A TREBBIATUR
Tratto da:Onda Lucana®by Angelo Viccari
Quann evijda vnì a trebbij
facch evijda vnì a zit.
I massar ch furch e ch pagghiett
ngap s’avvc’najn all’arij
u chiù fiss ngacchiajn
alù pruvulacchj u chiù furb
s’ammucciad nda anguna macchj.
A matin tutt smbrajn cundend
ma chiù passaid u temb e chiù
u sol dvntaid pungend e i fatgatur
guardain nderr e gavzain
a cap sul quann ù chiù
zinn passaid l’acq ca iasch.
Quann s’evijda mangià
u megghj muzzch alu trebbiator
assmgghaid nù dottor.
LA TREBBIATURA
Quando doveva arrivare la trebbia,
sembrava che dovesse arrivare la fidanzata.
I contadini con forche e pagliette in testa
s’avvicinavano all’aia,
il più fesso lo mettevano a togliere la pula,
il più furbo si nascondeva
in qualche lentisco.
La mattina tutti sembravano
contenti ma più passava il tempo
e più il sole diventava pungente
e i lavoratori guardavano a terra
e alzavano la testa solo quando il più piccolo
portava l’acqua per bere dentro un recipiente di creta.
Quando si doveva mangiare
il pezzo più sostanzioso di carne
lo si dava al proprietario della trebbia,
lui sembrava un dottore.
Da: ”Natu Temb – La società del focolare” – Angelo Viccari
Tratto da:Onda Lucana®by Angelo Viccari
Si ringrazia l’autore per la cortese concessione del testo e della copertina.
Tutto il materiale media e il testo non possono essere riprodotti salvo autorizzazione.
Poesia espressa dai tanti dialetti dell’area metapontina: vernacolo novasirese dalla cittadina di Nova Siri (Mt).
N.B.
*Località che si estende oltre Nova Siri (Mt) ed è distante circa 1,5 Km dal vecchio centro abitato. Il luogo è ben ventilato.
L’ha ripubblicato su Pina Chidichimo.