Lucani, gente seria. Sì, ma non esageriamo – (Sesta Parte).
Tratto da:Onda Lucana®by Ivan Larotonda
Istigato dall’anziana Polla, a far da paraninfo per convincere Paulino, l’avvocato affronta una serie di peripezie che gli faranno sfiorare persino il patibolo. E’ una commedia che si direbbe amara, perché parla dei rimpianti per il tempo trascorso. Paulino, ancora una volta in modi scurrili, dice di non essere più adatto a far da marito perché male in arnese! E comunque rimprovera alla “sua” Polla di aver fatto scivolare via una vita intera prima di proporsi.
Anche qui troviamo il sarcastico contrasto con il divino; ovviamente siamo in ambito ghibellino, per cui la polemica antipapale è forte e “comprensibile”. I due vecchi “amanti” e il causidico fanno il verso al presepe di Greccio messo in scena da S. Francesco: «L’amore divino che nasce nella grotta della redenzione si oppone tematicamente all’amore senile cocciuto, loquace e di comodo di Polla e Paolino».
Questa l’analisi di Giuseppe Giovanni Monaco; a cui aggiungiamo che resta invalso, lungo i secoli, parodiare lo schema religioso. Va detto comunque che anche queste manifestazioni che possono sembrare dissacranti, e spesso, soprattutto nell’epoca arcaica e classica lo erano per davvero, in tale circostanza non vanno interpretate come blasfeme.
E’ sempre il carattere meridionale a emergere; i popoli del Mezzogiorno sono visceralmente devoti, la religiosità è vissuta intensamente perché è l’approccio alla vita ad essere passionale, addirittura fino alla ferocia quando si tratta di farsi valere. La preghiera non di rado è condita da “insulti” alla santità; si guardino gli epiteti rivolti al povero S. Gennaro, quando ritarda lo scioglimento del sangue; oppure di apparente presa in giro, come nel ballo della statua del Cristo Risorto a Scicli.
Anche per questo proprio nel Sud abbiamo avuto il carnevale più audace. Ed è stato sempre tollerato dall’autorità papale perché giudicato valvola di sfogo del popolo. Vi potevano confluire liberamente gli istinti primordiali; il dionisiaco mai del tutto sopito tra i lucani e i meridionali in genere, il fliacico-fescennino esaltato dal paganeggiante carnevale che ritroviamo ancora oggi nei “cucibocca” di Montescaglioso, nei “campanacci” di S. Mauro Forte, nelle “maschere cornute” di Aliano, l’“urs” e “u’rumit” di Satriano di Lucania.
E fuori regione il fliace più famoso è senza dubbio Pulcinella; capo maschera, co-patrono della spiritualità partenopea e di tutte le genti osco-meridionali, ma anche maschera del tempo felice dell’abbondanza.Quel che siamo oggi, come disse Fortunato, lo dobbiamo agli ultimi due secoli di espoliazioni, accentramento burocratico e imposizione di modelli economici nordici che tutto furono tranne dimostrare di essere migliori rispetto a quelli partoriti in loco, fra i danzanti in maschera.
Link Utili:
Lucani, gente seria. Sì, ma non esageriamo – (Prima Parte) – Onda Lucana
Lucani, gente seria. Sì, ma non esageriamo – (Seconda Parte) – Onda Lucana
Lucani, gente seria. Sì, ma non esageriamo – (Terza Parte) – Onda Lucana
Lucani, gente seria. Sì, ma non esageriamo – (Quarta Parte) – Onda Lucana
Lucani, gente seria. Sì, ma non esageriamo – (Quinta Parte) – Onda Lucana
Tratto da:Onda Lucana®by Ivan Larotonda
Si ringrazia l’autore per la cortese concessione. Immagine di copertina tratta da Web fornita dall’autore.
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