L’Italia ingessata
Tratto da:Onda Lucana® by Marco Di Geronimo
La situazione politica italiana è a uno stallo. Nessun mutamento si profila all’orizzonte. Anche se ruscelletti elettorali suggeriscono un crescente disagio nella popolazione. Che il quadro partitico è incapace di recepire. Bisogna aspettare il 26 maggio come si aspetta il Messia.
La maggioranza di governo è stabile, poco sotto il 60%, ormai da mesi. La nascita travagliata dell’esecutivo e la debolezza dei 5Stelle ha permesso alla Lega di raggiungere e sorpassare quota 30%. E da ormai un paio di mesi la somma dei due partiti di maggioranza rimane inalterata, oscillando tra il 57 e il 59%. Ma con notevoli redistribuzioni.
Il Movimento 5 stelle infatti sta pagando un conto molto salato. Aver scelto i Ministeri più pesanti ha costretto il partito post-ideologico a dar conto di notevoli sconfitte. Il Movimento non ha avuto la fortuna di attirare l’attenzione su propri punti di forza. Aggiungiamoci che Danilo Toninelli si è trasformato in una macchietta agli occhi dell’opinione pubblica, avremo completo lo sguardo su uno dei momenti di maggiore difficoltà che i pentastellati abbiano mai sperimentato.
L’erosione di fiducia che i 5Stelle patiscono va tutta a vantaggio della Lega. La destra di governo dimostra invece grande abilità politica. Matteo Salvini è ormai riconosciuto in tutto il Paese come il vero Presidente del Consiglio. Dalla poltrona del Viminale, il Segretario della Lega è riuscito a portare a casa innumerevoli vittorie (perlomeno agli occhi del suo elettorato). E dopo aver spremuto l’elettorato più liquido di Forza Italia, ha cominciato a drenare le correnti di destra dei 5Stelle.
Lo spostamento di consensi dai gialli ai verdi ha a lungo irrobustito la Lega, che è riuscita a veleggiare anche sopra il 34%. E ha spinto il Movimento al di sotto del 30%. Adesso però anche questo balletto si è fermato e si assiste alla prima contrazione dell’area di governo. Gli italiani cominciano a spazientirsi. Il Sud lamenta la cronica mancanza di fondi e attenzioni. Il Nord freme nell’attesa di politiche a sostegno dell’imprenditoria padana.
L’opposizione però è del tutto assente. Il Partito democratico non riesce a far sentire la sua voce al di là dei propri circoli. Catturato da un congresso interminabile, è squassato dalla mossa a sorpresa con cui Calenda lancia la lista unica. Si percepisce, al Nazareno, la necessità di superare le contraddizioni del progetto piddino. E la corrente renzcalendiana spinge per incanalare quel che resta della sezione italiana del PSE sulla rotaia liberal-macronista.
Era stato d’altronde Zingaretti a lanciare l’idea di presentarsi alle europee senza simbolo PD. Adesso Calenda la sfrutta per spostare a destra la linea del partito. Un assist importante per la mozione Giachetti/Ascani, che rischia di diventare determinante se Zingaretti non otterrà il 50% alle primarie. Favorendo la risalita di Maurizio Martina.
A sinistra del PD galleggiano frazioni isolate. Liberi e Uguali è un progetto ormai sepolto, vivo solo nelle speranze di Pietro Grasso e di Francesco Laforgia. Sinistra italiana spalleggia i progetti di questa strana coppia, forse conscia della debolezza del proprio simbolo. Ma altrettanto dubbiosa è la leadership di MDP, in eterna attesa del congresso del Partito democratico. Rebus sic stantibus, a meno che Calenda non faccia le valigie (assieme a tutti i suoi amici liberali), c’è da scommettere che tutte queste anime rosse s’incontreranno sotto l’egida di De Magistris.
Il quale a sua volta si sta ritagliando uno spicchio mediatico. La sua Coalizione Civica è meta attraente per tanti. Potere al Popolo è maggiormente radicato a Napoli: e dopo che Rifondazione l’ha abbandonato, a Viola Carofalo conviene non disperdere il patrimonio del simbolo di PaP. Un patrimonio gassoso: accreditato al 2,5%, benché il partito debba ancora strutturarsi. Non va nemmeno escluso che PRC non si accodi al carro di DeMa. Azionisti della lista arancione potrebbero essere anche i grasso-laforgiani e, come detto, perfino gli speranziani.
Le forze di opposizione sono ancora allo sbando. Ma c’è da credere che, se pure il PD commettesse l’errore di credere ai renzcalendiani, a De Magistris possa andar bene. Magari il manifesto europeista di Calenda potrebbe aiutare a sgonfiare del tutto Forza Italia, e costruire una forza autenticamente di centro liberale. Opzione da non scartare. Ma di difficile realizzazione, considerando che la classe media (quella moderata) è in contrazione demografica da 10 anni.
A DeMa però potrebbero arrivare buone carte. La ragione è che l’elettorato in fuga dal 5Stelle è, paradossalmente, quello di destra. L’elettorato di sinistra non ha altri sbocchi se non l’astensione. Astenersi nei sondaggi è molto semplice. Ma gli elettori di sinistra disertano le urne meno facilmente di quelli di destra. E se DeMa avesse una proposta competitiva a maggio, è plausibile che riesca a cogliere un risultato al di sopra delle aspettative. Sempre che riesca a gestire bene la campagna elettorale. Sappiamo però che questo Gigino è più coinvolgente del suo giovane e ingenuo omonimo.
Insomma, il quadro è tragico. La maggioranza comincia a deludere. L’opposizione non riesce a rispondere. C’è il concreto rischio che le elezioni europee saranno un altro terremoto. La fase che si è aperta col 4 marzo difficilmente si stabilizzerà il 26 maggio. Senza contare che in queste acque gli outsider godono di ottimi vantaggi. Il modo migliore, insomma, per scompaginare ancora le carte, senza riuscire a costruire un castello solido.
Tratto da:Onda Lucana® by Marco Di Geronimo
L’ha ribloggato su Pina Chidichimo.