Il dibattito sui vaccini è entrato di prepotenza nella campagna elettorale italiana, i cui temi sono sempre più in linea con quelli delle ultime presidenziali USA. Una campagna elettorale che, secondo le rilevazioni, non riesce ad appassionare più di tanto gli italiani ma che vive sempre più spesso di scontri al calor bianco su temi di varia natura. Renzi: “Vorrei che la campagna elettorale non fosse sui vaccini”. Di Maio: “Faremo una legge per raccomandare i vaccini: siamo a favore della raccomandazione e per l’obbligo, ma come era inteso prima del decreto Lorenzin”. Salvini: ” I vaccini sono utili ma imporre indiscriminatamente 10 vaccini contemporaneamente è un rischio enorme per i bambini”. Recentemente un blog sul Fatto Quotidiano ha addirittura titolato “Se Nature dà ragione a Di Maio”. La tesi dell’autore del blog è che un recente editoriale di Nature supporti essenzialmente le tesi del M5S a favore di una politica pro-vaccinazioni che si avvalga più di incentivi e campagne che non di obblighi e coercizioni. E questo è solo parzialmente vero. L’editoriale si misura con il caso francese (11 vaccinazioni obbligatorie) che presenta molte similitudini con il caso italiano. Ma le premesse e le conclusioni non sono perfettamente in linea con le tesi di Di Maio. “Una cosa è certa, che l’immunizzazione diffusa è uno strumento vitale per la salute pubblica”. Questa frase è molto lontana dall’atteggiamento di Di Maio sul tema, che a me sembra un poco ambiguo, e che si può evincere da alcuni video su YouTube (QUI e QUI). Di Maio sembra ridurre la questione dei vaccini ad un rapporto tra cittadino e pediatra, senza che sia previsto alcun ruolo per istituzioni come il Ministero o l’Istituto Superiore di Sanità. Occorre però riconoscere al Movimento una presa di posizione più decisa di quella del loro leader. Il M5S a maggio del 2017 si dichiarava favorevole alla “massima copertura vaccinale possibile” e “all’introduzione di misure di obbligatorietà per vaccini che proteggono da malattie per le quali esiste una reale emergenza epidemica (come esiste al momento per il morbillo)”. E comunque il M5S è molto ci ha abituato spesso a giravolte improvvise (vedi posizioni sull’Euro) ed è proprio di questi giorni la notizia di affermazioni incredibili da parte di Sara Cunial, neocandidata al parlamento che ha parlato a proposito di influenza e vaccino gratis per i bambini come di «Un genocidio gratuito».
Recentemente Mentana, in un post su Facebook, ha ripreso Grasso che sul tema sosteneva: “Personalmente ritengo necessario mantenere l’obbligatorietà dei vaccini … fino a quando non raggiungeremo la giusta soglia di sicurezza per tutti. Solo in quel momento e puntando su informazione e consapevolezza si potrà, eventualmente rivedere l’obbligo per alcuni specifici vaccini”. Tale posizione appariva a Mentana troppo cerchiobottista: “Ho un grande rispetto per il presidente Grasso, ma la vaccinazione può essere solo obbligatoria o volontaria. Tertium non datur”. A me sembra che sicuramente le posizioni di Salvini siano da condannare, tutto il resto è discutibile, e pure con una certa passione. Sono infatti contrario alle affermazioni di Burioni secondo cui “La scienza non è democratica”. E se vogliamo dircela tutta non è detto che un immunologo, neanche il più famoso, sia un ottimo epidemiologo o un ottimo programmatore sanitario. I dati del rapporto Eurosurveillance sulla copertura vaccinale nel nostro continente sembra escludere differenze sostanziali nella copertura vaccinale tra i Paesi che raccomandano certe vaccinazioni e quelli che, invece, le obbligano per legge. La verità è che molto dipende dal livello di sviluppo umano e culturale dei singoli paesi. Celebre invece è il caso della California che ha, con successo, introdotto l’obbligo di vaccinazione per il morbillo, così portando il tasso di copertura al 93%.Recentemente è stata pubblicata sul BMJ una lettera di Emma Cave (Prof.ssa di Diritto in Sanità alla Durham University) in cui alcuni brani a me sembrano particolarmente istruttivi (che vanno comunque letti nel contesto di una discussione interna alla Gran Bretagna): “La vaccinazione obbligatoria dei bambini non è attualmente giustificata in luce degli attuali livelli di immunità di gregge … Due aspetti potrebbero ribaltare l’equilibrio verso una maggiore coercizione … Uno è lo sviluppo del benessere del bambino indipendentemente dall’immunità di gregge … L’altro è una diminuzione dell’assunzione di vaccini o aumento dell’infezione … Lo spettro di epidemie e pandemie può giustificare misure di emergenza… È bello vedere la BMA (British Medical Association) discutere di questi argomenti. Il dibattito dovrebbe estendersi oltre ciò che è appropriato oggi per comprendere le circostanze in cui diversi gradi di costrizione sarebbero giustificabili.” Argomentazioni simili sono riportate in un articolo di Elliman e Bedford pubblicato su Lancet nel 2013. Giudicate voi la distanza siderale dal nostro dibattito pubblico. Non possiamo sfuggire al dibattito su questi temi, e io credo che prima ancora che le forze politiche, a questo compito si siano sottratti i mezzi di informazione e un certo giornalismo.