Mancano ormai poco più di due settimane alle elezioni politiche del 4 marzo, ed inevitabilmente sono numerosissimi i temi sui quali le principali forze politiche in campo dibattono per ottenere i maggiori consensi: dalla tassazione all’immigrazione, dalla sicurezza alle pensioni, dalla sanità al debito pubblico. Vi è, tuttavia, una  questione tanto importante quanto poco considerata nell’attuale arena politica: la politica energetica.

Anche lo scoppio di un gasdotto in Austria il 12 dicembre(che per qualche giorno ha interrotto le forniture verso l’Italia ed ha costretto a ricorrere alle riserve strategiche di gas) è riuscito a smuovere l’indifferenza dell’opinione pubblica verso questo problema.

A ridosso dell’evento in questione, il Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda ha approfittato dell’occasione per ribadire l’importanza del gasdotto Tap in Puglia, che consentirebbe di fornire all’Italia maggiore autosufficienza energetica; al contempo, altre forze politiche, in primis il Movimento 5 Stelle, hanno ribadito l’importanza di aumentare gli investimenti pubblici (e stimolare quelli privati) nel campo dell’energia eolica e solare, unici strumenti , a detta dei pentastellati, in grado di migliorare la situazione di un paese dove il 90% circa dell’energia elettrica consumata viene importata dall’estero. Ma siamo davvero sicuri che le rinnovabili siano la risposta?

Quella che può sembrare una domanda retorica, in realtà non lo è affatto. Infatti, essendo sempre stati abituati a considerare le rinnovabili come la panacea di tutti i mali energetici ed ambientali, spesso trascuriamo i lati negativi che le rendono ( almeno ad oggi) inadatte a sostituire integralmente le energie fossili. Nelle prossime righe cercheremo di spiegare il perché.

I sostenitori dell’eolico e del solare affermano che queste energie abbiano dei vantaggi enormi rispetto ai combustibili fossili: sono abbondanti in quantità, virtualmente inesauribili, e non emettono Co2. Se queste affermazioni sono vere, o comunque condivisibili, è doveroso ricordare 2 grandi limiti che le affliggono: la debolezza e la discontinuità.

Con il primo aspetto, s’intende il fatto che eolico e solare, a differenza di carbone e petrolio, non forniscono energia concentrata, e quindi sono necessari numerosi materiali aggiuntivi per raccogliere queste energie e farle funzionare.

Per l’energia solare, questi materiali sono: fosforo, silicio altamente purificato, titanio; per l’eolico sono necessari numerosi materiali compositi per le pale delle turbine, oltre che all’acciaio. Dunque, se intrinsecamente eolico e solare sono energie gratuite ed abbondanti in natura, lo stesso non si può affatto dire dei materiali che occorrono per farle funzionare; inevitabilmente, per ottenere suddetti materiali si genera inquinamento.

Il secondo problema, quello della discontinuità, forse è ancora più grave. Nonostante possa sembrare un’ovvietà, il sole non splende sempre, così come il vento non soffia sempre. Pare che molti sostenitori di queste fonti di energia trascurino eventi come la notte e l’inverno, tanto fisiologici quanto destabilizzanti per queste tecnologie. Un limite non da poco sta infatti nel  non poter accumulare energia ( per questo appunto si parla di discontinuità): ciò rende impossibile utilizzarle le fonti rinnovabili  in caso di necessità, come invece si può fare con le energie fossili che possono essere tranquillamente raccolte in stock.

Per capire meglio i limiti delle rinnovabili, si può considerare un altro aspetto di estrema attualità, come quello delle auto elettriche. Infatti, se da una parte è vero che questi veicoli non producono emissioni quando sono in funzione, è assolutamente sbagliato credere che esse non impattino l’ambiente. Basti pensare all’ estrazione del litio, materiale necessario per le batterie delle macchine eco-friendly , e all’inquinamento causato: è stato calcolato che, appena uscita dalla catena di montaggio, una macchina elettrica è già stata responsabile di  circa 12.000 tonnellate di Co2, rispetto alle 8000 prodotte da una macchina convenzionale. C’è poi il discorso dell’alimentazione: se infatti una macchina elettrica viene alimentata da elettricità, quest’ultima è spesso prodotta dal carbone, una fonte fossile. Come ricordato da Vinod Khosla, apripista degli investimenti nelle rinnovabili, “le macchine elettriche sono, di fatto, macchine alimentate a carbone”. Si può dunque tranquillamente dire che quando si ricaricano le batterie di una macchina elettrica ( batterie la cui autonomia è ancora oggi molto limitata) si produce nuovo inquinamento.

Passando ora ad un’analisi più empirica, si può citare l’esempio della Germania, considerata come un Paese leader delle rinnovabili, per capire i limiti di quest’ultime. In Germania sono infatti presenti circa 28.000 installazioni di impianti fotovoltaici ed eolici, che nel complesso forniscono circa 1/3 dell’elettricità. Trionfo del green power? Si e no.

Infatti, dietro a questi numeri sicuramente notevoli si annidano dei costi spaventosi: il costo delle sovvenzioni pubbliche alle rinnovabili (solare, eolico, geotermico e biomassa)  in terra teutonica ha già raggiunto quota 190 miliardi di euro, una cifra che potrebbe facilmente triplicare da qui al 2050, data per la quale la Germania ha fissato l’obiettivo di un sistema energetico “rinnovabile” al 100%; il peso di  tali costi si evince anche dal notevole aumento delle bollette energetiche tedesche, bollette che circa mezzo milione di tedeschi ogni anno non sono in grado di pagare.

E’ poi curioso notare come, nonostante gli enormi sforzi dell’Energiewende  per ridurne il ruolo,  l’utilizzo di energie fossili come il carbone non solo non è diminuito in Germania, ma è addirittura aumentato, come allo stesso tempo sono anche aumentate le emissioni di Co2: essendo infatti gli inverni tedeschi molto rigidi, l’utilizzo dei combustibili fossili è inevitabile, anche perché nei mesi invernali le rinnovabili sono scarsamente efficienti. Per finire , è importante notare come in terra teutonica l’eolico ed il solare rappresentino a malapena il 10% dell’energia complessivamente prodotta, una cifra abbastanza misera considerando tutta l’enfasi posta su di esse.

In conclusione, anche in riferimento al provocatorio titolo dell’articolo, possiamo dire che l’ energia eolica e quella solare rappresentano sicuramente delle innovazioni positive, ma ancora caratterizzate da numerosi limiti spesso taciuti, che spiegano poiché esse rappresentino appena il 2-3% dell’energia prodotta a livello mondiale, nonostante copiosi investimenti a livello internazionale per migliorarne l’efficienza. È poi paradossale pensare all’inquinamento “indiretto” prodotto da queste energie ritenute pulite, vista la grande quantità di materiali necessaria per farle funzionare.

Dunque, anche in riferimento al caso italiano, dal quale si sono sviluppate le considerazioni in materia, è difficile pensare ad uno scenario dove le energie rinnovabili sostituiranno integralmente quelle fossili, ancora avvantaggiate rispetto alle rinnovabili sotto vari aspetti; volenti o nolenti, avremo bisogno di queste ultime per molti, molti anni ancora.

ANDREA MARROCCHESI

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