrada sottostante. Infatti dietro a questo evento drammatico vi è un secondo lutto: quello di un Paese che sta letteralmente cadendo a pezzi dilaniato com’é dall’inerzia di una politica e di una classe dirigente distratta dagli individualismi e dalla necessità di autoconservarsi.

Le due vittime che si trovavano a bordo di un’automobile in transito sotto il ponte e i due feriti invece, che stando alle prime informazioni potrebbero essere stati invece coinvolti nella caduta di alcune impalcature, sono da considerarsi cadute come danno collaterale di una guerra all’auto-assoluzione che da anni si esercita con grande generosità in questo Paese.

Come non ricordare un medesimo evento avvenuto ad Annone vicino a Lecco in Brianza nell’ottobre dello scorso anno? Che cosa è cambiato da allora? Molto poco se non nulla. D’altra parte è difficile occuparsi della cosa pubblica quando invece di pensare a governare si è più concentrati sulle beghe di partito e sulla lotta fratricida per conquistare una candidatura o un posto nei listini bloccati.

Hai una bella voglia di sentire il premier di turno che vista bacchettata le sue politiche nazionali racconta la storia che non accetta lezioni da terzi. Magari se non si vede

Da anni crollano ponti sulle autostrade, soffitti nelle scuole, pezzi dei nostri monumenti e della nostra storia. Da anni muoio persone per l’incuria di pochi, ma questa Italia latita nel varare quegli investimenti che da tutti sono considerati a parole  indispensabili per mettere in sicurezza il Paese. Si opera sempre ed esclusivamente sull’emergenza: i terremoti e le alluvioni sono l’ultima speranza per vedere piovere su regioni e province quei fondi che sono essenziali per ammodernare le infrastrutture pubbliche ma che non arrivano perché le amministrazioni centrali preferiscono tagliare i trasferimenti a livello locale che dimagrire la propria capacità di spesa. E così, come sempre avviene quando arrivano montagne di soldi tutte d’un botto, molti di questi finiscono spesso sprecati per opere che se va bene costano il doppio, il triplo del prezzo di mercato, se va male vengono costruite malamente, magari in mano a qualche appaltante legato a qualche cosca mafiosa.

Ora partirà la ricerca dei colpevoli: che siano professionisti, funzionari o politici locali poco importa; ma il primo colpevole sarebbe invece da rintracciare in quel popolo che da anni accetta e legittima questo stato di cose senza protestare, senza scendere in piazza, senza avere un singulto di dignità.