I braccianti della Lucania

Tratto da:Onda Lucana® by Domenico Friolo

Altri dicevano di loro senza sbagliare: uomini con scarpe grosse e cervello fino.

Li chiamavano in dialetto lucano: “bracciali” che si cimentavano nei duri lavori dei campi con le loro braccia, nerbute e forti, certo atte a lavorare la propria terra o quella dei massari.

Uomini grezzi nei gesti eppur si esprimevano in trame cortesi ed il rimprovero saggio, bonario.

Persone vere di pura fierezza nei risvolti umani, sapevano porre distanze e tempo tra i luoghi.

Capaci di focalizzare il verso espresso a gesti, e l’ora del giorno col sole ed il piovere col vento.

Rudi, ma attenti nel muovere il passo in città, quindi, fuori le mura cambiavano le scarpe grosse con calzari leggeri con cui facevano ingresso in strade piene di negozi e di gente cittadina.

Avevano grande rispetto e grande educazione nei confronti dei Signur Padrun e lo mostravano.

I “bracciali” sempre con cappello e mantello scuro e bisaccia con ciò che serviva vendere e comprare.

Previdenti, amorevoli braccianti contadini lucani a cui non mancava mai il buon vino Aglianico, un capo di salciccia, una soppressata un tondo e squisito caciocavallo o del pecorino proprio.

Forti della loro schietta lucanità nel porgersi erano sempre ben visti come uomini della terra.

Conoscevano preghiere tramandate loro dai padri, per dedicarle al Signore nel ringraziarlo del raccolto, per farlo si ponevano a capo chino nei loro campi e circondati dalla famiglia, tutti insieme pregavano.

Braccianti rappresentati di un tempo ormai perduto ma la loro impronta dalla terra, non è mai svanita.

Tratto da:Onda Lucana® by Domenico Friolo

Si ringrazia per speciale concessione da parte dell’autore: Domenico Friolo

Foto di copertina tratta da Web.

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