L’Istat sostiene che siano soprattutto le donne a restare senza entrate economiche dopo il divorzio, ma anche per i padri la situazione non è delle più floride. Questi ultimi, infatti, una volta staccatisi dalla coniuge, di solito sono obbligati dalla legge a lasciare la casa dove vivevano con la propria famiglia e a provvedere al suo mantenimento, spesso potendo contare unicamente sul solo salario mensile percepito. Ció comporta sempre maggiori disagi: c’è chi chiede agli amici di farsi ospitare, perfino chi va a vivere in macchina e riesce a rifocillarsi solo grazie alle mense della Caritas.
I padri separati sono i nuovi poveri: non hanno solo il bisogno materiale di un tetto sotto il quale trovare riparo, ma anche di un supporto psicologico che li aiuti a superare il trauma di una relazione distrutta, in cui nessuno è risparmiato dal pagare tristi conseguenze anche a livello emotivo: figli allontanati o sottratti, ex che si contendono denaro, colpe e prole. Tutti questi fattori spesso causano gravi disagi interiori che sfociano in ansia e depressione. Per cercare di comprendere ed arginare le difficoltà che vivono molte di queste persone, sono numerose le associazioni e i gruppi di esperti intervenuti fattivamente in soccorso dei padri separati. Grazie a donazioni e finanziamenti pubblici, sono state create decine di strutture di accoglienza. Nella Capitale, ad esempio, le istituzioni si sono date da fare ed hanno aperto “La Casa dei Papà”.
In altre località, la Caritas ha creato delle strutture che offrono la possibilità di ospitare per la notte i padri che non hanno un posto dove dormire. Solitamente essi possono permanere in questi luoghi per tempi limitati, ma in compenso possono recarvisi con i figli e trovare il supporto di avvocati, psicologi e medici: un modo per ricominciare la propria vita, per consentire a chi non ce la fa di regalarsi un nuovo inizio.
Perché i padri si trovino spesso a patire le conseguenze del divorzio è semplice: la maggior parte delle volte i figli vengono affidati alle mamme, alle quali spetta spesso anche la casa dove continuare a crescerli. Chiaramente, non potendo tutti gli uomini separati permettersi di pagare una seconda locazione o l’acquisto di una seconda casa, cominciano i problemi.
Nonostante la legge sull’affido condiviso preveda che entrambi i genitori contribuiscano in pari misura alla crescita dei figli, sono ancora quasi 200.000 i padri che vivono in condizioni di totale indigenza. In realtà questa legge, un po’ come tutte le altre in Italia, zoppica: ad alcuni padri viene permesso di vedere i figli una tantum ed in alcuni casi addirittura mai più. Essi vengono utilizzati come strumento per fare la guerra tra ex e, benché la legge preveda altro, come ad esempio il reato per la sottrazione di minore, spesso nessuno viene processato e le denunce finiscono per essere archiviate.
Porre rimedio a questa situazione non sarebbe impossibile anche solo se si facesse in modo che chi percepisce il mantenimento lo rendicontasse, in modo da evitare sprechi e spese eccessive che finiscono per gravare pesantemente su chi invece è costretto a non avere più nemmeno un euro per un panino.Favorire il dialogo sempre, anche quando i rapporti si complicano, sarebbe un altro fattore da non sottovalutare per trovare accordi comuni, anche di tipo economico, e per non coinvolgere nella rovina anche chi non c’entra, come i figli: può finire l’amore, ma mai il rispetto ed il buon senso. Lo Stato, inoltre, dovrebbe rivedere la propria legislazione per poter garantire un maggior equilibrio dei diritti e dei doveri riguardanti le questioni coniugali, ma – purtroppo si sa – forse avrebbe poco da guadagnarci.
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