L’otium come risorsa.

Tratto da:Onda Lucana®by Ivan Larotonda

E’ sempre più evidente come le sane lezioni tramandate dagli antichi siano state rimosse dall’orizzonte delle azioni giornaliere di tutta una società. Il valore degli individui risiede solo ed esclusivamente nell’iperattività. É una distorsione che viene da lontano, dall’elogio dell’azione, della produzione di beni e servizi che travalica ogni rapporto intercomunitario, compresi i vincoli tradizionali. D’altronde la modernità é figlia ma nello stesso tempo madre di Faust, epigono della nuova era votata al negotium, al vivere secondo schemi in grado di ottimizzare l’aspetto, soprattutto, economico. Di conseguenza, e all’opposto di quanto soprascritto, un approccio alla vita di tipo contemplativo é considerato come accidioso.

Laddove, contrariamente alla vulgata postmoderna, il contemplativo, lungi dall’essere uno scansa fatiche, é colui in grado di creare le cose più belle. Dall’ otium sono nati i capolavori letterari di tutte le civiltà, l’asseriva Cicerone, e a giudicare quel che ha scritto non si può che credergli. Ma, anche escludendo l’aspetto più spirituale delle creazioni dell’intelletto, e ipostatizzando l’opera umana, scoviamo l’arte figurata; anch’essa frutto di meditazioni che sfociano addirittura nel tormento, ma che inoltre, rispetto all’arte letteraria, comportano una maggiore fatica fisica in chi la materializza.

Seguendo la discesa verso la condizione ancora più umile, troviamo altri tipi di arte figurata, come la scultura o l’artigianato in genere, che richiedono enormi capacità speculative, in grado di tradurre, al meglio, nella materia l’idea. Il maggior pericolo per una società che non contempla, e dunque non ragiona sulla natura e se stessi, é di stereotipare qualsiasi creazione, annullando l’estro umano, primo pericoloso passo verso l’annullamento della stessa prerogativa umana. La nostra penisola, un tempo non troppo remoto, abbondava di straordinari lavoratori contemplativi. Persino i pastori, nelle lunghe giornate trascorse all’ombra di una quercia, intagliavano bastoni con i motivi geometrici o naturalistici più ricercati e imprevedibili, oppure costruivano strumenti musicali, innalzando lo spirito e chiudendo il cerchio dell’attività artistica umana, perché, come asserivano gli antichi poeti, dinanzi a Dio le schiere angeliche suonano l’eterno giubileo.

Non disprezziamo chi si isola e rifiuta la mondanità, oppure l’abbandona momentaneamente, costui avrà sempre il tempo per rendersi creativo, di distinguersi dai veri perdigiorno, ossia da quelli che credono di saper far tutto, e di essere sempre indispensabili. No, bisogna comprendere che viene anche il tempo di chiudere una stagione, di ritirarsi dopo aver compiuto il proprio servigio, pubblico o privato che sia non importa; questo distingue Scipione dalla classe politica moderna, il primo s’è ritirato dopo aver vinto una guerra mondiale, gli altri si trascinano in campo per cercare di risollevare una partita che hanno perso da tempo.

Tratto da:Onda Lucana®by Ivan Larotonda

Si ringrazia l’autore per la cortese concessione. Immagine di copertina tratta da Web fornita dall’autore.