La nostra tristezza per i 50 anni di Schumi

Tratto da:Onda Lucana® by Marco Di Geronimo

Michael Schumacher compie oggi cinquant’anni. Da quando ha avuto l’incidente sulla pista da sci, non è mai più apparso in pubblico. Non sono mai circolate foto. Né informazioni sul suo stato di salute. Tutto ciò che è rimasto ai suoi fan sono voci di corridoio.

Non sarebbe corretto, né nei suoi confronti, né nei confronti dei familiari, scavare nelle speculazioni mediche di fonti inaffidabili. Come sta davvero Schumacher, lo sanno davvero in pochi. E quanti lo sanno, ne parlano sempre con una nota di nostalgia dolorosamente percepibile. Sarebbe un errore violare il dignitoso silenzio imposto dai suoi cari.

E dunque? E dunque non ci rimane che mettere tra parentesi il presente di Schumi. Ci rimane il passato. Un passato di cui è difficile trarre un bilancio. Il pilota più vincente della Storia della F1 è in silenzio da cinque anni. Un lustro in cui la categoria si è profondamente evoluta, stravolta anche rispetto alla seconda carriera di Schumacher, i tre anni in Mercedes dal 2010 al 2012.

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Sono ormai lontanissimi i tempi in cui il Kaiser dominava le piste della serie regina. La Rossa più veloce della muta di monoposto più scattante del mondo solcava circuiti e tracciati oltre dieci anni fa. Il primo iride incassato sotto le insegne di Maranello compirà vent’anni nel 2020. Il primo titolo in assoluto quest’anno festeggia con Schumi le nozze d’argento.

Michael Schumacher è passato alla storia come un campionissimo, ma con tante ombre. E su queste ombre non c’è mai stato un confronto franco nella tifoseria. E specie da quando non ci sono notizie su Schumi, il dibattito è stato congelato.

Chi scrive è troppo giovane per dire se gli avversari di Schumacher non erano alla sua altezza. Se nel ’94 si è scontrato apposta con Damon Hill. Ma d’altronde, è davvero importante? Leo Turrini dice che i titoli non si contano, ma si pesano. E l’albo d’oro di Schumacher va pesato anche per la sua lunghezza. Che è tale da non poter essere sminuita da singoli episodi.

Certo, Schumacher non è stato quel che sono stati invece Tazio Nuvolari o Gilles Villeneuve. Non è stato un grande violinista dell’automobile, un poeta dell’asfalto, un mattatore dei circuiti. La guida di Michael Schumacher non era una guida romantica: il tedesco di Kerpen ha corso come Lauda e come Clark. Devoto alla velocità come Clark, preciso e chirurgico come Lauda. Non c’è spazio per i folli ardimenti dei due pupilli di Enzo Ferrari nelle corse (magnifiche) del Kaiser.

Ma c’è stato spazio, e in abbondanza, per roventi dimostrazioni di forza. Si ricorderanno per sempre i duelli con Juan Pablo Montoya, con Fernando Alonso, con Kimi Raikkonen. Prima di loro, nella memoria storica rimarranno stampati i confronti incandescenti con Mika Hakkinen (il rivale che stimava di più) e Jacques Villeneuve. E la sua gavetta: si è fatto largo perfezionando un talento innato (non costruito in laboratorio). Da ragazzo consumava meno benzina e meno gomme dei rivali, sulla stessa macchina. E andava più veloce. Al debutto assoluto a Spa-Francorchamps, entrò in top 10 in qualifica, mettendosi dietro mostri sacri della categoria con un’automobile sgarrupata. Tanto sgarrupata che lo appiedò in partenza.

Michael Schumacher ha sempre avuto un cuore d’oro, e un sincero affetto per le squadre per cui ha lavorato. Sapeva a memoria i nomi di tutti i suoi meccanici (i suoi successori in Benetton invece no: fatto che mandò in bestia Flavio Briatore…). Conosceva i suoi uomini, li sapeva motivare. Curava i suoi cari, proteggendo i figli dalle telecamere. Michael Schumacher non ha fatto innamorare i tifosi come Gilles Villeneuve, ma ha comunque un posto nel cuore di tutti.

Per questo fa male saperlo isolato dal mondo, e non conoscere le sue condizioni. Il 7 volte Campione del mondo di Formula 1, il più vincente di tutti i tempi nella categoria, lascia un vuoto incolmabile in ogni appassionato. Sia in chi l’ha tifato, sia in chi l’ha osteggiato. Perché di fronte a ciò che Schumacher ha impersonato nei primi anni Duemila (il più grande di tutti), non ci si può accontentare della magra eredità che ci lascia. Cioè i fantasmi di qualche dichiarazione casuale, e la vaga somiglianza nel volto del figlio, pilota F2.

Tratto da:Onda Lucana® by Marco Di Geronimo