Il carnevale lucano

Tratto da:Onda Lucana®by Franca Iannibelli 

Il carnevale è agli sgoccioli finali, ma non si è sentito il solito fragore delle sensazioni che la festa di questa entità offre, non solo per la pandemia, ma sono anni che non c’è quell’armonia di un tempo. Quel tempo dei ricordi dove tutte le sere si cantava per le strade e si suonava il “cup-cup”, strumento rozzo e di semplice costruzione, costruito alle volte con un contenitore di rame o terra cotta e rivestito da una pelle con al centro una canna; facendo scorrere le mani bagnate emetteva un suono di bassi profondi, accompagnato di solito da un organetto e più. Cantavano davanti alle case private, e mi sovviene uno dei tanti ricordi di un classico del periodo, una canzone che si cantava a squarcia gola: <<“Haggë cantet sup na cannet gauzet e damm na suprset Haggë cantet sup nu cannizz Gauzet e damm nu sauzziz Haggë cantet sup nu baguglië gauzet e damm nu poc i nuglië“.>>

Una sorta di serenata in versione carnevalesca, alla famiglia che le veniva fatta apriva la porta della propria abitazione, faceva entrare e offriva: salsiccia, soppressate e uova, dove poi i giorni di carnevale grasso si banchettava. In ogni casa si ballava e alcuni preparavano la macellazione del maiale. In quel periodo per festeggiare riunendo la famiglia e conoscenti per l’occasione, un motivo in più per stare insieme e vivere quelle emozioni.

Il Cupa-Cupa, strumento musicale artigianale del periodo.

I piatti tipici erano i “fuattiell”, spaghetti prettamente fatti a mano, con polpette di pane e salsiccia, costine di maiale fritte e sotto-sugna nel sugo. Si doveva consumare tutto la sera di martedì grasso perché il giorno dopo entrava la quaresima e quindi il digiuno.

Non si ci mascherava da principi o principesse, ma la donna da uomo e l’uomo da donna. L’ultimo giorno di carnevale si portava un fantoccio in processione chiamato in dialetto “carnawer” (carnevale), per poi bruciarlo in piazza e fare posto ad un altro, vestito da donna in rigoroso colore nero con il nome di “quaremm” la (quaresima), che si appendeva nella strada principale del paese.

Ricordi di un tempo remoto nel quale intere generazioni hanno condiviso sorrisi, gioie, e tanta felicità, nel rigore della semplicità, trasparenza e tanta voglia di vivere.

Tratto da:Onda Lucana®by Franca Iannibelli 

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Si ringrazia l’autore per la cortese concessione –  Foto di copertina e interna fornita da Franca Iannibelli, tratte da Web.

Immagine di copertina tratta da Web.