IL COLERA COME MEZZO DI LOTTA POLITICA
(IL FINE GIUSTIFICA I MEZZI)
Tratto da:Onda Lucana® by Santino G.Bonsera
Dopo il 1848, confinati nei propri paesi coloro che hanno partecipato ai fatti del maggio, conclusisi in un bagno di sangue per volontà del Borbone, non abbandonano gli ideali di libertà e di unità nazionale. Molti di costoro si affiliano alla Grande Società della Unità d’Italia di ispirazione mazziniana, che in Basilicata è presieduta da Emilio Maffei che riesce a diffondere e a costituire in provincia una estesa rete cospirativa. Per una banale disattenzione di una suora che custodiva i documenti della setta, viene scoperta la Setta dell’Unità d’Italia e il Maffei, condannato a morte, condanna poi commutata in esilio.
La condanna di Emilio Maffei non provoca la dissoluzione della trama cospirativa della Società, perché i nomi degli affiliati non furono rinvenuti nei documenti sequestrati alla suora.Dopo il 1854 in provincia gruppi e sette cospirative che si richiamano al pensiero mazziniano sono presenti in molti centri della Basilicata, come è ora documentato nel sontuoso e pregevole volume La libertà che vien sui venti a cura di Valeria Verrastro.
A Tramutola, Domenico Guarino, già affiliato alla Grande Società della Unità d’Italia, e Luigi Giorgio Marrano, entrambi iscritti tra gli “attendibili” per la partecipazione ai moti del ’48, organizzano la “Setta Mazziniana”. Scoperta nel febbraio del 1856, la Setta tiene le riunioni di affiliazione nell’abitazione dei Giorgio Marrano-Sospetti di trame sovversive in questo paese si avvertono già nel 1854, l’anno in cui il Piemonte, con abile mossa diplomatica, definita da Mazzini «un fatale errore», interviene nella guerra di Crimea a fianco di Francia e Inghilterra. Ma è anche l’anno in cui nell’agosto a Tramutola si hanno i primi casi di colera. L’epidemia ha un forte impatto sociale e politico che scuote la vita del paese.
Nel popolo è ancora vivo il ricordo della prima epidemia di colera del 1837. La inquietudine e la paura crescono soprattutto tra il popolino, più facilmente incline ai pregiudizi e alle superstizioni in presenza di un morbo che la scienza medica non sa spiegare e non è in grado di curare, e che colpisce soprattutto le fasce più deboli, anche a causa delle precarie condizioni igieniche.
Nonostante due ordinanze dell’Intendente di Basilicata che nel dettare severe misure di ordine sanitario e di polizia, assicura che il “cholera morbus” è un castigo di Dio e non già opera di “untori”, tra “la credula plebe” serpeggia la convinzione, come già nel ’37, che il colera è causato dal veleno, che il governo fa spargere per colpire le fasce più povere della popolazione.
In questa situazione di psicosi collettiva, il mattino di uno degli ultimi giorni di agosto vengono rinvenuti in punti diversi del paese scritti anonimi dal titolo AVVISU ALLU POPULU DI TRAMUTOLA, in cui si accusano funzionari, amministratori e persone benestanti di essere esecutori di un complotto ordito dal governo per liberarsi della plebe. I 4 fogli, pur disseminati in punti diversi, sono l’uno la continuazione dell’altro; dei fogli ritrovati e consegnati all’autorità giudiziaria, uno (fig. ) è quasi integrale copia del foglio di fig.1_, ma differisce da quest’ultimo per la lunghezza del testo comprendendo nomi che compaiono anche in in un altro foglio (fig2_). Ciò induce a ritenere che siano stati diffusi più copie degli scritti anonimi
Le autorità locali tendono a minimizzare la portata sovversiva del gesto, che il Capo urbano Francescantonio Collutiis ritiene una “vera ragazzata e l’opera di qualche sciocco”. Non si risparmia il Collutiis a convincere le persone che il morbo che corre è nu vero castigu di Dio che ci ha mannato pei peccati nostri.

Diversa è la valutazione del Procuratore Generale del Re presso la Gran Corte Criminale di Potenza, che ritiene trattarsi di un tentativo di “spargere il malcontento contro il Governo” e di sfruttare la esasperazione della gente al fine di provocare rivolte contro le istituzioni.
Dagli interrogatori condotti dal Giudice Istruttore del Circondario di Saponara, cui la Gran Corte di Potenza ha rimesso l’istruttoria del processo, non emerge alcun indizio che possa condurre all’autore degli scritti; i periti calligrafici, d. Nicola Marigliani e Michele Jacovini, che, sulla base della conoscenza che hanno della grafia dei propri compaesani, dichiarano di non poter collegare i caratteri degli scritti anonimi a persone di loro conoscenza. In realtà, la perizia da essi effettuata sulle caratteristiche grafiche dei 4 scritti, genericamente descritte come “sforzate e alterate”, è alquanto sommaria e superficiale: nessun tentativo di analizzare il ductus di alcune lettere, il quale conserva, nella occorrenza, caratteristiche peculiari individualizzanti. I periti, addirittura, ipotizzano che l’ultimo foglio possa essere stato scritto da un ragazzo!
Dall’insieme degli atti, si ha l’impressione che a Tramutola siano tutti concordi nel voler ridurre il grave tentativo di turbare l’ordine pubblico a un episodio insignificante. I testimoni che sfilano davanti al giudice istruttore usano più o meno le stesse espressioni. Molti, evidentemente, hanno interesse ad allontanare qualunque sospetto di trame sovversive allo scopo di non richiamare l’attenzione delle autorità politiche sul paese e di evitare uno stretto controllo della polizia.
I nomi indicati dall’anonimo compilatore dell’«Avvisu» non sono scelti a caso, oltre alle figure istituzionali, che rappresentano il potere centrale nel paese o ricoprono ruoli pubblici, indipendentemente, quindi dalla loro posizione politica, gli altri molto probabilmente sono individuati come “i sicari” per la loro posizione politica e economica, “galantuomini” e proprietari terrieri, considerati perciò come gli affamatori dal popolo. Si potrebbe anche pensare, per converso, a un sottile gioco mimetico per deviare le indagini, mettendo insieme persone appartenenti a posizioni economiche e indirizzi politici diversi. È una ipotesi che andrebbe verificata studiando la composizione sociale del paese.
SCRITTI ANONIMI

AVVISU
Allu Populu di Tramutola
Stamuci attientu, Stamuci attientu E quel diu come si scuordu
Cinque diconu nun ci è niente Nun scordamuci, stamuci attientu
Lu fuocu si appiccia da tuttu puntu L’auta nottu curriri da Sala e da Potenza vennu
E lu comandantu1 de propriu ha puntu Allu comandantu direttu pennu
L’Arcipretu2, lu Cancellieru3 lu Sindacu4 e lu Ziu fannu fintu E conciertu in unu juornu
Auti covanu e aspettanu lu scuordu Povero chi ancappa a stu contuorno
Pe menà lu zuccaro luordu
1 – Francescantonio Collutiis (Capo urbano, nel paese gratificato con il titolo di “comandante)
2- D. Michele Guarini
3 – Pietro De Santis
4 – Giovambattista Cotinella

Compimentu dell’Avviso
Allu Populu di Tramutola
Vi dissi che cinque sono i principali, ed autu puru
la Saponara e Muliternu a stu conturnu hannu
cominciatu a qua puru. Poveru chi aprima ancappa
allu trabucco: I sicarii sono già aprontatu
menà lu zucaro appestatu dallu Capitanu portatu:
Guardamuci dai qui annutatu: I Capi de’ sicarii sono: D. Pasquale de Nictolis, D.
Francesco Marino, D. Nicola Viggiano, D. Francesco Paolo Pascarelli. I sotto capu Francesco Durantu, Pippu

di Ziu Polintu, Voria, Luigi Luzzi, Luigi Gianu, Michele Tordugnio, Mastro Pasquale Calviellu, Sciarubba Barracca, Raffaele di Triunfo, Francesca di Pasquale Lione, Mastro Nicola Leopaldi, Filippo di Rocco, Felice la Rocca e moglie Rosaria Sciavionno, Mastro Nicola Ferrara, Fregnitiello e D. Pasquale Falvella diede lu zuccaro allu povero Miccarillo.
Autu apprisso si scoprirannu. Perché il denaru nonu li resta in gannu.
Soprannomi
Pippu di Ziu Pelintu …………… Giuseppe Calviello :
Voria ……………………………. Pietro Martino
Sciarubba ……………………….. Luigi Cavallo
Barracca ………………………… Antonio Branda :
Raffaele di Triunfo …………….. Raffaele Cianciarulo :
Francesca di Pasquale Lione ……. Francesca Tortoriello
Filippo di Borro ………………… Filippo Troccoli fu Vincenzo :
Rosaria Sciavionna ……………… Rosaria di Marca
Frignitiello ………………………. Giuseppe di Dio :

Questo foglio, simile nell’intestazione e nel contenuto, a quello segnato con il n. ____ , differisce da questo nell’elenco dei nomi, comprendendone alcuni riportati nel foglio segnato col n.____________.
Compimentu dell’Avvisu
Allu Populu di Tramutola
Vi dissi che cinque sono i principali, ed autu puru
La Saponara e Muliternu a stu conturnu hannu
Cominciatu a qua puru. Poveru chi aprima ancappa
Allu trabucco: I sicarii sono già aprontatu a menà
lu zucaru appestatu dallu Capitanu portatu:
Guardamuci dai qui annuatu: I Capi de’ sicarii sono: D. Pasquale de Nictolis, Francesco Marino, Nicola Viggiano,
e Francesco Paolu Pascarellu. I sottu capu Francesco
Durantu, Pippu di Zio Pelintu, Voria, Luigi Luzzi, Luigi
Gianni, Michele Tardugono, Mastro Pasquale Cancillu.
SCRITTI ANONIMI – Soprannomi tramutolesi nel 1854
Peppe di Zio Pelinto: Giuseppe Calviello :
Voria: Pietro Martino :
Sciarubba Luigi Cavallo
Baracca Antonio Branda
Raffaele di Triunfo Raffaele Cianciarulo
Francesca di Pasquale Lione Francesca Tortoriello
Filippo di Borro Filippo Troccoli fu Vincenzo
Rosaria Sciavionno Rosaria di Marca
Frignitiello Giuseppe di Dio
Comandante, il Capo Urbano. Il titolo di “comandante” lo si dava a chiunque fosse capo di forza. ;
“Capitolo” : il Clero
Autorità:
- Giovambattista Cutinella, Sindaco
- Michele Guarini, Arciprete
- Pietro de Santis, Cancelliere Comunale
- Francescantonio Collutiis, Capo Urbano
ASPZ, Atti e Processi di valore storico, b. 136 – fasc 3, f. 69
Dalla Esposizione documentaria “Tramutola nel Risorgimento” – Tramutola – a cura di Santino G, Bonsera, organizzata dal Circolo Culturale Vincenzo Ferroni con la partecipazione dell’Archivio di Stato di Potenza.
Allestimento a cura del dott. Giuseppe Pietrafesa, che a sua spese trasportò da Potenza a Tramutola e viceversa i pannelli, e l’Arch. Antonio Noviello che provvide alla sistemazione espositiva degli stessi.
Tratto da:Onda Lucana® by Santino G.Bonsera