La disperazione dell’artista davanti alle rovine.

Tratto da:Onda Lucana® by Angelo Ivan Leone – Docente di storia e filosofia presso Miur

Come non pensare guardando quest’acquerello a tutte quelle volte in cui siamo presi dallo sconforto di fronte agli antichi. E’ evidente che l’artista coglie un sentimento universale che va aldilà dell’arte e del semplice sconforto. Si tratta di quella disperazione a fronte del “mos maiorum”: alla lettera costume dei maggiori, dei più grandi. Concetto di impareggiabile bellezza sul quale l’Urbe costruì il suo mito e il suo perpetuo trionfo.

Lungi dal sentirci nani che camminano sulle spalle dei giganti, come ricordava Guglielmo nel nome della Rosa, e per questo vediamo più in la di loro, alle volte ci sentiamo soltanto nani che camminano sulle spalle di altri nani. Eppure è proprio quella fede sconfinata dell’uomo nell’uomo che qui manca. Qui è la disperazione.

Da questo concetto, che il dipinto mette in risalto con la successiva constatazione di inanità del nostro essere che, forse, dovrebbero prendere l’avvio l’uomo moderno e quello contemporaneo per andare avanti, per guardare più in la, tenendo presente che il passato è tutto quello che siamo stati fino a questo momento, e il presente non è che l’attimo. Verrebbe da concludere con un: carpe diem! E di nuovo uso gli antichi, la loro saggezza, per guardare a oggi e ipotizzare al meglio domani.

Tratto da:Onda Lucana® by Angelo Ivan Leone – Docente di storia e filosofia presso Miur

.Si ringrazia per la cortese concessione testo e media.

Fonte: Angelo Ivan Leone.