
La gentilezza è un dono.
Per chi la riceve e per chi la fa.
Non può essere artefatta, perché è subito visibile al cuore dell’anima la verità di chi la propone.
Non è un attimo sporadico, ma resta… in chi la riceve e in chi la fa. Nella memoria, nel vivere quotidiano, nel bisogno di ristoro e rifugio, nel silenzio della notte oscura e nel buio che incupisce anche la luce del giorno.
E’ una risorsa, la gentilezza, “arma” delicata per disarmare chi ancora spera. Certo, ci sono quelli che non sperano più, quelli la cui arma è spezzare la gentilezza di chi ancora cerca e non si ferma… Che importa? Può davvero uno che non spera più annientare il coraggio di chi non si ferma e guarda già oltre? Certo, forse per un momento… un momento, si può provare l’angoscia di sentirsi spezzati, defraudati del sorriso che si ha e che si dà… poi passa, perché oltre e altrove è sempre il luogo della possibilità e della serietà profonda nel cammino di chi quel sorriso lo porta nel cuore anche in mezzo a tanti dolori e a molteplici offese.
Chi porta con sé, dentro di sé, la gentilezza vera, non la abbandona all’angolo della strada solo perché non ricambiata. Chi è gentile davvero non si aspetta un ritorno… è gentile, e basta. La gentilezza è la bellezza dell’animo e nessun orpello può modificarne la forza per quanto ferite profonde possano tentarne l’abbandono.