Fatum est

Tratto da:Onda Lucana®by Ivan Larotonda

E’ evidente, anche ai non esperti, come l’altro ieri sera si sia consumata la più classica delle tragedie non annunciate. L’inconcepibile, la cui personificazione atterrò nello stadio della Favorita di Palermo, s’è mostrato ancor più feroce perché giunto al termine di quell’onda innalzatasi l’estate scorsa dalle acque del Tamigi, nella serata del secondo trionfo continentale. Eppure la nazionale non si è espressa poi così male sul campo. Certo, adesso è facile ricorrere al consueto “l’avevo detto”; laddove in realtà nessuno se l’aspettava.

E allora partono le altrettanto facili deduzioni: pochi calciatori italiani nel campionato, viziati miliardari, superficiali fino all’accidia… I fattori sopraelencati hanno pesato, eccome; eppure non si riesce a trovare in questa sconfitta qualcosa di irreversibile. Spieghiamoci meglio; cinque anni fa, nell’altrettanto tragica notte di Milano, quando fummo eliminati dal mondiale russo ad opera della Svezia, pareva a tutti che la gloriosa nazionale di calcio italiana fosse giunta al termine della sua storia, che sarebbe scivolata in quella serie B mondiale in cui sono relegate le squadre che, esprimendo un campionato nazionale mediocre, erano destinate a non concorrere mai per la vittoria finale di un grande torneo.

E in effetti, statistiche alla mano, nel 2015 il livello ed il numero di calcatori italiani fu davvero il più basso di sempre in serie A. Da allora però si registrò una lenta ma costante ripresa del calcio nostrano, e soprattutto per la sua selezione nazionale, che culminò nel citato trionfo londinese. Il successo europeo era tra l’altro giunto alla maniera nostra, ossia resistendo in barricata, come soldati della prima guerra mondiale, ci si perdoni l’ardito paradigma, (soprattutto di questi tempi) sfiancando gli avversari e trascinandoli ai supplementari per ben tre volte, (Austria, Spagna e Inghilterra) e nelle ultime due anche ai rigori. Ieri sera invece l’incantesimo si è spezzato, quella forza e determinazione letteralmente andate in fumo.

Sulle cause già citate non vogliamo ripeterci, ma ad esse si può aggiungere un’altra, presa in prestito dall’alta poesia che la nostra terra ha da sempre espresso. Per cui torniamo al sommo padre della letteratura latina, quel Virgilio che imputò al fato avverso la morte di Turno. Sembrerà assurda fino al ridicolo ma: non è forse come la sua lancia spezzata nel duello contro Enea quella serie di conclusioni ciccate, svirgolate, o ancora sparate con gamba insicura, timida fino alla paura di qualche forza avversa palesatasi metafisicamente in campo? Insigne, Immobile, Pellegrini, parevano vittime di miraggi, o piuttosto incantesimi. Il vate mantovano lo spiegava col fato; ma noi siamo moderni, tutto ciò è liquidabile come irrazionale; ma cosa c’è di più razionale di quella serqua di emozioni che invadono e spingono l’uomo a vivere e creare la vita?

In tutte le sue componenti, anima, psiche e corpo, l’essere umano è mosso da quella volontà che solo in parte è frutto della razionalità, il resto è emozione; direbbe Erasmo da Rotterdam che è quella follìa che dà coraggio ad agire. A cui il poeta antico risponderebbe che quando non si manifesta è per volontà divina; per l’appunto a quel fato, poiché fas è per i latini la volontà degli dèi, il rapporto verticale col Cielo, da cui ponti-facere. E allora l’eliminazione della nazionale dai mondiali la spieghiamo così, senza nessuna analisi tecnica? Non vedo altre superiori ragioni in questa sconfitta al di fuori della “lancia spezzata di Turno” o detto in termini consoni a colui che esce dallo stadio con i cosiddetti girati…

Che scarogna!

Tratto da:Onda Lucana®by Ivan Larotonda

Immagine di copertina tratta da Wikipedia.

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