Matrimoni di altri tempi : “A zit”

Tratto da:Onda Lucana®by Franca Iannibelli

Aprendo un cassetto dell’armadio, ritrovi delle vecchie foto di un matrimonio di molti anni fa, apri così anche il cassetto della memoria.

Il giorno del matrimonio ai tempi dei nostri genitori era una festa per il paese, tutti andavano a fare gli auguri, tutti potevano mangiare “I pastarell da zit“, “I tarall” e bere un buon bicchiere di vino conservato per l’occasione.

Andiamo per ordine.

Quando due ragazzi së vulijn’ (si innamoravano), l’unico contatto fra loro era qualche biglietto scritto inviato tramite…., o una frase detta in fretta e furia dietro a qualche angolo. Si doveva ufficializzare il fidanzamento. Il ragazzo andava “Ku Mbasciaterë” (una persona addetto al ruolo), chiedere la mano della sua innamorata al padre (padre e non “Genitori”, perché la mamma contava meno), il quale faceva il terzo grado.

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Per prima cosa chiedeva che posizion’ tensë cioè: (qual’è la tua situazione economica e lavorativa); per conoscere se andava bene tale status sociale per la figlia, di seguito si ufficializzava un’ulteriore incontro con il secondo genitore maschio pë kumbinè a zit; cioè: ufficializzare il fidanzamento.

Incontrandosi i due genitori, incominciavano la contrattazione per definire il “Contratto“: l’uno all’altro chiedeva di accompagnare il fidanzato alla rispettiva abitazione della futura fidanzata, mentre la parte ospitante offriva la dote della ragazza in termini di danaro e di beni materiali che costituivano (la quantità del corredo) detto “Quant pann”, nel caso in cui entrambi i genitori erano soddisfatti, si procedeva verso un’ulteriore step.

Dopo un anno di fidanzamento, (minimo un anno), il quale serviva pësë conoshë, cioè: per conoscersi e scoprire se vi erano difetti caratteriali oppure fisici, se tutto procedeva bene in seguito si fissava la data delle nozze.

Una settimana prima del matrimonio si faceva: u liet’ dha zit, cioè: (il letto dei futuri sposi), e si portava il corredo nella casa dove dovevano abitare, ma non prima di averlo messo in mostra in modo che la suocera potesse controllare il corredo nella sua integrità.

Fatto il letto con il coordinato: i lunzul’ e u kupėrtin’ dhu prim’ liet’, cioè: (lenzuola e copriletto per la prima notte di nozze), venivano invitati amici e parenti per ammirarlo, tranne la sposa perché era “Malaurië” (non di buon auspicio), e ognuno di propria iniziativa ci poggiava sopra una manciata di banconote e confetti.

Tre giorni prima delle nozze, un gruppetto di uomini andavano a fare u nvitë, cioè: (andavano in tutte le case del paese per invitare i conoscenti e non per le nozze).

Il vestito da sposa veniva comprato dalla mamma dello sposo, ma lei doveva regalare alla suocera una “Parure Collection”: camicia da notte, camicia e calzini al suocero e al cognato, ed infine la cravatta allo sposo.

Il giorno del matrimonio con un gran corteo, quasi tutto il paese accompagnava gli sposi in chiesa, e dopo di nuovo in corteo verso casa dei neo sposi, dove veniva offerto “U cumplëment’ “; (paste fatte in casa): taralli, confetti, liquore e vino. Gli invitati come regalo, portavano “A bust’‘; cioè; una busta contenente come regalo una somma in denaro. A “Cummer’d’anell’ ” (la testimone);  regalava un anello alla sposa e “U’ kumper‘ ” (il testimone) la “busta” con i soldi allo sposo.

Si andava a pranzo dove c’era il cuoco (un signore capace ed esperto di cucina) che li aspettava con piatti semplici; come antipasto “U’ suffritt“: coratella di capretto, macellati per l’occasione, il sugo con carne e la pasta detta (I Ziti) erano d’obbligo, poi le cosce di capretto cotte nel forno a legna su grosse graticole.

Finito il pranzo si sgombrava la stanza per continuare i festeggiamenti, e per accogliere amici con balli e con note di fisarmonica.

Un’altra tradizione era quella che la sposa non doveva uscire per una settimana: si diceva; è sutë nghep l’ott cioè: (uscita dopo otto giorni) e si rifesteggiava con pranzi e balli.

Tratto da:Onda Lucana®by Franca Iannibelli

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Si ringrazia l’autore per la cortese concessione – Foto interne e di copertina fornite e prodotte dall’autore.