L’unica grande eresia – (Seconda parte).

Tratto da:Onda Lucana®by Ivan Larotonda

Vi è da dire che, ovviamente, anche gli stessi cristiani erano molto critici riguardo le posizioni, estreme, di questa religione sincretistica che considerava la materia il male. E’ ovvio d’altronde come il cristianesimo, lungi dall’essere una religione puramente spirituale, ed anche in questo secolare equivoco si scorge l’impronta manichea, è una religione che fin da subito ha fatto del corpo il “tempio dello spirito”, scrigno nobile che risorgerà nell’ultimo giorno: Lo stesso Gesù Cristo ha dato l’esempio all’umanità redenta risorgendo dai morti in anima, spirito e corpo.

Tuttavia le influenze gnostiche che propagavano la fuga dalla materia nonché sua negazione come ente benigno, si fecero strada comunque all’interno delle comunità cristiane, specie le più colte le quali, influenzate dal neoplatonismo plotiniano, acuirono i concetti di caduta delle anime, create in una comunione spirituale col Dio impersonale, emanazione dell’altrettanto Uno impersonale, in una materia che le imprigiona. Concezioni che si facevano strada nell’inquietudine politica del tempo: il tramonto della civiltà classica. Se all’epoca di Platone tali speculazioni si facevano strada in modo vago, ambiguo e soprattutto ristretto a pochi “credenti”, ora, nel III-IV secolo d.C., in completa crisi identitaria delle élite, si strutturavano in una vera forma antagonistica al credo dominante, statale.

L’affermazione del Cristianesimo come religione ufficiale dell’Impero Romano fece sì che lo gnosticismo, molto diffuso specie in Oriente grazie alle teorie di Marciano, sia stato ridotto al lumicino. Purtroppo però le eresie quando sono sotto attacco sopravvivono in stato larvale, magari all’interno di ristretti circoli di iniziati, è così che è nata la massoneria; come i microbi che si ibernano per sopravvivere, allo stesso modo nell’età di mezzo riesplose, grazie ai portatori di germe sotto forma di maestri illuminati. Di questi lontani discepoli di Mani, intenti a riproporre l’“alternativa” manichea anche in occidente, sono chiaramente più appariscenti i catari, che in greco vuol dire i puri, ed è già tutto un programma chi si presenta in tal modo. Dio ci liberi da tutti coloro che si credono gli eletti e puri, hanno storicamente fatto solo danni all’umanità.

La famosissima setta catara era nata in Bulgaria, e non poteva essere altrimenti data la storica appartenenza di questa regione, non ancora nazione, all’Impero Romano d’Oriente. Dunque in un luogo geografico dove abbondavano gli scritti del mondo classico e dunque le esperienze neoplatoniche e manichee facevano più facilmente proseliti. Da quei luoghi alcuni profughi giunsero ad insediarsi fin nella Francia meridionale, sui monti pirenaici e in molti fra rocche e castelli che elessero a loro luogo di imperio e diffusione, veri e propri covi di aquile. Per scacciarli da lassù fu necessario indire una crociata, e su questo ci soffermiamo un momento.

Il ben pensante a sentir parlare di crociate affila subito le sue lame dialettiche e scaglia perentoriamente i suoi strali contro il papato, nella fattispecie Innocenzo III, (l’autore della crociata contro gli albigesi, cosi detti dal luogo della loro capitale Albi). In verità è da comprendere il periodo storico all’interno del quale si svolsero questi fatti. In buona sostanza la mitezza degli albigesi era un vero e proprio insulto all’umanità; molti di loro si spinsero addirittura a non procreare, tanto era odiato il mondo materiale. La morte era vista per davvero come una liberazione; somigliavano molto ad alcune estreme sette new age che abbiamo dovuto sopportare negli anni 60’ 70’.

Il punto grave è che nel medioevo facevano più proseliti, dato che la popolazione viveva di stenti nella quasi totalità; per la gente di quel tempo il mondo della luce prospettato dai catari, luogo di riunificazione con la divinità, avrebbe potuto rappresentare la fuga dalla dura realtà. Ancora il benpensante, sempre ateo ovviamente, (perché è noto come solo questi abbiano la scienza infusa), potrà sorridere ed obiettare dicendo che anche il cristianesimo in fondo è così: fuga dal mondo materiale. Niente di più stolto! Il Cristianesimo è la religione della carne, della resurrezione e dell’eternità delle anime, degli spiriti e dei corpi. Il mondo materiale non è un accidenti a seguito di scontri metafisici bensì l’atto d’amore di un Dio che soffia sì il suo spirito nelle sue creature, ma resta l’Onnipotente. Lo gnosticismo manicheo, sconfitto nel meridione, si ripresentò nel naturale luogo dell’opposizione al mondo latino, l’orrida Germania di oraziana memoria.

Fu qui che Lutero riprese la lotta contro il mondo materiale riprendendo le tesi manichee. L’abiura del monaco agostiniano per la scolastica tomistica, fondata sul libero arbitrio, fu sostituita da lui col servo arbitrio. Nient’altro che la ripresentazione del Dio manicheo, il quale capricciosamente, osiamo dire, predestina alla salvezza alcuni prescelti ai quali basta essere inseriti, diremmo casualmente, nel novero dei “salvati”. L’importante è credere e puoi peccare all’infinito, tanto ti autoassolvi da te: con rozza sintesi potremmo concludere che in questo si consta l’eresia luterana. Il lato più inquietante è tuttavia rappresentato dal filo rosso che lega questo mondo medievale germanico con il solare e ben più antico sistema geopolitico e teologico mesopotamico.

Mediata dal neoplatonismo a Lutero giunse lo stesso ordine metafisico composto da una divinità che possiede in sé la contraddizione. Gli gnostici descrivono come nel pleroma (che significa anche la luce che esiste al di sopra del nostro mondo), avvenga il contrasto, la separazione: opera del principio femminile detto Sophia che, scontrandosi con il principio maschile, la Saggezza, per caduta crea il mondo materiale. Questi dogmi restarono presenti anche in seguito e fornirono le basi per la nascita della filosofia idealista tedesca.

Al vertice della quale non possiamo non insediare il “divino” Hegel il quale, dopo fervido lavoro speculativo, esplicitamente dichiara e ripropone lo gnosticismo manicheo; il dualismo, dialettico, è il fulcro attorno al quale ruota il pensiero idealista. Hegel stesso affermava che il male altro non è che il principio del movimento da cui prende a formarsi, sempre per caduta, l’intero mondo: E’ dunque un principio che costringe a rovesciare il divino nel mondo materiale. Secondo Hegel l’essere ed il non essere, (il secondo sarebbe il male), sono presenti in Dio stesso; qui il principio dualistico manicheo si riduce all’Uno plotiniano ma si tratta pur sempre di due enti che scontrandosi danno origine al mondo materiale.

La stessa creazione di conseguenza viene rigettata e accettata solo come una metamorfosi umana del divino: “La conoscenza umana di Dio è la conoscenza che Dio ha di se stesso”. Siamo agli antipodi del pensiero classico occidentale, in cui il mondo è oggettivo e subordinato al Dio biblico e al pensiero aristotelico, che era il fondamento filosofico che giustificava la rivelazione del Dio incarnatosi nell’uomo. Tutte queste correnti mistiche e filosofiche, originate da Platone e soprattutto da Mani, combattendo per la liberazione dell’uomo dalla schiavitù della carne possono ben definirsi come ideologie della morte. Non è a caso che siano partorite dal luteranesimo, e più ancora dall’idealismo, le dottrine di morte nazicomuniste.

Divinizzando se stessi, gli “eletti” dei partiti al potere, bolscevichi e nazisti, credettero sacrificabili gli elementi “disturbatori” nel cammino verso la riunificazione, verso l’assoluto, il ritorno alle origini, a quell’Uno separato dall’atto dialettico-conflittuale e dal quale era “nato” il miserrimo mondo materiale. Era logico che simili insegnamenti avrebbero portato al declassamento della vita stessa: per la creazione di un mondo nuovo, senza l’atto d’amore ontologico del Dio di Abramo cessa anche la fraternità e tutto si riduce al sinistro concetto di liberazione attraverso lo sterminio del nemico. Oggi, sconfitte le ideologie della morte siamo soggetti a nuove ripresentazioni del manicheismo, all’ateismo di stato tipicamente occidentale, presupposto della morte spirituale dei popoli prima ancora di quello materiale.

E non è forse odio verso la creazione la devastazione dell’ambiente, per lo stupido profitto senza limiti e fini? Per non parlare dell’abbrutimento, anche fisico, dell’umanità soggetta all’altrettanto manicheo capitalismo? Il quale non concepisce nient’altro sistema sociopolitico al di fuori di sé, e tutto il resto vede in chiave negativa, da eliminare. Il totalitarismo è una ipostasi del manicheismo. Al totalitarismo delle dittature idealiste-ideologiche, oggi si registra il totalitarismo del liberismo: non si può fare diversamente?

Assolutamente no, sempre e solo mercato! Si parla più di stato sociale? Nella migliore delle ipotesi ti ridono in faccia, in altre situazioni ti scagliano contro i servi del capitale, quegli indottrinati dalle filosofie della morte sommamente descritte sopra, che in passato impugnavano le pistole ed oggi le spranghe con cui spaccare le vetrine agli unici che lavorano per davvero, e ancora danno addosso alle forze dell’ordine.

Tutto questo sono gli indottrinati, i puri, (i nuovi catari), gli unici in grado di capire il mondo e che hanno sempre ragione perché in loro alberga la conoscenza “vera”, la gnosi. Tutto questo risiede nei centri sociali: campioni dell’idealismo, del totalitarismo, del manicheismo, del nichilismo. Abbiamo da riprendere ancora le armi, come al tempo di Innocenzo III, verso la nuova Albi che alberga in questo angolo di mondo sempre più nemico del creato.

Tratto da:Onda Lucana®by Ivan Larotonda

Si ringrazia l’autore per la cortese concessione. Immagine di copertina tratta da Web fornita dall’autore.

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