L’Italia ha leggi orrende perché non ascolta Napoleone
Tratto da:Onda Lucana® by Marco Di Geronimo
La Costituzione aveva una prosa comprensibile a tutti. Decenni di riforme costituzionali hanno intaccato l’italiano perfetto licenziato dalla Costituente. E bisognerebbe contrastare questo fenomeno di avvelenamento linguistico della Carta fondamentale. Ma chi lo spiega al Parlamento?
I nostri legislatori hanno un modo di scrivere e di parlare molto arzigogolato. Il linguaggio giuridico è molto complesso, e spesso travolge anche chi dovrebbe esserne esperto. Tra cui i parlamentari, che spesso hanno conoscenze molto limitate in materia giuridica (oggi più di un tempo).
Ne è stato un caso, la scorsa legislatura, il totale fraintendimento del termine ovvero. Nella lingua di tutti i giorni, noi utilizziamo il termine «ovvero» come sinonimo di «cioè». Quest’uso non è scorretto, ma in buona sostanza sottintende la perifrasi «in altre parole». Infatti ovvero è, più propriamente, un sinonimo di oppure.
Ma nelle leggi la parola ovvero mantiene il suo significato originale. Anzi, a volte viene usata per meglio esprimere la sfumatura “e/o”, che di certo non fa bella mostra nei testi legislativi della Repubblica. Ed è evidente l’enorme differenza che passa tra cioè e oppure. Una differenza che può avere un impatto gigantesco nella vita di tutti noi, visto che le leggi sono fatte di parole…
Quando si provò a riformare la legittima difesa si volle agganciare l’uso delle armi al tempo notturno. “Meglio” precisato con una perifrasi introdotta da «ovvero». Il modo migliore per confondere le idee all’interprete, al quale si insegna sempre a distaccarsi dal significato storico che i parlamentari volevano imprimere alle parole della legge e a trovare un senso più profondo e vero. E così una svista di qualche deputato ignorante rischiava di far scoppiare una crisi di lettura giuridica in tutti i tribunali d’Italia. In una materia così sensibile come i delitti di sangue.
Non è soltanto l’ignoranza parlamentare a rendere orrende le nostre leggi. Le norme italiane sono ormai piene di rinvii, cioè di riferimenti ad altri atti. Pensiamo alle caricature che si fanno di solito delle sentenze dei tribunali: vista la legge 400/1988, agli articoli 1, 2, e 3, commi 4, 5 e 6, e la legge 288/1994, agli articoli 7, 8 e 9… Una rete di “collegamenti ipertestuali” del tutto illeggibile da chi non conosce a memoria anche le fonti richiamate.
La riforma del Titolo V approvata nel 2001 ha esteso il problema alla Costituzione. Da quell’anno, è tutto un profluvio di riferimenti al 117, secondo comma, lettera m), o ai casi previsti dall’articolo 126, primo comma. Non è un caso che sia la riforma Berlusconi sia la riforma Boschi peccavano di oscurità legislativa. Ma attenzione! Non erano mica le «norme brevi e oscure» di cui parlava, a ragione, Napoleone Bonaparte. No. Si trattavano di testi illeggibili al normale cittadino, lunghissimi, e rigidamente univoci per un giurista.
Lo stesso errore commette adesso il legislatore con i referendum propositivi. Dopo una lunga serie di accordi ed emendamenti, si è trovata l’intesa in Commissione Affari costituzionali. Nasce dunque un’appendice infinita all’articolo 71 della Costituzione, che si avvinghia su sé stessa in subordinate infinite. Mancano, questo sì, rinvii numerici: ma sono mascherati dagli espliciti richiami dei concetti contenuti in altri articoli.
Ma per cortesia, avete sentito cosa diceva Napoleone? Voleva «norme brevi e oscure». Cioè leggi sintetiche, subito comprensibili. E però abbastanza flessibili, abbastanza interpretabili, “oscure”, vaghe, da poter reggere all’usura del tempo.
Il Code Napoleon, codice civile francese, compirà quest’anno i 213 anni di vita ininterrotta. Noi viceversa non facciamo altro che rottamare pezzi della nostra legislazione, accartocciandola e buttandoci sopra strati su strati di nuove leggine che la modificano in parte. Un metodo ignominioso, che andrebbe bandito dalle leggi costituzionali.
Provava a spiegarlo a Renzi un democristiano di lungo corso, Ciriaco De Mita. Ricevendo in cambio qualche insulto («Veltroni non volle candidarla») e una spocchiosa lezione sulla produzione della birra nella Legge fondamentale tedesca. La storia si ripete, e – ahinoi – si ripeterà.
Tratto da:Onda Lucana® by Marco Di Geronimo
L’ha ribloggato su Pina Chidichimo.