Ministri all’opera, quando l’anno scolastico sta per cominciare. Instancabili, per quelle quattro ore quotidiane di fatica in parlamento. Ammirevoli per i tentati ragionamenti. Così ho deciso di riassumere le principali innovazioni di un anno scolastico 2.0 nuovo nuovo.

  1. Eliminate le bocciature: da oggi in avanti basterà entrare in classe, o in alternativa far entrare un fantoccio travestito, rispondere presente agli insegnanti, possibilmente dormire senza portare un cuscino da casa, e uscire al suono della campanella, perché i bidelli possano pulire le classi. Questa è la scuola. Si viene promossi così. Ritardi nell’apprendimento? Non è colpa dello studente, saranno i processi di sinapsi che non rispettano le tempistiche. Vanno premiati per questo. Per aver sopportato. Sono quasi eroi, oserei dire. Che cosa si otterrebbe con la bocciatura? Maggiore impegno? CHE?! SIA MAI! I ragazzi devono capire che nella vita la meritocrazia non esiste più: ci vuole la faccia assonnata, la stupidità necessaria per sfondare in televisione, l’analfabetismo di cinquant’anni fa. Ma scherziamo, vogliamo davvero bocciare? Vorrebbe dire aumentare il numero di classi, poi. E chi le baderebbe? Una balia? Le spediamo in convento? No, no. Meglio abolire le bocciature e risolvere i problemi. Probabilmente anche il mio cane potrebbe aspirare al diploma.
  2. Eliminati i compiti a casa: logico. Perché l’orario scolastico è di al massimo otto ore, superate le quali il bambino entra in catalessi davanti alla televisione come è lecito che sia, poveraccio. E i genitori devono lavare, stirare, lavorare, uscire con gli amici che altrimenti si offendono, cucinare addirittura! E chi può seguirlo, un bambino? In fondo le cose si imparano a scuola, anche se io di allora ricordo a mala pena cosa mangiavo all’intervallo. Ma si sa, i bambini hanno una memoria migliore. È così che si impara tutto: senza esercizio. Si impara a nascere imparati. Si impara a scrivere senza scrivere. A leggere senza leggere. A contare senza contare. È un progetto sperimentale.
  3. Scuole superiori di quattro anni: perché in Italia c’è talmente tanto lavoro che questi studenti non possono certo perdere tempo tra i banchi, no, bisogna spedirli diciassettenni fuori dal liceo, gonfi di ignoranza. Non sono prevenuta: escono gonfi di ignoranza anche dopo cinque anni, la cosa non migliora. Certo, non bisogna generalizzare. Ma a che scopo abolire un anno? Togliamo il Novecento, l’analisi matematica, la relatività, le biotecnologie, la letteratura dell’ultimo secolo? Approfondimento del passato, questo è? No, si adattano i programmi. Non si sa come. Forse taglieranno i libri, strapperanno le pagine ridondanti. Siamo il paese della pragmaticità, bisogna agire, non dormire! Tra l’altro, la promozione è assicurata, a che scopo perdere tempo a scaldare una sedia?
  4. Esame di terza media facilitato: tre prove anziché cinque, e lamentati! Le prove invalsi non faranno più parte dell’esame. Non conplichiamo le cose. Dopo gli studenti si stressano, smettono di mangiare, cadono in depressione, smettono di studiare, e ci ritroviamo senza laureati. Bisogna intervenire prima. Si chiama prevenzione. E noi cretini che abbiamo fatto le nostre prove invalsi senza sintomi di disordini alimentari, siamo una generazione ormai andata, finita. Non possiamo capire le esigenze del nuovo secolo. La loro fragilità. Le loro paure davanti agli esami. I “voglio la mamma” che mi stringono il cuore.
  5. Maturità 2019 rivoluzionata (forse): ci provano da due anni almeno. Forse ci sono riusciti. Eliminata la terza prova, perché anche a diciotto anni potrebbero stressarsi. Italiano e la materia di indirizzo. Tutto il resto può venire cancellato già da inizio giugno. Formattate l’hard disk. Poi, non finisce qui: per l’ammissione basta la media del sei. Se ho un tre in matematica e un nove in religione, sono promosso, in nome di quel principio “buttiamofuoriquestiragazzichedevonolavorare”. Ragionevole. Inoltre, il colloquio si baserà sull’esposizione del progetto scuola-lavoro. Una classe l’anno scorso è andata a scavare. Cosa c’è da esporre, a me sfugge. Forse le gradazioni di marrone del terriccio? E farò ufficialmente parte dei poveri diavoli che hanno superato gli esami ancora seri della “cattiva scuola”. Dovrebbero darmi una medaglia per questo.
  6. Cellulari in classe: l’ultima brillante idea da Nobel per la pace. I cellulari in classe. Perché secondo la ministra, che si dice tanto vicina ai giovani, gli studenti il cellulare lo spengono davvero. Ma per piacere! Ci vuole tanta fantasia, cara ministra. Sa qual è il problema? Che oggi i bambini di otto anni hanno un cellulare, un profilo Facebook, un profilo Instagram, e ringraziamo Iddio se ancora sanno scrivere in corsivo. Lei cosa vuol fare? Placare questo obsoleto desiderio di insegnare a scrivere su carta. Che spreco. E quanti alberi abbattuti. I nostri figli devono capire che le penne smetteranno di esistere. In un mondo prossimo tutto si farà al computer. Saremo tutti ciechi o cancerogeni. Anzi, forse saremo noi stessi dei computer. E chi prima inizia è a metà dell’opera. No?

Ha detto la ministra Fedeli:

“Li vedo e li frequento, i ragazzi. E so che non si può continuare a separare il loro mondo, quello fuori, dal mondo della scuola”.

Le fa onore. Che proposito nobile! Avercene, di ministri così!

Cosa dimostra tutto ciò? Che un bel mondo scolastico vuoto e apatico, formale e rivoltante, si adatta perfettamente al nostro bel Paese di figli di papà, disoccupati, gente che scrive scienza senza la i, e chi per pagare alle casse tira fuori la calcolatrice. Del cellulare, mi raccomando. Quelle comprate in cartoleria sono soltanto brutte copie.

E meno male che si chiama buona scuola.

So che ne avevo già parlato, ma seguo ogni aggiornamento e desideravo condividere con voi questi avanzati provvedimenti di una mente aperta ministeriale.

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via Riassumo le rivoluzioni scolastiche 2017 — Ilmondodelleparole