Si ciancia di TAV, in uno Stato senza treni

Tratto da:Onda Lucana® by Marco Di Geronimo

Si parla molto di TAV. In questi giorni il Governo giallo-verde ha innumerevoli gatte da pelare. E per il Movimento 5 stelle si tratta di un periodo scottante: decidere se autorizzare il processo a Salvini, decidere se confermare la linea del NO TAV. Ma all’Italia non interessa né l’una nell’altra decisione.

Lo stucchevole dibattito sulla TAV ormai infastidisce chiunque abbia buon senso. Le piazze si riempiono di sostenitori dell’una e dell’altra fazione. Ovviamente i fautori del No sono presentati come pecoroni ignoranti che si oppongono al progresso. E quelli del Sì come gentaglia classista egemonizzata dalla follia delle madamin, a loro volta bistrattate in tutto il Paese.

Ben poco si discute delle ragioni concrete a sostegno dell’una o dell’altra tesi. Il carosello dell’insulto reciproco ormai travalica qualunque frontiera. Al punto da spingere perfino un rappresentante delle istituzioni, il concretato Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Danilo Toninelli, ad abbandonarsi a dichiarazioni contro «il buco inutile» che collegherebbe Torino a Lione. Non ci è dato sapere per quale ragione appoggiare o contrastare l’alta velocità transfrontaliera. Dobbiamo accontentarci di questa festicciola imbarazzante.

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Mentre si consuma l’ultimo atto del dramma TAV, l’Italia resta drammaticamente senza treni normali. L’unica tratta servita (con più di 150 treni al giorno) resta la dorsale che collega, a ovest dell’Appennino, Milano a Napoli, passando per Bologna, Firenze e Roma. Si accontentano, con una manciata di collegamenti, i ramoscelli che portano a Torino, Venezia, Livorno e Salerno.

Il resto del Paese continua a guardare al treno come lo guardava cinquant’anni fa (e anche più). Il Sud è completamente privo di collegamenti col resto della Nazione, e anche di ferrovie interne. La Basilicata è il modello paradigmatico di tutto il Mezzogiorno: addirittura la Regione paga fior di quattrini per far passare un Frecciarossa da Matera, Ferrandina e Metaponto, che però si muove con la velocità di un regionale.

Se Danilo Toninelli potesse approntare un serio piano di riqualificazione delle infrastrutture ferroviarie e stradali, forse il Sud potrebbe conoscere una certa ripresa economica. Il che significherebbe offrire un mercato di sbocco ai prodotti del Nord, sganciandoli dall’orbita mitteleuropea. E rafforzare l’intero Paese. Ma si sa: per ingoiare il diniego all’autorizzazione a procedere, i «gialli» imporranno ai «verdi» l’aborto della TAV. Tanti saluti da Lione.

Tratto da:Onda Lucana® by Marco Di Geronimo