Mai come oggi i cantori della rottamazione rischiano di finire rottamati senza neppure l’attenuante dell’anzianità politica. Sul caso Banca Etruria il Pd è sempre più allo sbando, se la Boschi ha infatti smarrito il sorriso da tempo, Renzi si ostina a difenderla a spada tratta. Sia lui che i vari portavoce dem però perdono smalto e credibilità. Il problema di fondo, al di là delle vicende giudiziarie, è che i renziani non hanno più quel piglio e quella capacità di apparire sicuri di sé, non trasmettono più pretese certezze, appaiono spenti e malinconici.

Banca Etruria forse più del Monte dei Paschi è il simbolo della luna calante che fa capolino dietro ai volti di parlamentari soltanto fino a poco tempo fa certi di raggianti orizzonti, questo perché la liquidazione che ha riguardato la prima coinvolge Renzi, la seconda è simbolo di una decennale gestione di una classe politica legata al partito (e ai suoi padri) che l’ex sindaco di Firenze era intenzionato a eliminare dai giochi. Se quindi il Pd e la sinistra italiana si sono visti crollare due tesorieri in un sol boccone, è la banca aretina a spezzare l’incanto degli ultimi incantatori già duramente colpiti dal referendum costituzionale. Ieri ad esempio l’ex amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, ha confermato i contatti per un’eventuale acquisizione di Banca Etruria da parte di Unicredit. Ennesima dichiarazione che non mette certo in una posizione facile la Boschi, con molti deputati del Partito Democratico che iniziano a vacillare e a dubitare sull’opportunità di ricandidarla.

Ufficialmente nessuno prende le distanze dalla fatina di Laterina. La priorità è salvaguardare il partito da possibili contraccolpi elettorali dovuti proprio a questa vicenda e soprattutto alla sempre più ingombrante figura della Boschi, che in apparenza prova a non farsi travolgere: “Io darò la disponibilità a correre in qualsiasi collegio con l’entusiasmo e la forza di chi non ha niente da temere – ha dichiarato – perché la verità è più forte delle strumentalizzazioni. La decisione però spetta al Pd e ai cittadini: nel frattempo io lavoro e vado avanti”. Già il fatto che molto probabilmente la fedelissima di Renzi non verrà ricandidata in Toscana è segno di una minor disponibilità interna al partito sulla sua figura e lei stessa verosimilmente sa bene che il giudizio dei cittadini colpiti dal crack di Banca Etruria potrebbe non essere così benevolo.

Lo stesso tentativo di virare sulla “questione di genere”, appare decisamente grottesco. “Condivido le parole che Boschi – ha detto oggi Matteo Renzi alla Stampa –  dove ha parlato di «caccia alla donna» e ha confermato di volersi candidare. Ma pensiamo davvero che tutta la questione bancaria italiana si concentri su incontri perfettamente legittimi e dichiarati tali dalle stesse persone che ha incontrato Maria Elena Boschi?”. No di certo, peccato però che quegli incontri, legittimità a parte, suonano sempre più stonati anche in casa Pd. E Renzi sa bene che si tratta di un problema specifico che riguarda migliaia di correntisti e obbligazionisti. C’è una responsabilità politica in questa storia, a prescindere da quella giudiziaria, che si continua a negare. I renziani hanno due mesi di tempo per continuare su questa linea, dopodiché la linea verrà tracciata con la matita copiativa dai cittadini italiani.

Eugenio Palazzini

 

P.S. –Cass. n. 32594/2015
Nel delitto di induzione indebita, previsto dall’art. 319 quater cod. pen., introdotto dalla L. n. 190 del 2012, la condotta si configura come persuasione, suggestione, inganno, pressione morale con più tenue valore condizionante – rispetto all’abuso costrittivo tipico del delitto di concussione di cui all’art. 317 cod. pen., come modificato dalla predetta l. n. 190 – della libertà di autodeterminazione del destinatario il quale, disponendo di più ampi margini decisionali, finisce col prestare acquiescenza alla richiesta della prestazione non dovuta, perché motivato dalla prospettiva di conseguire un tornaconto personale, che giustifica la previsione di una sanzione a suo carico.

Cass. n. 35271/2016
Il delitto di induzione indebita a dare o promettere utilità, di cui all’art. 319 quater cod. pen. non integra un reato bilaterale, in quanto le condotte del soggetto pubblico che induce e del privato indotto si perfezionano autonomamente ed in tempi diversi, sicchè il reato si configura in forma tentata nel caso in cui l’evento non si verifichi per la resistenza opposta dal privato alle illecite pressioni del pubblico agente.

 

via Banca Etruria, la fatina Boschi alle corde e l’ultima recita di Renzi — paolo politi