“VECCHI RICORDI….”

Prefazione:

DA QUEL BALCONE…” Libro di Vito Coviello, un racconto di F. Braia cittadino materano: “VECCHI RICORDI….

Bisognerebbe coniare nuovi aggettivi per descrivere le bellezze dei Rioni Sassi. Sono unici e rappresentano l’identità di noi materani. A dire il vero non ho mai vissuto, per una questione anagrafica, negli antichi Rioni, ma la mia infanzia è stata comunque segnata dalla vita del vicinato. Sono nato e vissuto alla periferia della città, nei primi insediamenti di case popolari realizzate a Matera, ma posso dire di essere cresciuto nei “Sassi”. Per la precisione nel Barisano, dove vivevano i nonni materni e la nonna di mia madre, persone a cui sono stato molto legato. Poi arrivò la c.d. legge “risanamento Sassi”, che determinò il progressivo trasferimento della popolazione nelle abitazioni al piano.

Passavo i miei pomeriggi a casa loro, ed è stato in quegli anni che io, bambino di 6/8 anni, ho conosciuto coetanei che pur non avendo le comodità di noi abitanti della città, vivevano in maniera semplice, divertendosi facendo rotolare con l’aiuto di un bastone di legno, un cerchio di ruota di bicicletta lungo Via Fiorentini o giocando a nascondino tra i vari vicoli oppure organizzando incontri di calcio caratterizzati dalle continue interruzioni necessarie al recupero della palla che puntualmente terminava tra i traini parcheggiati sul lato della strada. Probabilmente è stato in quei luoghi che, ascoltando, ho imparato il dialetto, l’unica lingua parlata da quei compagni di gioco, quel dialetto che era parte di ogni abitante dei Sassi. Negli anni a seguire comunque, pur se i miei genitori parlavano quasi esclusivamente il dialetto, personalmente non l’ho mai utilizzato.

Nel tempo, complice anche l’innalzamento del livello di istruzione, si è assistito alla graduale scomparsa del dialetto, che poco alla volta è stato sostituito da una babele di lingue, proprie della gente che nel corso degli anni si è trasferita a Matera dall’entroterra. Oggi purtroppo a parlare il dialetto sono rimasti solo pochi vecchi che ogni tanto, per sentirsi al passo con i tempi, tendono anche ad italianizzare molti termini. Quando anche gli ultimi custodi della nostra lingua se ne saranno andati perderemo la nostra identità e non basterà essere inseriti nell’elenco dei siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità o essere stati Capitale Europea della Cultura per raccontare ai nostri figli chi erano e come vivevano i nostri antenati.

Tratto da: Onda Lucana® by Vito Coviello

Si ringrazia l’autore per la cortese concessione.Immagine di copertina fornita dall’autore.