A proposito della visita dei due Presidenti della Repubblica Italiana e Albanese a San Demetrio Corone il 7 Novembre 2018..(Prima Parte).
Galatina, 24.10.2018
L’arte di girare le frittate sulla questione degli Arbëreshë, ovvero sia, i soliti clichè impacchettati pronti all’uso, per la salvezza dell’Arbëria, anche in occasione della visita dei due Presidenti in oggetto.Sulla questione degli Arbëreshë, preferiamo stemperare gli animi, rispondendo con alcune metafore della saggezza popolare.Come sappiamo, “non rigirare la frittata” è un modo di dire che abbiamo assimilato nel corso della vita, imparandone anche il significato metaforico: “non rivoltare il discorso in tuo favore”. Si dice quando qualcuno rigira un argomento di discussione in tutti i modi, pur di avere ragione.
Bisogna sapere, però, come fare una frittata soffice e come girarla facilmente; come farla digerire un pò a tutti anche se di pessimo gusto. Come si sa, il termine “frittata” è anche sinonimo di guaio, errore, pasticcio. Forse perché preparare una frittata perfetta non è proprio facile come sembra! Insomma, la frittata è un’arte e bisogna seguire delle regole ben precise per farla bene.I puristi della frittata dicono che deve essere appena cotta, ancora quasi cruda. In effetti, se troppo cotta, rischia di essere secca e di perdere sapore.Un consiglio a chi vuole la lingua Arbëreshë morta, se proprio non siete in grado di cuocere la frittata in padella, fatela al forno.
Basta versare il composto in una pirofila rivestita con carta forno e cuocere a 180° per circa 15- 20 minuti. Nel forno possono trovare spazio tante frittate, anche quella della lingua arbëreshë ed è impossibile sbagliare!In Arbëria c’è gente che, anche se non sa cucinare, è bravissima a rigirare frittate. Ebbene, nel libro di cucina per antonomasia, “L’Artusi”, ossia “La scienza in cucina e l’arte del mangiare bene”, di Pellegrino Artusi appunto (datato 1891), al capitolo frittate leggo che l’autore dà per scontato che sia meglio non voltarle. Possono rivoltarsi contro!
Sappiamo che da un pò di anni l’élite politica e culturale giunta al potere in Arbëria, con un’operazione ideologica dall’alto verso il basso, legata all’esercizio del potere politico, culturale e sociale, ha imposto l’adozione, nelle comunità arbëreshe, della lingua standard dell’Albania, somministrata a Scuola, negli Sportelli Linguistici e relativi supporti cartacei, sui manifesti, come se fosse una medicina salvavita, da assumere passivamente.
Sappiamo che la lingua arbëreshe differisce dall’odierno albanese d’Albania, perchè cinque se- coli e mezzo sono stati capaci di fare danni – su ambedue le sponde dell’Adriatico -, sia al lessico che alla grammatica di ambedue questi rami della medesima Lingua. Tanto da rendere l’albanese d’Albania difficilmente comprensibile ai bambini delle scuole primarie dei paesi albanofoni d’Italia, e avulso e impraticabile negli Sportelli Linguistici dei paesi succitati. Però purtroppo questa imposizione della lingua d’Albania c’è stata, dal 2000 in qua, da parte di qualcuno “molto interessato”, usando, senza giustificazione, i fondi destinati, dalla legge n. 482 del 1999, ad altri utenti: agli Arbëreshë e alle loro Parlate locali.
Noi tutti sappiamo che la comunicazione dello standard albanese d’Albania non avviene con i gesti, i suoni, le emozioni e le parole della lingua arbëreshe, dove esiste già un’impalcatura su cui il genitore e il suo bambino costruiscono un dialogo attraverso corpo, voce e mente.L’albanese parlato dalle comunità albanofone, oggi in Italia, per la sua antichità, non può trova- re, quindi, nel recente ‘albanese standard’ d’Albania la sua lingua madre, ma solo essere messo in relazione ad esso come ad un’altra variante linguistica regionale.
L’articolo 4 comma 1 della legge suddetta recita anche: «Nelle scuole materne dei comuni di cui all’articolo 3, l’educazione linguistica prevede, accanto all’uso della lingua italiana, anche l’uso della lingua di minoranza per lo svolgimento delle attività educative. Nelle scuole elementari e nelle scuo- le secondarie di primo grado è previsto l’uso anche della lingua della minoranza come strumento dinsegnamento».
Purtroppo, ancora oggi, nonostante il legislatore si sia espresso in merito, in modo chiaro ed inequivocabile, per via delle debolezze del “basso” (della gente comune), continua la “dichiarazione della superiorità” della lingua standard albanese d’Albania. (E io pago!…) A volere tutto ciò, i parlamentari nostrani a cui paghiamo vita natural durante, l’assegno mensile per la pensione cinque volte più alta, rispetto a quello di un normale impiegato o operaio, e altri ricchi vitalizi elargiti fino a qualche anno fa.Rabbia, tanta tanta tanta, non basta dire indignazione perché è qualcosa così forte che ti prende lo stomaco. Una vergogna! uno schiaffo doppio: a chi lavora una vita e non riceve nulla, agli arbëreshë traditi e dimenticati! E come se non bastasse, tolta pure la lingua!
Gli errori avvenuti nel passato si ripetono, purtroppo, anche oggi, quando alcuni personaggi vi invitano a formare la vostra opinione con informazioni manipolate in base a quello che loro ritengono sia giusto o sbagliato. La legge 482/99 è un esempio lampante della mancanza di volontà politica e culturale, nel voler accettare l’Arbërisht quale forma linguistica da adottare nelle varie comunità di minoranza storica Arbëreshe, da secoli radicate in Italia, quale mezzo d’insegnamento ai bambini e quale mezzo espressivo sia a livello di Sportello Linguistico che di scrittura corrente.Ci hanno fatto credere – prima dell’Interrogazione con risposta scritta 4-05982 presentata dall’On. le RENATO CAMBURSANO il 3.02.2010, nella seduta della Camera n. 277 – che l’unica lingua da adottare, in ambito arbëresh, fosse l’albanese d’Albania. Chi nella suddetta legge – il termine ‘albanese’, lo traduce come ‘albanese d’Albania’ (e non come ‘albanese usato dalla Minoranza Storica Arbëreshe’, cioè parlate locali in uso) era libero di insegnare (e far insegnare e usare) a maestri, professori e sportellisti nei rispettivi ambiti. Rovinando linguisticamente lì dove già c’erano macerie secolari.E per nobile ‘tellurica’ impresa, le autorità politiche e culturali al potere erano libere di usare i fondi messi a disposizione dalla legge 482/99 cioè degli Arbëreshë!
Vergognoso!
Eccezion fatta per qualche regione lungimirante, soprattutto in Calabria, hanno “costretto” persino le amministrazioni pubbliche, Scuole e Sportelli Linguistici comunali, di fare riferimento all’odierna lingua standard albanese d’Albania.Come se, chi osasse scrivere nella parlata arbëreshe di Plataci, di San Demetrio Corone, di Frascineto, di Cerzeto etc., commettesse un gesto di lesa maestà!Se il legislatore non avesse fatto chiarezza in merito all’erronea dicitura «albanese» (inserita volutamente dai nostri politicanti arbëreshë!) che creava confusione nell’individuazione della lingua oggetto di tutela, chissà per quanti decenni ancora, avremmo continuato a ingoiare il rospo della necessità di adottare nelle comunità arbëreshe la lingua standard dell’Albania! Essere costretti a sopportare qualcosa di così assurdo è stato molto sgradevole e umiliante per tutta l’Arbëria!
Un vero fallimento, quindi, della legge 482/99 e della sua interpretazione ‘pro domo sua’, veicolata da politici e accademici nostrani, esperti nella comunicazione virale.Nella società di oggi, quello che abbiamo di fronte è arroganza di un potere che “decide tutto”.Un fenomeno che coinvolge molti di noi (per fortuna non tutti), a ogni livello. La testimonianza si può cogliere anche nella nostra Arbëria, senza riferimenti, dove la cosa che conta meno è quel valore obsoleto che qualche volontario illuso chiama ancora “Bene Comune”.Sono i modi di agire di una certa politica calabrese in piena crisi di valori, dove domina “l’acca- lappiarsi tutto, dividendo come nelle società massoniche gli utili”. Guai a dividere la torta con chi la pensa in modo diamentralmente opposto. Vero e proprio clientellismo, quindi. Una dittatura sul proletariato che non può e non deve dire la sua, a proposito della lingua da adottare nelle scuole, negli sportelli linguistici, etc. e soprattutto a proposito delle scelte sul modello “Arberia” da portare avanti nei prossimi anni.
Tratto da:Onda Lucana® by Italo Elmo
L’ha ribloggato su Pina Chidichimo.