E, purtroppo, non si tratta di un numero lanciato a casaccio. Sul finire di quest’estate che ha visto, in Italia e altrove, un preoccupante incremento dei fenomeni climatici estremi, dalle ondate di calore e siccità, con annessi incendi, agli uragani e piogge torrenziali, ho letto un eccellente articolo dal titolo Increasing risk over time of weather-related hazards to the European population: a data-driven prognostic studypubblicato sulla rivista The Lancet Planetary Health (che consiglio a chi si interessi di clima, inquinamento e questioni sanitarie globali) che tenta di rispondere appunto alla domanda che tutti noi ci stiamo ponendo in questi giorni: quale sarà il prezzo che dovremo pagare al cambiamento climatico nei prossimi decenni?

La risposta non è destinata a piacerci. Innanzitutto, spendiamo due parole sul metodo: gli autori, sulla base di dati storici, hanno costruito un modello piuttosto complesso per prevedere l’evoluzione futura dei rischi per la popolazione di tutti i paesi europei derivanti da alcuni principali eventi “estremi” correlati al clima: le ondate di calore, le ondate di freddo, le alluvioni marine, le esondazioni di fiumi, le siccità, gli incendi boschivi, le tempeste. Ovviamente questi eventi minacciano in misura diversa i vari paesi europei, e il cambiamento climatico avrà effetti molto diversi sulla probabilità di verificarsi di eventi estremi di questo tipo (ad esempio, siccità e ondate di freddo). Come “misura” dei danni che questi eventi potranno provocare, gli autori hanno scelto il probabile numero di vittime che potranno provocare, considerando costante la vulnerabilità nel tempo (ossia, immaginando che non si faccia nulla più di quanto si faccia ora, ad esempio, per proteggere le aree costiere dalle mareggiate), e tenendo anche conto delle probabili variazioni demografiche (ad esempio l’invecchiamento, una maggiore o minore concentrazione della popolazione in aree urbane, costiere, ecc.). Maggiori dettagli sulla metodologia adottata si trovano nell’appendiceall’articolo.

Naturalmente, eventi di questo tipo si verificano già, e fanno già delle vittime. Gli autori hanno scelto come periodo di riferimento per i confronti il trentennio 1981-2010, nel quale per le cause indicate in Europa si sono verificati circa 3.000 morti. Secondo i modelli adottati dagli studiosi, nel trentennio 2011-2040 gli eventi climatici disastrosi potrebbero costare circa 32.500 morti, che salirebbero a 103.300 nel periodo 2041-2070 e a ben 152.000 nel periodo 2071-2100. In altre parole, i morti per queste cause nell’arco di 60 anni salirebbero di quasi 50 volte.
Ma non è tutto qui: questi infatti sono i dati che riguardano l’intera Europa. Se andiamo ad analizzare separatamente le diverse aree, vediamo che, non sorprendentemente, la sorte peggiore toccherebbe all’Europa meridionale (visto che aumenterebbero in particolare i disastri associati al caldo) e in modo particolare all’Italia. Le mappe qui sotto illustrano piuttosto bene la progressione dei danni nel periodo considerato nella simulazione (al colore rosso più intenso è associato un maggiore incremento percentuale della mortalità rispetto al periodo di riferimento):

progressione

Quindi, secondo le previsioni dell’articolo, nel trentennio 2071-2100 (non poi così lontano) in Europa meridionale il numero di morti ogni dieci milioni di abitanti dovrebbe raggiungere i 7030 rispetto ai 112 del periodo di confronto. Una calamità di proporzioni enormi, particolarmente grave per l’Italia, dove la gran parte dei morti previsti (in totale circa 42.000) sarebbero causati da ondate di caldo torrido.

Tutto questo, se non si fa nulla. Se non prendiamo atto che il cambiamento climatico è una realtà, se non accettiamo di investire denaro in opere di protezione a lungo termine e in edilizia moderna, se non sviluppiamo fonti energetiche alternative e non convinciamo noi stessi e i nostri partner internazionali a tagliare pesantemente la produzione di gas serra, aspettiamoci decine di migliaia di morti. Per quanto i modelli alla base di studi come questo incorporino delle incertezze notevoli e non possano offrire certezze matematiche, il messaggio di base è chiaro: la minaccia del cambiamento climatico è enormemente superiore alle azioni che sinora abbiamo messo in campo per scongiurarla.

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