Da brava attivista della comunità LGBT, non potevo non dedicare un articolo alle ultime dichiarazioni di Papa Francesco, dichiarazioni talmente forti ed aberranti da non poter essere ignorate o messe da parte.
Nel caso in cui i miei lettori non sapessero di cosa sto parlando, vi informo brevemente: durante una conferenza stampa svoltasi sul volo di ritorno da Dublino, dopo la sua recente partecipazione all’Incontro Mondiale delle Famiglie del 2018, il Pontefice alla domanda posta da un giornalista “Lei che consigli darebbe ad un genitore che si trova a dover affrontare la notizia dell’omosessualità del proprio figlio?” ha risposto nella seguente maniera: “Nel caso in cui questa inquietudine si manifesti da bambini, ci sono molte cose che si possono fare per intervenire, fra cui l’intervento della psichiatria. Se, invece, ciò accade in età adulta, è molto più difficile fare qualcosa.”
[Per dare ulteriore veridicità alle mie fonti, vi allego il link di tale intervista: https://video.repubblica.it/mondo/figli-gay-polemiche-per-frase-papa-francesco-se-ancora-bambini-si-puo-provare-con-la-psichiatria/313119/313746 ]
Direi che c’è veramente poco da dire al riguardo, ma ho comunque deciso di spenderci due parole, perché certe cose non dovrebbero essere date per scontato ed ho il timore che soprassedendo sulla questione finirei per dare maggior potere all’intolleranza e alla paura, mentre ritengo molto più produttivo parlare del perché l’uso di queste parole non solo sia sbagliato e fuorviante, ma rischi di generare ulteriore paura ed intolleranza nei confronti delle persone omosessuali o che, per qualsiasi ragione, si stiano ritrovando ad avere dei dubbi riguardo al proprio orientamento sessuale.
Diciamo che non sono realmente turbata dal fatto che il Papa si sia espresso ancora una volta a sfavore dell’omosessualità: vero che in alcune occasioni si era dimostrato molto più aperto e progressista, ma si tratta pur sempre di una figura di spicco della religione cattolica e non posso aspettarmi una grandissima apertura da parte sua, non riguardo a questioni sulle quali si è sempre espressa con una certa negatività. Insomma, non mi stupisce il vederlo ancora così lontano da una politica di tolleranza e di accoglienza a braccia aperte della comunità LGBT.
Il problema, qui, è un altro: le dichiarazioni del Papa, del tutto comprensibili senza dover stare troppo a leggere fra le righe, non si limitano più ad un giudizio personale dettato dal suo ovvio legame con la Fede cristiana, ma sfociano in campi che non dovrebbero minimamente essere di sua competenza, esprimendo inoltre un concetto totalmente fuorviante e desueto, per una serie di ragioni che pian piano esaminerò nell’arco del mio articolo.
Insomma, parliamoci chiaro: Papa Francesco ha palesemente equiparato l’omosessualità – un orientamento sessuale, una tendenza umana che non può essere controllata né corretta e che non dovrebbe in alcun modo essere messa in dubbio o criticata – ad un turbamento, un malessere forse passeggero che, tuttavia, può essere raddrizzato se riscontrato in età ancora giovanile, magari attraverso un percorso di terapia psichiatrica.
In parole povere, una malattia.
E qui solleviamo un polverone di dimensioni abnormi, perché non solo il Papa si sta permettendo di dare opinioni su questioni che non gli competono – ricordo che il Pontefice si è laureato in filosofia e che le sue conoscenze in campo medico e psichiatrico sono tanto valide quanto le mie – ma diffonde anche informazioni sbagliate, dal momento che l’omosessualità non è più classificata dall’OMS come malattia mentale da più di vent’anni; ergo, parlare di un normale orientamento sessuale come una malattia porta non solo a far sentire ulteriormente emarginati coloro che ne sarebbero “affetti” (proviamo a pensare come dovrebbe sentirsi un giovane cattolico omosessuale, nell’udire simili affermazioni uscire dalla bocca del suo Papa) ma contribuiscono a perpetuare questo stereotipo nella società, tanto da rendere sempre più difficile la sua normalizzazione.
Ho letto numerosi interventi a favore del Papa, tutti basati sul principio che questi abbia tutto il diritto di esprimersi a sfavore dell’omosessualità, dal momento che la posizione della Chiesa è sempre stata molto rigida e chiara al riguardo.
Ammetto che non avrei avuto niente da dire al riguardo se Papa Francesco avesse suggerito ai genitori di rivolgersi alla Fede o di pregare, tuttavia, tirando in ballo la psichiatria, egli è andato letteralmente a sconfinare in un campo che non gli appartiene, poiché per quanto possa essergli concesso di offrire supporto da parte della sua Chiesa, nulla gli offre il diritto di esprimere pareri tanto duri e tutt’altro che legittimi.
C’è differenza fra ciò che può essere considerato peccato e ciò che debba essere considerato malattia, nel caso dell’omosessualità è plausibile che alcune persone la reputino come peccaminosa, ma nessuno può permettersi di parlare di cure o di interventi psichiatrici, specialmente dopo le smentite ricevute dall’OMS nell’arco degli ultimi anni.
Altre persone, evidentemente incapaci di trovare argomentazioni contrarie alla mia totale indignazione per le parole del Papa, hanno suggerito che questi avesse semplicemente espresso male il proprio concetto, che il sostegno di cui le famiglie avrebbero bisogno sia di tipo morale ed emotivo; benissimo, dunque perché non parlare di psicologi o non limitarsi ad offrire questo sostegno fra le mura di una chiesa?
Parlare di “psichiatria”, termine certamente scelto con attenzione e non semplicemente confuso con quello etimologicamente simile “psicologia”, lascia semplicemente ad intendere un pensiero retrogrado e – permettetemi – offensivo, ossia che l’omosessualità debba essere ancora considerata una malattia, possibilmente curabile se si interviene in un raggio di età ancora fertile per il cambiamento.
No, Papa Francesco, l’omosessualità non è niente di tutto ciò.
L’omosessualità non è un turbamento, non è un’inquietudine, non è qualcosa che possa essere messo in discussione; omosessuali si nasce ed anche se non è ancora ben chiaro che cosa determini in un essere umano la tendenza a sviluppare un tipo di orientamento differente dall’eterosessualità, certamente non può essere meramente imputabile all’interazione con l’ambiente o alle esperienze di vita. Per tale ragione, non può essere corretto.
Non solo, non deve essere corretto, perché la correzione darebbe semplicemente veridicità all’idea che debba esserci qualcosa di sbagliato nell’essere omosessuale, cosa che – naturalmente – non è: piuttosto, se vogliamo aiutare i giovani omosessuali alle prese con il disagio di ritrovarsi emarginati in un mondo che non li vuole e non riesce ad accettarli, può essere utile offrire un supporto emotivo ed un sostegno che può arrivare ad essere anche di tipo psicologico, ma non abbiamo bisogno di risanare il loro malessere, perché sarebbe molto più funzionale spiegare loro che non sono affatto malati e che spetta al resto del mondo imparare a tollerarne l’ esistenza.
Sul serio, pensate che sia piacevole sentirsi dire di essere frutto di una deviazione, di non poter essere accettato e di dover seguire un percorso di rieducazione per correggere le proprie anormalità? Credete che sia bello, dopo aver finalmente ottenuto il riconoscimento di “sanità” da parte dell’OMS sentirsi dire “Il Papa ha detto che per le tue turbe emotive può essere sufficiente andare da uno psichiatra”? – il tutto, comunque, solamente se non si è ancora raggiunta la maggior età, altrimenti ormai sarebbe troppo tardi per redimersi.
Sapete cosa significa dover accettare il fatto di essere semplicemente nati in un certo modo e di non poter fare assolutamente niente per cambiare la propria tendenza? Io non lo so, ma conosco molte persone che di fronte ad affermazioni come quelle del Papa risponderebbe “Se davvero ci fosse la possibilità di sanare questo genere di turbe, forse allora avrei potuto risparmiarmi la sofferenza provata da piccolo, quando ho scoperto di essere diverso e di non poter fare niente per cambiarlo”.
E no, stavolta non posso giustificare il Papa per le sue parole.
Perché la sua non è stata un’opinione espressa in un contesto sterile, ma avrà un’influenza negativa in molteplici maniere, tanto più che – lo ribadisco – il suo giudizio in merito si è esteso in cambi al di fuori della sua competenza e delle sue conoscenze, andando nuovamente ad intaccare quel tanto famoso principio di Libera Ecclesia in Libero Stato.
Non va assolutamente bene, così come non va bene il perpetuare questa convinzione che gli omosessuali debbano essere considerati come confusi, turbati o malati. La maggior parte di loro, caro Pontefice, è molto più sano ed equilibrato di molti eterosessuali di mia conoscenza.
E se davvero volesse offrire un supporto psichiatrico a qualcuno, forse sarebbe bene pensare a tutti i pedofili accolti dalla sua Chiesa, chissà che in questo modo i casi di molestie sui minori non si riducano notevolmente.
via Papa Francesco e l’omosessualità – Lo strafalcione — Parole in Armonia