Una settimana di speranza

Tratto da:Onda Lucana®by Ivan Larotonda

Si è conclusa ieri una di quelle settimane che non si fatica a riconoscerle come emblematiche di un tempo nuovo, di transizione, che ancora meglio lo si può definire di rivoluzione. Questo, nel senso letterale del termine, ossia come ritorno al c’era una volta.

Il Vulture ha così ritrovato, dal 18 al 22 maggio, il suo volto autentico, di Regio cruciale, anche qui nel senso pieno e autentico, di terra di incontro-scontro fra i molteplici mondi che quivi hanno lasciato la loro impronta etnica. Ove la pars spirituale è prevalente, viepiù come afflato popolare di eterna ricerca di giustizia sociale. E allora grandi personalità mistiche si sono incrociate ai piedi del vulcano spento; ed è su due, fra le numerose succedutesi sulla terra di Orazio, che il popolo vulturino ha voluto affidare le sue sorti, inconsapevolmente, nonostante l’ateismo dilagante e oramai di prassi. Ha scelto il ritorno alla tradizione; in ciò spinto dalla disperazione da gaio Epulone nichilistico in cui s’è ridotto per merito della finanza angloamericana.

Ha scelto di recarsi ai piedi della tomba di Suor Maria di Gesù, in quel di Ripacandida, per una tre giorni dal 18 al 20, in cui si sono celebrate messe, convegni e concerti affinché, come ha giustamente detto il vescovo di Melfi Ciro Fanelli, sia il popolo a imporre al Vaticano la beatificazione della suora carmelitana. La giovane priora ricordata nel suo 219° anniversario della morte: sulla terra, ma nascita in Cielo. Già, il popolo al centro, protagonista del processo canonico; perché è pur vero che i Santi li sceglie Dio, ma compito dell’uomo è il saper discernere. La sua prova consiste in questo: li merita i Santi? Sa conformare il suo comportamento a quello dei Servi di Dio?

Tra essi rientra Suor Maria, originaria di Pescopagano, al secolo Felicia Araneo; ma il Vulture, in questa settimana epocale si è affidato a un altro Santo, proveniente da molto più lontano, nel tempo e nello spazio. Parliamo di S. Guglielmo da Vercelli; la cui vicenda si consuma a cavallo dei secoli XI-XII, alle origini del regno del Sud, che sarà noto come delle due Sicilie.

Anche a lui, che in zona ha aperto numerosi monasteri di regola virginiana benedettina, ha teso le palme delle mani il popolo vulturino. Domenica 22, in una passeggiata che ha coinvolto centinaia di persone lungo il tratturello di S. Guglielmo, un diverticolo dell’Appia che si snoda per i colli di Foggiano, Monte Crugname e monte Lapis fino a Melfi; le associazioni della zona, CAI, Archeoclub del Vulture e di Melfi, Diocesi e diverse figure pubbliche quali i sindaci della zona, hanno raccolto numerosa gente convenuta per un saluto finale sul ponte romano del II secolo a. C. detto di Pietra dell’Oglio.

La passeggiata la si può considerare una vera e propria preghiera, effettuata ripercorrendo l’itinerario dell’antico Santo. Le persone ivi convenute erano animate dallo sdegno per la decisione, della Regione Basilicata, di attivare lo scavo della quarzite di monte Crugname; consapevolmente o meno hanno dato vita ad pellegrinaggio di tipo tradizionale.

Infatti, non hanno scisso la religione dalla comunità, nel pieno mos dei tempi antichi; ai guai perennemente pendenti sul capo di chi è baciato dal sole, hanno risposto invocando le gesta dei loro maestri nello spirito. Bentornati Santi di Dio, il Vulture ringrazia Suor Maria e S. Guglielmo per l’esempio di virtù da loro offerto e che almeno in questa settimana di speranza è stato seguito dai residenti.

Tratto da:Onda Lucana®by Ivan Larotonda

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