Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un post dal titolo Noi ridiamo dei loro congiuntivi. Intanto loro si preparano a darci il colpo di grazia. In quel post spiegavo le ragioni che a parer mio portano il populismo a crescere e probabilmente a vincere alle prossime elezioni politiche, e stimavo in non più del 30% le persone disponibili, e coi requisiti necessari, a contrastarlo. Era, naturalmente, un post “politico”, ovvero di pareri, punti di vista, idee probabilmente non esenti da valori personali e forse anche preconcetti. Ma alcuni dei commenti avversi non sono stati da meno:
- i problemi sono ben altri;
- e il Pd, allora?
- sei ignorante, studia!
In particolare il benaltrismo risulta vincente: il fatto che – se la mia analisi fosse corretta – il paese sarebbe governato da una maggioranza fascio-grillina, non è un problema: i problemi sarebbero altri. Quali, di grazia? Il futuro governo (come qualunque governo) dovrà occuparsi di economia, welfare, immigrazione, lotta al terrorismo, occupazione e rilancio industriale, debito pubblico e sanità, tutela del territorio e rapporti con l’Europa… Mi pare onestamente che il dibattito sul prossimo governo sia l’unico reale, urgente, essenziale dibattito di una qualche rilevanza, e la scelta fra essere (probabilmente) governati da questa destra populista e inetta o essere (sperabilmente) governati da altre forze politiche sia esattamente il dibattito, la questione, il centro focale del nostri interesse politico.
Il benaltrismo, a mio modesto avviso, è il risultato di una dispercezione prodotta dalla complessità sociale. Noi vediamo ciò che accade attorno a noi, e tendiamo a spiegarlo con categorie familiari, usuali. Spiegazioni più profonde, che fanno riferimento a molteplici elementi, sono difficili da identificare e da riconoscere come sistemiche (ciò che in un post precedente sulla morale liquida definivo intensione del concetto), ed anche gli effetti di secondo livello, le conseguenze ampie e diffuse di ogni azione sociale (ciò che definivo estensione) non sono percepiti. Se posso usare un’immagine, è come se guardassimo il mondo dal nostro rassicurante fortino di idee precostituite, pregiudizi, conoscenze tacite; guardiamo dagli spalti e il nostro sguardo corre per alcune centinaia di metri; distinguiamo poco oltre tale distanza, e non vediamo nulla oltre le colline. I problemi che ci toccano sono quindi quelli del vicinato, delle campagne circostanti e poco più. Questa miopia si combatte solo viaggiando oltre le colline, ascoltando e comparando i racconti dei viaggiatori in transito, assumendo un atteggiamento disincantato verso il mondo. Ecco allora che se qualcuno ci racconta di guerre lontane fra popoli sconosciuti, se non abbiamo tale disincanto il racconto ci appare alla stregua di favola, mentre i nostri problemi, quelli veri, sono la siccità della campagne circostanti o la malattia del cugino o il traffico in città.
Il benaltrismo è una manifestazione tipica della difficoltà a capire la politica, ed è la chiave per l’efficace manipolazione del popolo, al quale si propone un’agenda politica iper-semplificata, con soluzioni semplici a problemi originariamente complessi, ma rappresentati come in realtà di facile soluzione; se solo si vuole, se solo si facessero governare gli onesti, se solo i politici ladri non preferissero occupare poltrone senza fare nulla, se solo gli intellettuali non perdessero tempo. La semplificazione della politica è una conseguenza del benaltrismo populista. Il mondo sarà pure un disastro (forse, si dice, chissà…) ma il mio dominio concettuale è relativo a insiemi semplici di problemi immediati. Su questi desidero risposte precise, mentre sul resto del mondo, beh… fate voi. Ma anche tali risposte precise non devono farmi venire mal di testa, non devono peccare di intellettualismo ed essere facili, di tipo causale (causa—> effetto; problema —> soluzione). Il politico populista questo lo sa e impone la propria agenda assolutamente improbabile, sbagliata, fondata su presupposti falsi e insostenibili e con soluzioni fantasiose e irrealizzabili. Diamo un’occhiata ai programmi 5 stelle saltando il cospicuo sciocchezzario demagogico che costituisce il brodo legante di tutte le loro proposte e segnaliamo solo le questioni più eclatanti.
- Programma affari costituzionali: introduzione del vincolo di mandato, un tasto sul quale battono da anni, che è incostituzionale (ma loro non lo scrivono) e che distruggerebbe un pilastro della democrazia (abbiamo trattato ampiamente il tema QUI);
- partecipazione diretta dei cittadini per decidere sulla costruzione di grandi opere; per esempio: volete voi, cittadini italiani, che venga costruito un Megaciclosincrobosone inerziale a 850 MKwz per la produzione di energie elettrica? Sì / No. Immagino l’esercito di cliccatori di Facebook dibattere su cosa diavolo sia il Megaciclosincrobosone, se 850 MKwz siano pochi o molti, se la casta ci guadagnerà e se BigPharma sia implicata;
- infine una fantastica proposta per attribuire nuovi poteri alle Regioni, oltre a quelli che già hanno, senza alcun accenno alla complessa questione delle materie concorrenti che di fatto paralizza il rapporto Stato-Regioni in un continuo contenzioso (come abbiamo spiegato QUI, all’epoca del referendum).
- Le innovazioni costituzionali fanno tremare i polsi: oltre a riproporre il vincolo di mandato (prodromico di qualunque governo autoritario) si propone di togliere il referendum senza quorum; questo significa che al referendum sul Megaciclosincrobosone, incomprensibile per tutti, sarebbe votato da quattro gatti, probabilmente quelli maggiormente istruiti da una forza politica, e in quattro gatti potrebbero invalidare una proposta legislativa e tecnica costata, forse, anni di lavoro, capace di rispondere, forse, a bisogni urgenti del paese, necessario, sempre ipoteticamente, a sostenere lo sviluppo e la competitività del paese. Il contrario della Democrazia è la possibilità di una minoranza di tiranneggiare la maggioranza, contro gli interessi collettivi, ma questo concetto è troppo ostico ai populisti.
- Immigrazione: qui – terreno assai sensibile e quindi più facile alle posizioni demagogiche – troviamo dei piccoli capolavori: 1) stracciare il regolamento di Dublino. Punto. Che sia un trattato internazionale, parte delle regolamentazioni europee, che non si possa “stracciare” unilateralmente, non ha alcuna importanza; 2) questa è la migliore: “sanzioni pesanti verso i Paesi che si rifiutano di ricollocare i migranti arrivati in Italia”; quindi: se la Svezia, il Portogallo, l’Estonia non vogliono prendersi gli immigrati, giù di brutto con le sanzioni! Ma chi è che dovrebbe decidere delle sanzioni? L’Italia? O il parlamento di Strasburgo dove, ovviamente, Svezia, Portogallo ed Estonia voterebbero compatti assieme a tutti gli altri paesi, timorosi a loro volta di essere oggetto di “pesanti sanzioni”? Se non chiamate questa ottusa demagogia, disinformazione pianificata, mistificazione odiosa, non saprei cosa; 3) le navi che salvano i migranti devono portarli nel paese d’origine della nave; se la nave batte bandiera tedesca, quei disgraziati devono essere portati in Germania, se per caso passa da lì una nave cilena, poche storie! Ti porti i migranti in Cile; che esista un diritto marittimo internazionale che impone di portarli al più presto sulla costa più vicina non ce ne frega nulla; 4) infine (ma sintetizzo solo per brevità) investire sulle cause dell’immigrazione, smettendo di dare soldi ai dittatorelli africani; è qui che diventa lampante l’ipersemplificazione ottusa; se si ha anche solo un’idea approssimativa delle (molteplici) cause dell’immigrazione non si può che piangere (anche un po’ istericamente, a questo punto) della stolidità propagandistica; mi immagino il premier Di Maio o il suo ministro degli esteri Fico che vanno in Siria, in Libia, in Nigeria, scavalcando i locali “dittatorelli”, per intervenire sulle vere cause dell’immigrazione.
Come potete immaginare tutta la litania pentastellata si muove in questa direzione e i nostri esempi sono stati abbastanza casuali (tanto si coglie sempre nel segno). Poiché un nostro critico dice che siamo accecati dai pregiudizi contro i 5 Stelle, con minor spazio per non annoiare i lettori segnaliamo che questa cialtronaggine è un presupposto di ogni populismo; prendiamo la Lega: dall’aiutiamoli a casa loro (assieme ai respingimenti) per risolvere alla radice i problemi umanitari (uguali ai 5 stelle, quindi) all’introduzione (impossibile) di dazi e allo stop (improponibile) alla delocalizzazione industriale, fino all’abolizione della riforma Fornero, una promessa che da sola vale un bel po’ di voti e che è improponibile senza un piano particolareggiato (e costoso per le tasche dei cittadini) per garantire la salvaguardia dell’INPS e la pagabilità delle pensioni. Si potrebbe continuare con la favola della sovranità monetaria, premessa per stampare moneta inflazionata e gettarci nella miseria più nera nell’arco di sei mesi, con gli slogan identitari, e via discorrendo, ma ve li risparmio. Vi risparmio analogo esercizio per i Fratelli d’Italia.
In conclusione: benaltrismo, pensiero semplificato, proposta di soluzioni irrealizzabili, impossibili, che non si spiega come conseguire e di cui ci si guarda bene dal descrivere le conseguenze. Tutto questo è facile. Se io fondo il partito Pizza e Fichi e incomincio a promettere, come una cantilena, meno tasse, lavoro per tutti, prima gli italiani, pensione a 50 anni, buu alla casta, in galera i malavitosi, basta immigrati, difendiamo l’italianità e un rosario di slogan come li sentiamo da anni, vinco le elezioni. Se i miei avversari politici mi chiedono di spiegare come conto di fare queste mirabolanti cose e io, semplicemente, li mando a quel paese tacciandoli di venduti, ladri, privilegiati, servi di Bilderberg, vinco le elezioni. Se inondo il web di fake-news di politici corrotti, immigrati stupratori, imprenditori suicidi per i debiti, vinco le elezioni anche se una minoranza di italiani si affanna a denunciare l’inconsistenza di quelle idiozie. Ecco perché sono preoccupato. Ecco perché, a mio avviso, non è affatto vero che i problemi sono ben altri. I problemi sono questi, ed è necessario saperlo ora; a Primavera ci saranno le elezioni e sarei disposto a scommettere che vinceranno i sostenitori di Pizza e Fichi. Con quei programmi farlocchi, con la presunzione cialtrona di avere capito tutto malgrado il nulla assoluto delle loro competenze, con i programmi eterodiretti da centrali disinformative al limite dell’eversione. Io non voglio che costoro ci governino. E fino alle elezioni scriverò questo: non voglio che loro ci governino. E per favore, voi che commenterete criticandomi: scrivete quello che volete ma evitate “E allora, il PD?”, perché la mia pazienza è finita.
via Votate “Pizza e Fichi”, il partito che vi ama — Hic Rhodus