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LA STORIA DI QUESTI ANNI

Tratto da:Onda Lucana® by Angelo Ivan Leone-Docente di storia e filosofia presso Miur

Il problema che si sta riversando sulle nostre coste, non data da oggi, ma dalla fine del mondo bipolare. Si può benissimo parlare e partire da dopo la fine del muro di Berlino, con la cortina di ferro che, una volta venuta giù, fece si che niente sarebbe stato più come prima ed, infatti, subito si riversarono sulle nostre coste orde di disperati che fuggivano da quell’incubo che era diventato il comunismo o ciò che ne restava. Come non ricordare la nave stracarica e stracolma di albanesi che giunse sulle nostre coste? Una volta chiarito che, quindi, ci troviamo ad avere a che fare con un problema cronico e annoso, frutto di un cambiamento strutturale della nostra età e che, quindi, deve essere affrontato storicizzandolo e relativizzandolo, possiamo certamente andare al nostro momento attuale per guardarlo con gli occhi di chi non deve affrontare una continua ed eterna emergenza, come ammoniva l’immortale Giovanni Falcone quando parlava della lotta alla mafia.

Questa premessa è necessaria e doverosa proprio perché, a mio modestissimo parere, solo se noi potremo guardare questo problema nella sua vastità e nella sua complessità, potremmo parlarne con più pertinenza e tentare, quantomeno, di abbozzare un quadro entro il quale dipingere e tentare di trovare delle ipotetiche soluzioni o, almeno, delle teorie che possano portare ad un contenimento accettabile di questo cataclisma umano che si sta sempre più manifestando sulle terre del sud dell’Europa. L’Europa, già. Forse un altro passo successivo a questa premessa per tentare di contestualizzare il problema nei suoi effettivi tratti è quello di comprendere e di capire che tale problema va affrontato in ambito e sede europeo e non dalle singole nazioni a cui si cede la patata bollente e a cui si dice, come in realtà finora si è detto: “ciascun per se e Dio per tutti”.

Questo porterebbe, quantomeno, ad un più facile inquadramento del problema e delle risorse per risolverlo e, certamente, non darebbe quella sconfortante immagine di un continente che va per risolvere la questione dei migranti dall’atteggiamento italiano, passando per quello greco e finendo con quello ungherese. Senza voler entrare nemmeno nel merito di ciascun singolo atteggiamento nazionale, salta agli occhi il fatto che sia un modo di fare contraddittorio e balbuziente di fronte ad una massa di persone che non merita simili pappagaleggiamenti, né la stessa Europa merita questa vergogna e questo nanismo politico, quando altrove, vuole essere portatrice di civiltà e cultura, nonché di primati mondiali, vero Germania? In ultima analisi, dopo la premessa e il tentativo di soluzione, perché non parlare del problema stesso, entrando nel merito della questione, dove si deve sottolineare chiaramente che questo problema lo si deve alla politica miope e assurda che gli USA con Bush figlio hanno portato avanti nel medioriente con il loro scriteriato interventismo.

Questo interventismo dei neo-conservatori fautori della guerra preventiva e dello scontro di civiltà ha scardinato l’intero equilibrio di quelle società e il già difficilissimo compromesso tra arabi e israeliani e tra gli stessi arabi, specie tra sunniti e sciiti e tra questi ultimi e i curdi, come si può ben vedere sia in Iraq che in Turchia e nella stessa Siria. Per avvalorare tale tesi basta constatare che: prima di siffatti interventi americani l’ISIS non esisteva e non metteva a repentaglio niente e nessuno e che si è formato proprio dopo queste invasioni. C’erano i dittatori nel medioriente arabo, come Saddam e Assad, entrambi del partito Bath, di chiare posizioni laiche e di sinistra, tra loro si chiamavano addirittura “compagni” (sigh!), ma erano tutto salvo che degli invasati estremisti islamici, come queste furie medievali uscite fuori dai buchi neri della storia per colpa di chi li voleva “liberare” esportando la “democrazia” a suon di bombe.

Come se non bastasse, dopo aver scardinato, con Bush figlio, l’intero e fragilissimo equilibrio mediorientale gli Usa, questa volta del molto democratico Obama, hanno voluto mettere la ciliegina sulla torta di questa tragedia appoggiando le cosiddette primavere arabe, termine che ha sempre portato una jella nera, tra l’altro, e hanno contribuito vieppiù alla distruzione delle società arabe. Tutto questo è dimostrato dai casi della Libia, oramai divisa in una moltitudine di satrapie, o dell’Egitto, dove semplicemente: dalla dittatura di Mubarak si è passata a quella di al-Sisi, senza tener conto della parentesi dei fratelli musulmani contro i quali Israele già era pronta a buttar bombe.

Paradossalmente, questa miope e scellerata politica estera americana, a cui si deve, con tutto il caos che ha generato, il cataclisma che stiamo vivendo, soprattutto per le sue dimensioni e la sua enorme portata, ha rafforzato la nazione, l’unica si può dire, che è rimasta nazione, e che è sempre stata contro gli stessi USA, sin dalla sua stessa fondazione, ossia l’Iran. Per concludere, quindi, dopo premessa e soluzione europea, una volta analizzato in questo modo tale problema, non sarebbe il caso di chiedere una compartecipazione degli stessi USA a questo problema e alla sua soluzione, visto che sono stati proprio loro a generarlo?

Tratto da:Onda Lucana® by Angelo Ivan Leone-Docente di storia e filosofia presso Miur