Tratto da:Onda Lucana by Paolo Cirigliano
LE 40 REGOLE PER SCRIVERE CORRETTAMENTE IN ITALIANO
Ironia e insegnamento.

Umberto Eco, fra mille altre cose mirabili, ci lascia anche una spassosissima lista di straordinari e semplici suggerimenti per scrivere correttamente in italiano.
✔Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
✔Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
✔Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
✔Esprimiti siccome ti nutri.
✔Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
✔Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
✔Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione.
✔Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.
✔Non generalizzare mai.
✔Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
✔Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu.”
✔I paragoni sono come le frasi fatte.
✔Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
✔Solo gli stronzi usano parole volgari.
✔Sii sempre più o meno specifico.
✔L’iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive.
✔Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
✔Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
✔Metti, le virgole, al posto giusto.
✔Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.
✔Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso el tacòn del buso.
✔Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.
✔C’è davvero bisogno di domande retoriche?
✔Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.
✔Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia.
✔Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.
✔Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
✔Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.
✔Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.
✔Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio.
✔All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).
✔Cura puntiliosamente l’ortograffia.
✔Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni.
✔Non andare troppo sovente a capo.
✔Almeno, non quando non serve.
✔Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.
✔Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.
✔Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni.
✔Non indulgere ad arcaismi, hapax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differenza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competenze cognitive del destinatario.
✔Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.
✔Una frase compiuta deve avere.
(dal libro di Umberto Eco, “La Bustina di Minerva”, Milano, Bompiani, 2000).
Tratto da:Onda Lucana by Paolo Cirigliano