La chiesa comunista

Tratto da:Onda Lucana® by Angelo Ivan Leone-Docente di storia e filosofia presso Miur

Il Pci non era un partito, era una chiesa che doveva combattere contro l’altra chiesa quella vera. Di qui la famosa frase di Togliatti: “dobbiamo aprire una sezione per ogni campanile”. Per combattere la chiesa, il Pci non poteva, però, limitarsi a questo e doveva avere anche una certa etica e un determinato rigore morale. Etica e rigore morale perfettamente in linea con l’Italia di quei tempi, ossia quella della prima repubblica 1948-1992. Soprattutto degli albori di quella prima repubblica nata sulla tragedia di una guerra persa e sulla povertà immane che questa catastrofe aveva lasciato. La classe politica che formava il Pci era frutto di esperienze come la galera, si pensi al titanismo del pensiero di Gramsci partorito per l’appunto in galera, l’esilio e il confino nel ventennio fascista. Esilio fatto a Mosca sotto Stalin nell’età del ferro del comunismo dove “chi non era vittima ne diventava complice”, come riassunse perfettamente Montanelli. L’uomo che tornò da quell’esperienza a guidare il PCI si chiamava Palmiro Togliatti, alias Ercole Ercoli, che fondò la chiesa comunista secondo quel postulato che ho all’inizio citato e fu lo stesso uomo della svolta di Salerno che, ancora oggi, dovrebbe essere studiata, per sagacia e strategia, nelle scuole di partito.

Perché fu grazie a quella svolta che il Pci non fu messo fuorilegge come accadde, per esempio, al partito comunista greco e non trascinò il suo Paese in una guerra civile nella quale fu sconfitto e reso illegale con l’instaurazione della dittatura dei colonnelli del 1967, come testimonia la storia greca. Il Pci diventò, invece, grazie a quella svolta, all’idea di una chiesa contrapposta ad un altra chiesa il più forte partito comunista del mondo occidentale-libero arrivando a prendere anche il 34% nelle elezioni politiche del 1976, dove un italiano su 3, praticamente, votava comunista, risultato mai più uguagliato da nessun partito comunista nel mondo occidentale e dallo stesso Pci che ebbe anche la forza degli uomini, quindi, che lo guidarono. Gli uomini che successero a Togliatti si chiamarono: Longo, Berlinguer, Natta e Occhetto.

Togliatti morì nel ’64 ergo solo 4 segretari per i restanti quasi 20 anni di storia. Quella storia che con la presidenza del Pci da parte di Berlinguer arrivò al punto apicale e culminante del suo successo politico e del suo stesso compito storico. Il declino venne dopo con la presidenza Natta e, ancor di più, con quella di Occhetto perché la chiesa madre era iniziata a morire e il Pci, per sopravvivere politicamente e storicamente, non poteva far altro che trasformarsi e diventare socialdemocratico.

Di questa tendenza e trasformazione Massimo D’Alema fu, oramai ne possiamo parlare al passato, il più grande artefice: si ricordi la presidenza del consiglio e il suo lavoro da ministro degli esteri nell’ultimo governo Prodi, l’ultimo ad aver fatto vincere qualcosa di vagamente somigliabile alla sinistra in Italia. Ora che anche quell’esperienza socialdemocratica è finita e la stessa chiesa comunista è morta per consunzione possiamo guardare a queste esperienze in termini laici e storici. Ricordando quelli che furono i suoi punti di forza, ma ammettendo anche che il fatto di essere una chiesa fu, al tempo stesso, una forza e anche una debolezza perché quando vennero meno il libro e il sogno di quel paradiso in terra, di terra in terra, che doveva essere il comunismo, la chiesa stessa si estinse per mancanza di fede. “Per indisposizione del dittatore, la democrazia si replica” Leo Longanesi, 1945.

Tratto da:Onda Lucana® by Angelo Ivan Leone-Docente di storia e filosofia presso Miur