Anna – La mia adolescenza.

Tratto da: Onda Lucana® by Vito Coviello

Nota dell’autore: <Qualsiasi riferimento a fatti, luoghi o persone, è puramente casuale, ed inoltre la presente opera, ed il suo ebook è volutamente senza alcun diritto di autore o di editori. La presente opera è richiedibile gratuitamente dalla (L’ASSOCIAZIONE CIECHI, IPOVEDENTI ED INVALIDI LUCANI ACIIL ONLUS), http://www.aciil.it inviando una mail a: aciilpotenza.alice.it ed è assolutamente gratuito ed è scaricabile sempre gratuitamente dal sito del giornale online http://www.gio2000.it si possono anche ascoltare altri su YouTube> alcuni racconti liberamente tratti dal presente romanzo intitolati: <“Il sorriso di Marisa… Paola ed i suoi ricordi… Paola ed il suo canto libero… Maria e la sua solitudine… Malian gli occhi di una mamma… Anna in riva al mare… E per ultimo: Anna, la luce oltre il buio di Vito Coviello“>, naturalmente ancora su YouTube.

07. Anna – Racconto 4.

La mia adolescenza. Parte prima:

Quando, con molta fatica, riuscii a terminare, le elementari, andai piu spesso alla mi parrocchia, come mi aveva detto mia madre di fare, per prepararmi alla comunione, intanto che era estate e prima di decidere se farmi proseguire la scuola. Andavo il pomeriggio a catechismo, ma anche lì c’era da studiare e poi la catechista, una suora tutta vestita di nero, che stava sempre a riprendermi ed a rimproverarmi, dicendomi che non sarei andata in paradiso, perché mi distraevo e disturbavo la su lezione, mi metteva paura. Fortunatamente, subito dopo, si andava nella saletta, a fianco della canonica, dove da appena un anno il parroco aveva fatto arrivare una televisione a disposizione dei parrocchiani e di noi bambini.

Un televisore Siemens, di quelli in bianco e nero, a solo due canali, ma per il periodo e la nostra zona povera e contadina, era una grandissima novità, dato che nessuno aveva la televisione in casa, e così il nostro parroco, don Pino, aveva trovato la maniera di far venire i su parrocchiani, più spesso alla parrocchia.

A me piaceva venire a vedere, con tutti gli altri bimbetti, il pomeriggio, dopo quel programma che si chiamava: Non è mai troppo tardi, e che parlava di scuola e quindi per me era un pinzimonio noioso, subito dopo, c’erano i programmi per noi bambini. Mi piaceva molto la nonna del corsaro nero, topo Gigio, Pinocchio e soprattutto Lo zecchino d’oro, dove tanti bambini cantavano tante belle canzoni che a me piacevano tanto.

Avevo imparato a memoria tutte quelle belle canzoncine che quei bambini cantavano, ed io a detta di tutti i miei amichetti, e degli altri parrocchiani, con la mia bella vocetta, le cantavo anche meglio e spesso mi richiedevano di ricantarle.

Anche il parroco, don Pino, si era accorto della mi bravura canterina, e così, la domenica, a messa mi faceva cantare nel coro, ed a volte come prima voce corista, la qual cosa mi piaceva molto, de tutti mi dicevano, che brava come ero, da grande avrei dovuto fare la cantante ed avrei dovuto, come minimo, andare a cantare a Canzonissima.

Poi quando, terminato il catechismo di preparazione alla comunione, il giorno prima di ricevere la nostra prima comunione, andammo tutti, uno per volta a fare la confessione da don Pino. Andai anche io a confessarmi, ma per ultima, perché avevo un po’ paura.

Per paura di tutte quelle storie sull’inferno, che quella suora ci aveva raccontato, ed anche se avevo paura di confessare i miei peccatucci, confessai a don Pino, che ero io e Giulia a rubargli le su ciliegie, ed allora lui mi diede per penitenza, non ricordo quanti Pater, Ave, Gloria, angelo di Dio, e tante altre preghiere, che prima di finirle ci misi un bel pezzo di tempo, ma così il giorno dopo, felice di sapere che sarei andata in paradiso, feci la mia prima comunione, tutta vestita di bianco, con quella tunichetta, che la mi mamma mi aveva cucito, ricavandola da un vecchio lenzuolo, e con nelle mani un piccolo rosario ed uno di quei profumatissimi gigli del fosso vicino la nostra cascina.

Tratto da: Onda Lucana® by Vito Coviello

Versi di Vito Coviello scrittore materano non vedente.

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