
Tratto da:Onda Lucana by Avv.Antonio Romano
l P.M. Michele Ruggiero, dopo la richiesta di condanna per l’analista di Fitch, nella sua requisitoria, nel processo ” Rating ” in corso di svolgimento al Tribunale di Trani, ha chiesto la condanna, per il reato di manipolazione del mercato, a 2 due anni di reclusione e 300 mila euro di multa per Deven Sharma Presidente e Legale Rappresentante pro-tempore di Standard&Poor’s, e a 3 anni di reclusione ciascuno e 500 mila euro di multa per Yann Le Pallec, responsabile per l’Europa, e per gli analisti del debito sovrano Eileen Zhang, Franklin Crawford Gill e Moritz Kraemer. Per la società Standard e Poor’s è stata chiesta la condanna alla sanzione pecuniaria di 4.647 milioni di euro. Le contestazioni oggetto del processo di Trani si riferiscono ai report di S&P tra maggio 2011 e gennaio 2012 che avrebbero fuorviato le valutazioni dei titoli di debito pubblico italiano tanto da provocarne un notevole deprezzamento. Sotto accusa è il report del 13/1/2012 con cui S&P decretò il declassamento del rating dell’Italia di due gradini (da A a BBB+).Nel 2011 ha precisato il PM nella sua requisitoria l’Italia «stava messa meglio degli altri Stati europei, ma da parte di S&P c’è stata «una falsificazione dell’informazione fornita ai risparmiatori mettendo in discussione prestigio e capacità creditizia di uno Stato sovrano come l’Italia». Nel corso della requisitoria ha ricordato gli indizi che avrebbero incastrato S&P. «Con la sua mail il manager di S&P Alessandro Panichi «non ci ha dato la pistola fumante, ma il bazooka fumante» perché – ha detto il pm – sia con quello scritto sia con la sua deposizione in aula, «ha affondato la sua società e ha fatto gli interessi dei risparmiatori». Così il pm di Trani, Michele Ruggiero, al processo per manipolazione del mercato riferendosi ai cinque tra analisti e manager di Standard & Poor’s ha affermato «Dare per veri questi fatti falsi è da criminali». La pubblica accusa ha ricordato che il giorno in cui Standard & Poor’s declassò l’Italia, il 13 gennaio 2012, esprimendo giudizi negativi anche sulle banche, il responsabile per gli istituti di credito di S&P, Renato Panichi, inviò una mail agli autori del report contestando loro di aver espresso giudizi contrari alla realtà sul sistema bancario. A giudizio della pubblica accusa, la mail è una prova determinante sulle condotte illecite contestate agli imputati, accusati di manipolazione del mercato. Nella mail interna Panichi scrive a Eileen Zhang e Moritz Kraemer (questi ultimi due imputati) e contesta al primo che «non è giusto» scrivere nel ‘RU’ dell’Italia «che c’è un elevato livello di vulnerabilità ai rischi di finanziamenti esterni. Attualmente – sottolinea – è proprio il contrario, uno dei punti di forza delle banche italiane è stato proprio il limitato ricorso/appello ai finanziamenti esterni o all’ ingrosso». La missiva si conclude con un invito esplicito: ”Per favore rimuovi il riferimento alle banche!». Durante la sua deposizione in aula nei mesi scorsi, l’imputato Moritz Kraemer ha spiegato ai giudici che la mail «ha un contenuto non corretto perché chi l’ha scritta, Renato Panichi, è un analista bancario che non ha visto l’analisi sul rating dello stato sovrano», che segue criteri diversi da quelli sul rating delle banche, e che «faceva riferimento ai soli dati delle banche». Secondo l’accusa in quell’arco temporale gli imputati, a vario titolo, avrebbero posto “in essere una serie di artifizi tanto nell’elaborazione quanto nella diffusione dei rating sul debito sovrano italiano concretamente idonei a provocare: una destabilizzazione dell’immagine, del prestigio e dell’affidamento creditizio dell’Italia sui mercati finanziari; una sensibile alterazione del valore dei titoli di Stato italiani ed in particolare il loro deprezzamento; un indebolimento dell’Euro”. In pratica i vertici di S&P avrebbero fornito “intenzionalmente ai mercati finanziari un’informazione tendenziosa e distorta (come tale anche falsata) in merito all’affidabilità creditizia ed alle iniziative di risanamento e rilancio economico adottate dal governo italiano, in modo da disincentivare l’acquisto di titoli del debito pubblico italiano e deprezzarne, così, il loro valore”. A fondamento dell’impianto accusatorio il P.M. ha anche riferito di un recente patteggiamento fatto da Moody’s con il Dipartimento di giustizia americano per definire una maxi sanzione nata dall’accusa di aver gonfiato il rating di mutui ipotecari rischiosi negli anni della crisi del 2008-2009. Fatti diversi ma che confermerebbero il modus operandi (non corretto) delle agenzie di rating. La richiesta segue quella di giovedì scorso fatta dallo stesso PM che ha chiesto la condanna a 9 mesi di reclusione e a 16mila euro di multa dell’analista di Fitch David Michael Willmoth Riley, accusato di manipolazione del mercato, così come i colleghi dell’agenzia S&P accusati di report diversi, ma con contenuto pur sempre furoviante. Report che avrebbero fornito una falsa rappresentazione dei conti pubblici italiani che – come riferito dallo stesso pm nella scorsa requisitoria – erano “solidissimi”. LA REPLICA DI STANDARD & POOR’S non si è fatta attendere: «Nessuna di queste accuse è stata dimostrata da prove degne di questo nome. Nessun testimone, nemmeno quelli dell’accusa, hanno mai avvalorato queste tesi». Lo afferma S&P in una nota con riferimento al processo in corso a Trani per manipolazione del mercato. «Le udienze – viene spiegato – hanno ripetutamente dimostrato che le analisi di Standard & Poor’s sono state coerenti con le valutazioni pubblicate dalla Banca d’Italia e dalle maggiori istituzioni sovranazionali, e più volte hanno mostrato la solidità dei nostri processi di rating». «Le accuse contro di Standard & Poor’s – conclude la nota – si basano su una cattiva interpretazione del normale dibattito analitico, fondamentale per il nostro processo di rating, e da una visione revisionista delle difficoltà macro-economiche in cui versava l’Italia durante la crisi dei paesi dell’Unione Europea. Siamo fiduciosi che la Corte ci darà ragione, scagionando S&P e i suoi dipendenti». Restiamo in trepida attesa per gli esiti del processo che potrebbero mettere a nudo gli inganni perpetrati ai danni dell’ITALIA dalle cosiddette società di rating del tutte private e mosse da interessi non sempre leciti e legittimi.
Tratto da: Onda Lucana by Avv. Antonio Grazia Romano