Beni culturali. La statua conservata nel museo di Adone, in Sicilia, rischia un tour promozionale voluto dal neoassessore regionale Vittorio Sgarbi
Un nuovo, sconsiderato, tentativo di mercificazione dei beni culturali si è consumato in Sicilia, per l’esattezza ad Aidone nei pressi di Piazza Armerina, ai danni di una
statua di culto di una dea rinvenuta nei pressi dell’antica città di Morgantina. La bellissima statua del V secolo a.C. -tornata solo nel 2011 in Italia, dopo essere stata clandestinamente scavata, illegalmente venduta ed esposta al Getty Museum di Los Angeles dal 1986- è ora, finalmente, esposta nel suo luogo di origine. Si trova nel suggestivo Museo di Aidone insieme a molte terrecotte e vasi votivi, al famoso servizio di vasi d’argento, agli acroliti arcaici di Demetra e Kore e alla straordinaria testa di Ades, tutti da poco tornati dagli Stati Uniti.
Il professor Malcom Bell, direttore della Missione americana dello scavo archeologico di Morgantina, ritiene che il Museo di Aidone, costituisca “la più ricca e varia collezione di opere sacre greche in Sicilia, una vera famiglia di figure fra cui spicca la grande statua della dea, caratterizzata dalla estrema abilità con cui lo scultore ha realizzato le ricchissime vesti della dea”.
Il nuovo assessore regionale ai beni culturali, Vittorio Sgarbi, ha subito dichiarato di voler far fare alla preziosa, e fragile, statua della dea un “tour d’honneur” a Palermo e a Roma per renderla più famosa, per venderla meglio sul mercato turistico. Una vicenda, questa, che ricorda molto da vicino quella, sempre in agguato, dell’uso dei Bronzi da Riace che si vorrebbero esibire ad ogni grande manifestazione, nazionale o internazionale, come testimonials del brand Italia o Calabria. L’esposizione, a Roma e a Palermo, della dea di Morgantina non avrebbe una natura diversa dalla, per fortuna sventata, esibizione all’Expo di Milano dei Bronzi. Sarebbe la passerella di una icona priva del contesto museale nel quale è custodita insieme a opere coeve e provenienti dallo stesso sito, priva del contesto archeologico nel quale è stata rinvenuta, priva del tessuto armonico dei musei, dei siti archeologici, delle chiese, dei palazzi dei centri storici inseriti nel paesaggio siciliano che, a pochi chilometri, contiene, per fare un solo esempio, la meravigliosa villa imperiale di Piazza Armerina. La statua della dea sarebbe solo una delle tante figurine senza spessore sul palcoscenico mediatico.
Il professor Bell, fermamente contrario allo spostamento della dea dettato dalla pervasiva ideologia mercatista, suggerisce che, per aumentare il numero dei visitatori al Museo Regionale di Aidone, si adotti viceversa “un’efficace campagna pubblicitaria e si migliori la viabilità nell’Aidonese, sia dalla direzione di Catania, sia da Piazza Armerina”.
L’esibizione palermitana e romana della dea di Morgantina non subirebbe, forse, lo stesso destino che ebbero i Bronzi da Riace quando tornarono a Reggio, dopo il restauro di Firenze e la sosta al Quirinale, negli anni ‘80? Grande attenzione e pubblicità per qualche settimana, per qualche mese e poi, di nuovo, l’oblio perché la Sicilia, come la Calabria, continua a essere quasi del tutto priva di strutture e d’infrastrutture per accogliere i turisti in generale ed in particolare per ricevere il turismo culturale: è la devastazione dei paesaggi, l’assenza di attenzione e di manutenzione dei luoghi, dei siti, dei fiumi, dei laghi, dei centri storici cittadini, dei boschi, dei musei, delle coste, dei monumenti del Mezzogiorno che, complessivamente, non attraggono turismo.
Il Mezzogiorno avrebbe bisogno di una grande Opera pubblica: il restauro capillare e continuativo dei paesaggi naturali e storici, un’Opera nella quale la “redditività” del Patrimonio non risieda solo, come accade ora, nella sua commercializzazione, ma in quel profondo senso di appartenenza, di identificazione, di cittadinanza che scaturirebbe dalla ricomposizione materiale ed immateriale dei luoghi e dei paesaggi.Il Manifesto, 14 febbraio 2018
via Battista Sangineto, Dea di Morgantina, il viaggio tossico — Emergenza Cultura