NOSTALGIA DELLA VECCHIA DIMORA
Tratto da:Onda Lucana® by Domenico Friolo
Là, nella nostra dimora,
ora abbandona e cadente,
mi accolsero, con amore,
le tiepide braccia di mia madre.
In questa mura venni al mondo,
fu dopo un’era sconvolgente:
il tempo tragico del dopoguerra.
Mi è di fronte la casa dove sono nato:
oggi la vedo deperire, triste, inutile,
cadente, il suo abbandono è struggente.
Sembra guardare di traverso
offesa da chi adesso la osserva
ignaro di quando, in quelle mura
e fuori la porta di essa c’era vita.
Era una dimora con bimbi felici,
intelligenti, con splendide ragazze
prosperose, belle, con baldi giovani,
con uomini affettuosi, forti e veri,
con amorevoli madri premurose.
Dimora che ora attrae passanti,
ignari della sua storia, fanno foto,
immortalano quella casa senza vita,
affascinante, fantasticano come
ad averla scoperta loro quale antico
cimelio del borgo sulla collina.
Ma io, di questa dimora, rammento
l’antelucano cantar del gallo,
all’apparire l’aurora, che destava
tutti dal sonno e ognuno aveva già
il suo ruolo, su qualcosa da fare.
C’erano direttive da consigliare,
da ascoltare qualcosa cui aspirare,
mete da raggiungere in campagna
il luogo diveniva frenetica vita,
pur nella sua evidente povertà.
Mancava lavoro a quei giovani
volitivi e audaci quindi partirono
andando via per realizzarsi
in altre localita’, dove scoprirono
un maggior benessere, per poi
tornare e godere delle attese ferie.
Giungono carichi di nostalgia,
di allegria e brio che sfociano
nelle lacrime dell’emozione forte
della ripartenza sulla via del ritorno
alle nuove mete dove ora vivono.
Vanno lontano inseguendo un lavoro,
e senza loro, quella dimora si svuotò,
rimasero gli anziani fino al loro perire,
poi piu’ nessuno, se non la tristezza.
La presenza non ravvivò più la dimora
gli embrici rimasero orfani degli uccelli,
cesso’ il trambustio di bimbi in strada,
cessò la vita ed i trilli dei passeri.
Rimase sola, la chiesa del Carmine
dove ora sembra vana la mia preghiera
lanciata nel vuoto, accolta dal silenzio.
Nel silenzio medito ancora sul passato,
la mia visione va oltre la mia strada
ormai priva di vita e và alle persone
con cui, lì, ho vissuto ed ho conosciuto
ed il ricordo scorre in me con un lungo
sospiro amaro, a ricordarmi che sono
l’unico rimasto in vita della mia famiglia.
Si ringrazia per speciale concessione da parte dell’autore: Domenico Friolo.
Foto di copertina inviata dall’autore.
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