CUPE VAMPE.

Tratto da:Onda Lucana® by Angelo Ivan Leone – Docente di storia e filosofia presso Miur

In questo periodo storico sembra che qualche entità superiore, Hegel l’avrebbe definita certamente: lo spirito del tempo, si sia incaricata di dare ragione e forza a tutte le nostre peggiori previsioni e fosche idee. Come non pensare a male, per esempio, se gli americani, dopo 18 anni di guerra contro i talebani, fanno accordi per lasciare l’Afghanistan proprio con quei talebani stessi che avrebbero dovuto schiacciare solo per aver dato ospitalità a chi aveva commesso l’attentato dell’11 settembre 2001? Si pensa a male e si teme il peggio se, poi, tutto lo si guarda nel nostro desolante e desolato panorama nazionale.

Mala tempora currunt! La frase attribuita a Cicerone sta a sottolineare la bruttezza e la pesantezza dei tempi correnti. Quel greve e grave porsi dinanzi al mondo che fece la grandezza del popolo romano che somiglia a quello italiano, cui diede i lombi della discendenza, un po’ come Churchilll sosteneva le democrazie popolari somigliassero alle democrazie liberali, come una camicia ad una camicia di forza, insomma. Veniamo alla questione Lino Banfi da parecchi sollevata. Le frasi contro chi è laureato, da molti riportate, sono una sorta di spaccato del “poraccismo” che è il vero mastice e collante ideologico che tiene insieme questa specie di destra che sta governando il Paese. Il problema non è tanto questo “poraccismo”, ma il fatto che la parte avversa, la sinistra, tende a rispondere e a farsi identificare dalla pubblica opinione con il pensiero “radical chic”.

I “radical chic” erano delle persone che il PCI, ossia una buona parte della sinistra italiana, molto seria e anche pericolosa in quanto seria, teneva per far colore, ma che non si sognava nemmeno lontanamente di far partecipare attivamente alla vita di partito. Tutto questo, così come le nuove definizioni e categorizzazioni del pensiero politico oramai diviso tra poracci e radical chic, stanno a dimostrare e a segnalare non più la crisi, la recessione, ma la decadenza del nostro Paese. Una decadenza che non è più solo economico e sociale, ma che è, come sempre è stato nella storia, culturale e politica. A questa decadenza che dura dal 1992, ossia dalla fine della Prima Repubblica, non son riusciti a porre un freno i governi della Seconda e anche questo primo governo della nascente Terza Repubblica, sembra non essere in grado di far niente, ma anzi di contribuire, e di parecchio, al generale impoverimento e chiusura mentale.

Forse è il caso di tornare alle domande primigenie e smetterla di chiedersi di chi è la colpa? Con un classico atteggiamento di esternalizzazione del conflitto interno, che lo stesso Freud già teorizzava essere perdente più di un secolo fa. Tornando a queste domande primigenie e guardando in faccia la nostra decadenza, magari possiamo cambiare dalla retorica di chi è la colpa? Alla realistica e completamente propositiva domanda di Lenin… Che fare? La proposta è, da sempre, anche e soprattutto in politica qualcosa di infinitamente migliore di questo novello Nerone che, mentre Roma brucia, trova già nuovi ebrei da incolpare e far ammazzare per redimere i propri peccati. Possiamo fermare queste cupe vampe.

Tratto da:Onda Lucana® by Angelo Ivan Leone – Docente di storia e filosofia presso Miur