Prefazione

Ho scritto tanto sul mio paese in modo poetico o narrando persone, curiosità, costume, particolarità. Ho elogiato col cuore questo luogo, il buono racchiuso nelle sue vie, nelle genti e rappresentato da sacrifici perenni fatti dai suoi umili, ma tenaci abitanti. Dei tanti laureati, affermatisi con merito, purtroppo in altri luoghi del mondo, come è stato alla stessa stregua di semplici lavoratori, che da luoghi lontani guadagnavano il necessario per sostenere la famiglia.

Tante cose di borgata narrate, dai personaggi comuni a personaggi titolati e vissuti in rettitudine e altri che hanno creato le loro benessere o i loro averi in modo rocambolesco o con sudore della propria fronte o in modo poco felice. Potrei scrivere di violenti e di pacati, di speranze frantumate, di gente altruista che ha fatto del bene in silenzio caritevole. Per chi, nessuno ha tessuto un elogio a queste meritevoli persone del borgo. Non ho dimenticato di persone umili, gente a cui serviva ricevere un ordine, una direttiva data da altri, in quanto per sconosciuta ragione di indole passiva, soggetta a seguire, ad obbedire è mai da se stessi portati ad essere attivi e propositivi. Poi personaggi boriosi, ubriaconi, furbi o poco intelligenti e di contro artisti a volte beffegiati in loco, ma tanto virtuosi. Un discorso a parte e più affettuoso, meritano le donne che da sempre, hanno avuto ruoli primari ma sacrificatesi, sia da sposate che da nubili, per il bene comune.

Le donne: il miglior pulpito del paese, era rappresentato da queste meravigliose creature senza tempo e sempre presenti. Tutt’ora ci sono esempi di donne con pregi a dir poco favolosi: discrete, grandi lavoratrici, sempre pronte a lottare, a tutelare i loro cari; donne che sanno amare senza infingimenti, che sanno sostenere tutta la famiglia ed ergersi ed essere per i loro cari un baluardo di difesa ed un approdo concreto. Non intendo solo gli ultimi recenti anni, ma sempre come tra guerre e carestie. Un elogio che le tutte donne meritano davvero. Donne devote, esempi di sante amorevoli e misericordiose senza essere Madonne. Intanto, nel presente, abbiamo tutti un dovere collettivo che ci chiama in causa per approdare oltre il nuovo intrigo del Corona virus conosciuto come Covid19, ebbene, non facciamo mancare un arco di concordia che congiunga tutti noi lucani a superare nuovi problemi. Per questo do voce con questa prefazione seguita da questa mia poesia.

UN APPRODO PER I NOSTRI FIGLI

Si deve costruire un ponte che vada oltre la pietra cupa e senza esitazione lanciarsi sull’opposta sponda di luce.

Senza un fare ambizioso che badi solo al personale, ma al bene comune sociale che migliori la vita di tutti.

Basta col farsi depredare quel buono che il Signore con sua infinita misericordia ha adagiato nelle nostre lande.

È giusto che le nostre mani impastino del pane per porre un futuro migliore dove i nostri figli siano sempre saziati e non debbano cercare pane altrove.

Non sono incantatore di genti ma sò, che se non si alimenta il focolare è vano attenderne calore, per questo sbrigliamo il nostro senno.

Ridestiamo il nostro cuore con energia applichiamo il nostro nerbo alla vita badiamo ai nostri amati germogli evitiamo il rimpianto di una vita vana.

Evitiamo di essere dissolti dalla realtà di questi tempi di nostra evanescenza trasformandola dentro di noi in fuoco di forgia per distruggere la già colma misura del male.

Tratto da:Onda Lucana® by Domenico Friolo

Si ringrazia per speciale concessione da parte dell’autore: Domenico Friolo

Foto di copertina fornita dall’autore – Marburg 800

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15 2 2020 di Domenico Friolo