Una storia politicamente corretta – (Parte Seconda).

Tratto da:Onda Lucana by  Ivan Larotonda

Ma si possono trovare miriadi di assurdità su di un passato reso ucronico ad uso e consumo di chi fa affari, oggi, cogli arabi. Un esempio che mi ha divertito è il mascheramento della presenza, storica, reale, del dominio romano sulla penisola araba. Sfido chiunque a trovare una cartina che rappresenta l’Impero Romano con dentro la provincia d’Arabia; nessuno mi convincerà del contrario quando affermo che essa è stata volutamente ignorata. D’altronde ancora oggi se qualcheduno vuol recarsi nella città saudita di Meda’in Shalih, non gli sarà permesso. Anche le brevi campagne di scavo archeologico, in questa località, sono state interrotte per non riprendere mai più, questo, con la scusa che alcuni di questi luoghi sono stati dichiarati inferi! Con tanti saluti sulla modernità illuminista che era presente già mille anni fa nell’islam.

Comunque hanno fatto in tempo a scoprire, sempre in Meda’in Salih, le attestazioni e le titolature agli imperatori Traiano e Adriano, segno tangibile della presenza di guarnigioni romane in questa località che stava posizionata a meridione della vastissima provincia d’Arabia, creata nel 106 d. C. inglobando l’antico regno degli arabi nabatei, (già Stato cliente di Roma). Ancora nel profondo Hejaz, a pochi chilometri dalla stazione carovaniera di Medina, la futura seconda città santa dell’islam, era situato il porto di Leuke kome dove, come attesta il “Periplo del mar eritreo” (trattato commerciale del I secolo d. C.) sostava una cospicua guarnigione romana con a capo un centurione che prelevava le imposte che gli arabi, alla guida delle teorie di dromedari che provenivano dallo Yemen, pagavano all’impero romano.

Lo stesso Yemen fu investito, all’epoca di Augusto, da un invasione guidata dal prefetto d’Egitto Elio Gallo, e che portò strage tra i sabei, (così erano chiamati gli arabi del sud). La spedizione, pur concludendosi con il ritiro dei romani, stremati dalla sete, conseguì comunque il risultato finale di rendere l’area meridionale della penisola araba cliente di Roma.Perché parlo di questi esempi? Non certo per vantare l’imperialismo degli antichi italiani-europei, ma per mostrare l’assurdità di certi atteggiamenti che continuano, con sempre maggiore virulenza, ad abbattersi sul passato europeo.

Questa volontà di mostrare la passata inferiorità politica e militare degli europei in confronto agli orientali, è propedeutica alla dimostrazione della conseguente inferiorità tecnologica, ovviamente. Per decenni ci hanno riempito la testa sul fatto che le cifre che usiamo oggi le hanno inventate gli arabi, come pure la bussola, la vela triangolare per la navigazione di bolina e persino il gelato. E’ proprio il caso di dire: ma quante cassate!

Per restare al tema dell’ennesima attribuzione impropria agli arabi di un dolce, appunto la cassata, che è invece di origine romana, precisamente area campana; è dipinta persino su di un affresco pompeiano. Inoltre, aggiungo per correttezza storica che: La vela triangolare era montata già dai bizantini, le cifre in uso oggi sono d’origine indiana e gli esempi di bussola risalgono addirittura al mondo punico.

Tratto da:Onda Lucana by  Ivan Larotonda