Prefazione:

Dal libro: “Da quel balcone“… di Vito Coviello, un racconto di Giovanni dr. Scandiffio; giornalista e conduttore tv per Trm-tv televisione locale di Matera.

IL TAPPO DELLA “GAZZOSA”

Tratto da: Onda Lucana® by Vito Coviello

Il modo migliore, specie nei pomeriggi estivi, per stare al balcone era quello di gustarsi una gassosa vedendo il mondo passare al di sotto. La mia generazione  la ricorda con nostalgia. Per il vero, ci sono ancora piccole produzioni anche in Basilicata di quell’acqua frizzante, aromatizzata leggermente al limone e con poco zucchero.  Imprenditori da premiare, innanzitutto per il fatto di essere sopravvissuti alla concorrenza delle multinazionali gassate che dominano il mondo. Anche i colossi producono bevanda analoga, ma più zuccherata e con un sapore più marcato. Per la gassosa siamo, ormai, al prodotto di nicchia. Tramontati i tempi in cui si “migliorava” il sapore del vino che viaggiava verso l’aceto con  l’espediente di mescolare tre quarti di rosso con una gassosa, oggi ben pochi la bevono e, soprattutto, la riescono a trovare nelle rivendite.

E pensare che, all’epoca, la “gazzosa” era un premio per i più piccoli. Te la potevi godere (non ghiacciata, come avresti voluto, perché “fa male” dicevano) di diritto in occasione delle feste patronali, dopo aver ricevuto qualche denaro per poter “folleggiare”.Ora la gassosa è soggetta alla normativa comunitaria sull’igiene e la preparazione delle bevande. Sterilizzata e sigillata con il tappo a corona, ci fa tornare agli anni Cinquanta, quando la chiusura delle bottiglie era costituita da un tappo a leva di ceramica e una guarnizione di gomma di colore arancione. Il vetro, ovviamente, a rendere.

Erano tempi in cui non si sprecava niente e le bottiglie di gassosa potevano contenere una giusta dose di vino per il pasto di chi restava sul luogo di lavoro o essere utilizzate per la preparazione della salsa di pomodoro “a pezzetti”. Qualche anno prima, nel secondo dopoguerra, l’imbottigliamento delle gassose era fatto in modo geniale, ma  non del tutto igienico. Le bottiglie contenevano, al loro interno, una pallina di plastica dura che con l’effetto del gas immesso all’interno, faceva salire la piccola sfera.

La pressione del gas la manteneva in posizione di chiusura, tanto che per berne il contenuto bisognava vincere la pressione del gas, spingendo con il pollice la pallina nella bottiglia, con la buona pace di ogni norma igienica. Del resto, uscivamo da una guerra devastante, che ci aveva lasciato morti, macerie e pidocchi. I parassiti furono sconfitti dal DDT, che poi si rivelò essere cancerogeno e fu sostituito con altro. Noi, quelli del tappo di gomma, eravamo considerati dei fortunati, perché non avevamo vissuto il peggio della guerra, ma solo il “meglio” del Piano Marshall e delle sue ultime provvidenze. Tappo di ceramica compreso, roba da privilegiati.

Tratto da: Onda Lucana® by Vito Coviello

Si ringrazia l’autore per la cortese concessione. Immagine di copertina fornita dall’autore.