Alcuni accenni su un popolo eroico (ottava parte)
Tratto da:Onda Lucana by Ivan Larotonda
Quanto sangue sia stato versato tra le sterminate pianure di Russia solo Dio può saperlo, perché di cotanto genocidio l’uomo è si capace ma non ne vuole contare le vittime: vuoi per un inconscio rimorso che ne ottunde il ricordo, vuoi perché è impossibile materialmente contare l’effettivo ammontare delle vittime della strage, così immensa da sprofondare nell’antro più tenebroso degli inferi coloro che l’hanno perpetrata. Si parla di 50 milioni di esseri umani immolati sul diabolico altare del comunismo, rivelatosi nient’altro che una macabra maschera del capitalismo-talmudico, disprezzatore dell’umanità, considerata solo serva del progetto superiore-escatologico di una élite. Il grande teologo, scrittore e filosofo,
Sergej Bulgakov, cercò, cristianamente, di comprendere il motivo per cui molti ebrei di Russia compirono, in collaborazione con i loro correligionari stranieri, il genocidio del popolo russo tramite il comunismo. Arrivò a dire: “Il volto che mostra il giudaismo nel bolscevismo russo non è in alcun modo il vero volto di Israele…. Esso manifesta, nel seno stesso di Israele, uno stato di terribile crisi spirituale, che può portare alla bestialità.” Dopo queste critiche, una vera e propria messa alla sbarra del vero imputato del genocidio russo, Bulgakov venne espulso dall’Unione Sovietica, era l’anno 1923. E se invece riassumessimo tutta la tragedia bolscevica in un semplice frutto avvelenato venuto a maturazione dopo secoli di ammaestramento agli insegnamenti del Talmud? Un libro che, lo ricordiamo, non ha nulla a che fare con la Bibbia, il vero libro sacro di Ebrei, Cristiani e Musulmani.
Il Talmud è un testo in cui si descrive la Vergine Maria come una donna di… poco conto, (con questo lasciando intendere che è stato scritto di peggio) che ebbe un figlio, Nostro Signore, dalla relazione con un soldato romano chiamato Panthera. Dimostrando in questo l’ignoranza maligna tipica degli odiatori, perché non vollero tradurre correttamente quel che nei vangeli, scritti in greco, è il termine che designa una ragazza vergine: Parthenos. Oltre alle influenze talmudiche la comunità ebrea russa dei secoli addietro viveva nel mito dell’antico impero kazaro. Un impero fondato da turchi convertiti all’ebraismo ed effettivamente sorto sui territori che diverranno secoli dopo l’Impero Russo, visto dunque da costoro come usurpatore dei loro antichi domini.
Di materiale di studio ce n’è molto, come si evince da queste poche righe scritte di getto e riguardanti la storia russa dell’ultimo secolo. Dispiace profondamente scrivere questo su gente che subì, a sua volta, un genocidio, ad opera dell’altra follia del secolo scorso, il nazismo. Ma purtroppo i fatti dicono questo, una manica di miliardari delinquenti smembrò e saccheggiò il più vasto impero territoriale che la storia umana ricordi, e lo fece camuffandosi con un ideologia che professava la fratellanza tra tutti i popoli della terra! Intanto il genocidio non era ancora finito per l’eroico popolo russo: dopo la “regolazione dei conti”, tutta interna ma con l’appoggio determinante dell’invasore straniero, come detto nei capitoli precedenti, ritornavano a calpestare il suolo già degli zar, nuovi stivali, questa volta accompagnati dai cingoli dei carri armati.
L’operazione Barbarossa scatenò, nel 1941, due milioni di occidentali capeggiati dall’imponente esercito tedesco, addestrato e potenziato dal regime nazista. Altra, eroica, guerra patriottica, costata venti milioni di vittime tra i cittadini dell’Unione Sovietica e terminata con il trionfo berlinese, Reichstag preso a cannonate e sul quale sventolò la bandiera rossa. In occidente invece è scarsamente conosciuta, forse per via dell’oblio a cui la relegò la propaganda hollywoodiana, l’altra grande vittoria conseguita sul fronte orientale dall’armata rossa. L’operazione tempesta d’agosto, del 1945, nei piani sovietici avrebbe dovuto fare il paio con l’aggressione giapponese del 1905, in pratica ad un azione a tradimento si rispose, dopo quarant’anni, con altrettanta slealtà.
Il Giappone, pesantemente provato dalla guerra contro gli americani nel Pacifico, fu travolto dall’avanzata russa nella Manciuria; iniziata l’8 agosto del 1945, giorno del primo bombardamento atomico della storia, quello di Hiroshima. Si propende a credere che siano stati gli effetti apocalittici dei due soli artificiali scagliati dagli Stati Uniti sull’impero del sol levante a favorirne la capitolazione. In realtà per i generali nipponici due città distrutte non rappresentavano un motivo valido per la resa. Di bombardamenti la stessa Tokyo ne aveva subiti diversi, e nel caso nucleare tutto fu vissuto come un ordigno soltanto più potente.
Ciò che gettò panico e angoscia profonda nella giunta militare che dominava il Giappone furono le notizie provenienti dal Manciukwò, lo stato fantoccio creato ed occupato dai nipponici nella Manciuria cinese, che fu invaso quel fatidico 8 agosto ’45 da un milione e mezzo di soldati dell’armata rossa. Stalin, nel timore di perdere preziosissimi vantaggi territoriali e politici nell’estremo oriente, dove gli USA stavano assumendo il ruolo egemone, decise di intervenire infrangendo il patto di non aggressione firmato con lo stesso Giappone. La rapida conquista della Manciuria e delle isole a nord dell’arcipelago nipponico avevano messo i russi in condizione di mettere a repentaglio l’esistenza stessa del sistema imperiale, in barba agli accordi fatti dai giapponesi con l’ammiraglio Mac Arthur, che garantivano almeno la sopravvivenza di una forma imperiale. Il 2 settembre il Giappone capitolò all’Unione Sovietica mentre Churchill, dall’altro capo del mondo lanciava l’ennesima sfida, a nome di tutto l’occidente, agli eterni nemici delle steppe.
Cambiavano le nazioni egemoni nell’angolo di mondo dell’ex Impero romano d’Occidente, ma la politica era sempre quella: dividere genti che la storia e la natura geografica tendono ad unire. Forse non era ancora abbastanza l’eccidio consumato nella prima metà di secolo? Chissà perché, vero mistero buffo, ogni qualvolta che uno stato territoriale oppone resistenza dinanzi all’avanzata del capitalismo finanziario, viene sfidato dalla madre dell’economia di mercato: l’Inghilterra. Dal secondo dopo guerra la Gran Bretagna è stata affiancata, nella sua opera di vera e propria restaurazione del mondo liberista, dagli Stati Uniti, e ben più forti e repressive furono le azioni che le due potenze esercitarono contro ogni forma di protezionismo nazionale. Così, mentre l’Europa si adeguava alle nuove direttive, il blocco sovietico si chiudeva in se stesso e l’antagonismo Est-Ovest continuò sotto la nomenclatura di guerra fredda.
Tratto da:Onda Lucana by Ivan Larotonda
Immagine di copertina e interna tratte da Web.
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Very interesting and informative post.
Thanks very much