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Immagine tratta da repertorio Web

U “CAPPOTT’ A RROT’ “ (IL CAPPOTTO A RUOTA, OVVERO IL TABARRO) E U PASTRAAN’ (IL PASTRANO)

Tratto da:Onda Lucanaby Gerardo Renna

 

Il cappotto a ruota era un mantello nero da uomo,

che in passato indossavano, avvolgendosi, i nostri nonni o i nostri genitori.

 

Lo indossavano, coprendosi anche il collo e metà del viso,

nei giorni di festa o, comunque, quando giravano per il paese.

 

Sicuramente, nell’avvolgersi nel tabarro (così chiamato in italiano),

essi si sentivano più importanti,

perché questo mantello era grande, pesante e caldo.

 

Chi lo indossava appariva più grande,

più benestante e quindi più importante!

 

Anche un simbolo di agiatezza economica era,

e quindi di importanza sociale!

 

Ché non tutti, data la povertà dilagante,

se lo potevano permettere!

 

Però chi il tabarro non si poteva permettere,

indossava il pastrano,

che era un ruvido cappotto di campagna color verde militare.

 

Il pastrano, però,

era indossato solo dai contadini e dai braccianti,

sia in paese che in campagna.

 

Sia il tabarro che il pastrano,

per la povertà o, peggio la miseria, che affliggeva allora

la maggior parte della popolazione italiana,

d’inverno fungevano, di notte, anche come coperte sul letto.

 

Noi bambini, quando a letto eravamo, il freddo meno sentivamo,

ché al caldo, col pastrano e col cappotto a ruota di papà

o del nonno, tranquilli dormivamo!

 

Funo di Argelato, 3 febbr. 2014, ore 21,45, in via Bellini, 4

 

Tratto da:Onda Lucanaby Gerardo Renna

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Si ringrazia l’autore per la cortese concessione.

Immagine di copertina/Interna tratta da:Web.