Il futuro motoristico sarà ibrido se non ancor meglio elettrico. La tensione verso un’innovazione tecnica che sia sempre più sostenibile e meno impattante sull’ambiente passa inevitabilmente da questa considerazione. E indubbiamente, uno dei business sportivi più redditizi al mondo non poteva restare a guardare.
Questa è la intuizione che sta dietro al progetto lanciato in via informale dal presidente della FIA Jean Todt, che durante una cena a Parigi con Alejandro Agag e Antonio Tajani, ha esposto l’idea di una categoria riservata a vetture elettriche nell’ormai lontano 2011. L’obiettivo, allora lungimirante, dell’ex team manager Ferrari, insieme al presidente dell’Addax Capital, attuale capo del circus della Formula E era quello di creare un campionato che fosse in grado di dimostrare il potenziale della mobilità sostenibile nel contributo alla creazione di un mondo migliore e più pulito.
L’attuale presidente della Commissione Europea rimase piacevolmente colpito dalla proposta, convinto che potesse dare una spinta propulsiva all’elettrificazione dell’industria automobilistica, con una svolta determinante nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Ottenuto l’avvallo istituzionale, il presidente della FIA si rivolse ad Agag, il quale avrebbe assunto la guida di questo nuovo campionato, grazie anche alle precedenti esperienze maturate nel settore e nella negoziazione dei contratti televisivi, di sponsorship e marketing.
L’ascesa è stata repentina dato anche il subitaneo coinvolgimento di piloti esperti, provenienti anche dalla Formula 1. Dopo poco meno di due anni di test, nel 2014 fu delineato il calendario del primo campionato automobilistico interamente composto da veicoli spinti da motori elettrici.
Alla progressiva diffusione e notorietà della competizione è seguita in parallelo un’evoluzione tecnica non indifferente delle prestazioni delle vetture in gara. Tra la prima e la seconda generazione di monoposto sono state apportate modifiche determinanti: accelerazioni e velocità di punta sono state riviste grazie al supporto di nuovi materiali di costruzioni; i nuovi modelli toccano i 280 km/h, con un’accelerazione: 0 – 100 km/h in 2,8 secondi. Innovazioni molto rilevanti sono state attuate anche nel campo della motoristica pura, con un nuovo impianto elettrico e una revisione dei consumi consentiti.
Il mondiale, giunto ormai alla 5° edizione, ha assistito a continui aggiornamenti anche dal punto di vista del regolamento. Nella stagione 2018/2019 verranno inaugurate nuove norme che promettono gare ancora più avvincenti e il massimo coinvolgimento del pubblico. Già detto delle nuove monoposto, il nuovo regolamento è stato studiato per portare al massimo sfruttamento di queste vetture, con gare non impostate sul numero di giri ma a tempo. I piloti dovranno correre per 45 minuti, allo scadere dei quali compiere un giro aggiuntivo per arrivare sotto la bandiera a scacchi.
Quello della Formula E sta diventando un business molto attrattivo, come testimoniano i recenti e redditizi accordi commerciali per il supporto tecnico e di broadcasting con le esclusive con Michelin e ABB e le importanti partnership di sponsorizzazione con Bosch, Moet Chandon e Heineken.
Una particolarità del mondiale di Formula E è proprio alla sua struttura organizzativa, votata allo spettacolo. L’idea di fondo era quella di creare un campionato a portata d’uomo, una sorta di green carpet su misura dello spettatore: sono infatti meravigliose le location che fanno da sfondo ai Gran Premi, visto che tutti i circuiti sono cittadini.
Se è vero, dunque, che il futuro motoristico sarà dominato dall’elettrico, quella che pareva una sparuta intuizione ci ha in realtà regalato una lungimirante realtà.
via Uno sguardo alla Formula E — BOCCONI STUDENTS FOR SPORT MANAGEMENT
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