IL MATRIARCATO GERMANICO PORTA IL CATTOLICESIMO AL TRIONFO (parte seconda)
Tratto da:Onda Lucana by Ivan Larotonda
Trascorso un ventennio dalla morte del primo re, durante i quali i longobardi dovettero faticare non poco per mantenere salde le loro posizioni, pur restando a lungo senza il potere centrale, i vari duchi decisero, anche perché stanchi dei contrasti con i locali, di “romanizzarsi” assumendo spesso gli appellativi propri dell’antica gente latina, uno dei quali, Flavio, era divenuto il titolo preferito fin dai tempi di Odoacre e Teodorico, e tramite il quale i sovrani germani d’Italia cercavano di compiacersi popolo e senato romani. E così nel 584 i duchi, pressati anche dalle perenni guerre coi franchi a ovest e le incursioni slave a est, decisero di eleggersi un re nella persona di Flavio Autari. Costui era figlio di re Clefi, ucciso un decennio prima, (il regicidio era divenuta una pericolosa tradizione in voga tra i longobardi, e forse l’anarchismo latente in noi italiani viene proprio da questi lontani tempi), episodio che aveva comportato il ritorno al frazionamento del potere tramite i duchi: del Friuli, di Trento, Brescia, Verona ecc. Ma ora, riportati questi potenti locali nell’alveo della legalità regia, grazie a re Autari, costui si apprestava a compiere grandi opere.
E non fu un esagerazione; col suo regno in effetti l’Italia fu preservata da ulteriori disastri provenienti dall’esterno e, come detto, si avvicinò più d’ogni altro suo predecessore ai latini, non solo assumendone un titolo a loro grato, ma soprattutto conciliandosi, lui ariano, al credo cattolico. Questa operazione tuttavia fu portata a compimento grazie a una principessa bavarese, Teodolinda, che Autari chiese e, in circostanze degne del miglior poema d’amor cortese, volle andare a conoscere, in incognito, superando le alpi innevate per giungere fino al suo castello. Sono sicuro che Autari, una volta realizzato il capolavoro diplomatico consistente nell’alleanza coi cattolici di Baviera, comunque e andando oltre ogni tradizione filogina germanica, sia rimasto alquanto sorpreso dal fatto che la nuova regina, Teodolinda, tutto si accingeva a fare tranne che il solo e semplice bell’arredo di corte nonché madre di prole guerriera.
Da subito l’operato della regina è incentrato ad una vera e propria, energica, evangelizzazione dei longobardi, strappandone quanti più possibile all’arianesimo, al contempo favorendo l’edificazione di chiese e monasteri in tutto il suo regno. I tempi sono ormai maturi per l’unità spirituale degli abitanti peninsulari, e non si creda che l’aspetto religioso sia qualcosa di secondario; non lo è oggi dove gli stati occidentali in cui pure albergano: massonici-cartesiani-razionalisti, vanno puntualmente in tilt dinanzi ai maomettani, figuriamoci millecinquecento anni fa, quando un solo dogma di un solo credo generava sconquassi generali. Intanto il prode Autari affrontava gli invasori franchi che, gelosi del benessere longobardo, erano calati in Italia instaurando un altro pericoloso precedente, quello dell’invasione straniera ogni volta che l’Italia si gode le sue ricchezze. Ciò fu preso da Autari come utile pretesto per rivendicare, per la prima volta da parte del suo popolo, la necessità di riunificare politicamente l’Italia, già percepita fin dal tempo dei cesari come unita etnicamente in uno spazio ben definito geograficamente, dalle Alpi allo stretto di Messina.
Chissà cosa avrebbe portato a termine Flavio Autari se fosse vissuto ancora qualche anno, forse avrebbe costruito una nazione italiana molto prima? Le cronache ci tramandano che purtroppo il buon re morì dopo soli sei anni di regno, forse anch’egli ucciso. A quel punto ritornò in scena, e questa volta prepotentemente, il matriarcato germanico. Infatti furono gli stessi duchi a lasciare, spontaneamente, alla regina Teodolinda la scelta del nuovo re. L’antica nobiltà romana, cattolica, tradizionalmente patriarcale, era stupefatta da cotanta tracotanza, da quella che sembrava una vera e propria barbarie, (che però faceva comodo, per ragioni di credo e politica); loro, i discendenti degli antichi signori del mondo, non solo erano dominati da un popolo che al tempo di Augusto e Tiberio era sottomesso a Roma, ma che ora osava farsi consegnare un padrone da una donna, e che dunque erano le regine a tanto assurte nel dominio da sottomettere l’antica patria dei romani!
Teodolinda sapeva comunque reggere, e con dolcezza, (tramite quei rossori con cui la dipinge spesso Paolo Diacono, lo storico dei longobardi), la parte latina dei suoi sudditi, infatti, come dicevo, la sua opera di rendere cattolici i suoi consanguinei proseguiva col plauso di tutti. Impose il battesimo cattolico a suo figlio, Adaloaldo, principe avuto dal nuovo re che lei aveva scelto, Agilulfo; costruì la nuova reggia a Monza, perché città fortemente legata al rito del Santo Padre Romano, (e in quel periodo regnava Gregorio Magno! Con il quale la regina Teodolinda intratteneva un assiduo contatto epistolare), in netta contrapposizione all’”ariana” Pavia e, inoltre, favorendo le missioni di San Colombano e dei suoi monaci per tutta la Padanìa, i quali poterono sfruttare le grandi vene d’acqua, come la Trebbia ed il Po, navigandoli con dispensa regia, dunque senza spese doganali. Ne trasse beneficio tutto il regno longobardo, le conversioni erano a miriadi, e presto l’antica eresia si ridusse al nucleo degli irriducibili nazionalisti della prima ora, la nobiltà longobarda più antilatina… (continua…)
Tratto da:Onda Lucana by Ivan Larotonda
Si ringrazia l’autore per la cortese concessione. Immagine di copertina tratta da Web fornita dall’autore.