Banzi (*), il nostro paese.
In Basilicata si trova, ai confini del territorio pugliese.
Il nostro paese
nel cuore sempre noi lo portiamo, ovunque andiamo!
Anche da lontano, sull’altipiano, sempre lo vediamo!
Lassù lo vediamo, fra alcuni paesi vicini e lontnai, lucani e pugliesi
che intorno corona gli fanno:
Genzano di Lucania, il suo fratello maggiore, di cui in passato era frazione.
Spinazzola, Poggiorsini e Minervino, al di là della nostra regione.
Palazzo San Gervasio, ad 11 km distante.
Venosa, la romana Venusia, patria cara del Cantore famoso (1)
Forenza, su di un colle, fino a qualche anno fa lantica Forentum creduta,
che in passato remoto e prossimo a Banzi, per espiazione, in penitenza venivano.
Acerenza, l’eccelsa Acheruntia oraziana, quasi imprendibile anche ai potenti Tomani.
Pietragalla, i cui cittadini, in u na notte oscura, bandendo la paura
e le campane a stormo suonando, di Crocco (2) il rivoltoso brigantaggio
arrestarono con estremo coraggio!
Oppido Lucano, che in passato Palmira era appellato
e nel cui territorio della celebre Tabula Bantina i frammenti,
a distanza di due secoli, nello stesso terreno (3) furono trovati.
A sud-est guardando, nel territorio di Genzano , di Federico (4) un antico maniero,
uno dei tanti, il Castello di Monteserico.
Il nostro paese noi amiamo, anche per la sua storia millenaria, da Bantia ereditata,
di cui antichi e moderni scrittori na hanno parlato.
Bantia,
di Banzi sullo stesso luogo sorgeva, sin dall’VIII secolo a.C.
Libera, indipendente ed evoluta era, ed a capo di una Confederazione:
la “Respublica Bantinorum (la Repubblica dei Bantini).
Bantia, dove i popoli limitrofi convenivano
per i loro comuni dei venerare ed insieme banchettare.
Testimonianza di uno dei loro templi
sono i nove cippi dell’Auguraculum (o Templum in terris,
nel terreno conficcati ed alla loro sommità recanti i nomi di alcuni loro dei,
come Jovi (Juppiter) e Flus (Dea etrusca delle profondità e dell’oscurità).
Il sacredote (àugure)
con il volto verso mezzogiorno, in mezzo si disponeva
e, interpretando il volo degli uccelli,
a seconda della loro direzione, gli auspìci traeva.
Con l’arrivo (317 a.C.) nella zona dei Conquistatori (5),
Bantia, già così importante, ancor più divenne famosa,
allorché, come caposaldo) fu dagli stessi innalzata a Municipium.
Testimonianza di questo Municipio romano
è la Tabula Bantina, di bronzo ed opistografa,
due leggi su entrambe le facciate riportante:
la legge Sempronia, di Tiberio Sempronio Gracco, da una parte
e l’altra che comprendeva alcune norme
riguardante la carriera dei magistrati di Bantia e il comportamento dei Bantini.
Nel Municipio di Bantia funzionavano alcune magistratura romane, quali:
un piccolo Senato,il Pretore il Questore ed il Censore,
che i cittadini bantini censiva in base ai loro averi
ed in base al censo essi avevano diritti e doveri.
Un episodio della II guerra punica, nel 2008 a.C., avvenne nel vastissimo territorio di Bantia:
la morte di entrambi i consoli, condottieri dei due eserciti romani,
che fra le città di Bantia e Venusia (accampati a meno di tre miglia l’uno dall’altro)
fronteggiavano quello cartaginese.
Marco Claudio Marcello e Tito Quinzio Crispino,
usciti dall’accampamento in perlustrazione con pochi uomini,
in un’imboscata di Annibale caddero, alle pendici di un colle,
dove lo stesso Annibale una vedetta aveva posto.
La quale, avvistate le truppe romane che si avvicinavano,
l’ordine dette per l’assalto
e così torme di Numidi, nascoste nei cespugli
loro addosso si avventarono da ogni parte
e più di 40 ne ammazzarono!
Marcello, da una lancia trafitto, cadde sul luogo,
mentre Crispino, ferito da un giavellotto,
rifugiatosi nell’accampamento con pochi superstiti, si salvò.
Tra questi, pure ferito, il figlio di Marcello, tribuno militare,
che del padre portava lo stesso nome.
Anche Crispino, non molto tempo dopo, morì per le ferite riportate
nel cruento combattimento riportate.
Alla morte di Marcello, Annibale,
pur avendo una tempra rigorosa e crudele,
il suo corpo fece cremare, con tutti gli onori militari,
restituendo poi le spoglie al figlio in una d’argento con sopra una corona d’oro.
In una valle, alle pendici di Banzi, c’è un luogo
che nel gergo popolare Ripa di Carnevale è chiamato,
che noi Banzesi il sito della “Fons Bandusiae di Orazio crediamo che sia.
Questa credenza è avvalora da:
1) il termine Bandusiae nel titolo della poesia,
un genitivo di appartenenza, che potrebbe significare:
a) fonte di una città, villaggio o castello, appellato Bandusia,
probabilmente sovrastante un vicino colle;
b) sorgente del Banzullo (Vanzudd’), il nostro ruscello
che proprio da questa fonte nasce e si alimenta,
oltre che dalle acque che a valle scorrono dai declivi dei colli circostanti.
2) la verosimiglianza (ancora oggi, dopo 2000 anni!)
di tutti i requisiti descritti in quest’ode (6);
£3) il trovarsi esso nella direzione Venosa-Banzi,
e cioè proprio sul probabile tragitto Venusia-Bantia,
che suo padre spesso faceva (portandosi dietro il figlioletto)
quale esattore dei tributi per conto di Roma,
che allora dominava anche nella nostra zona.
E’ facile, perciò, che Orazio bambino
sia rimasto molto suggestionato dalla bellezza e dalla freschezza del luogo (*)
e per la limpidezza e la freschezza dell’acqua che da quella grande rupe sorgeva e scorreva
con un allegro mormorio, ristoratrice di uomini ed armenti,
dalla calura dell’estate ardente!
Infine la storia della nostra Abbazia, la più antica della Basilicata.
Nell’VIII secolo d.C. dai Longobardi edificata e poi a Montecassino donata.
Molte furono all’Abbazia le donazioni di principi normanni, duchi, conti e baroni.
Col territorio e la sua possessione raggiunse notevole espansione.
Molte, però, furono le usurpazioni,
sì che il papa (7), nel 1089, a Banzi dovette venire e dal loggiato dell’Abbazia bantina
gli usurpatori di scomunica ammonire ed i beni usurpati far restituire.
Sullo sito di Bantia romana, Banzi è sorto.
Dopo la misteriosa scomparsa dell’illustre antenata
reperti archeologici di ogni genere e monete romane e medievali sempre a Banzi si sono trovati.
Su un pianoro a 570 m s.l.m. Il nostro paese si estende, come un astro fulgente!
Da nord venendo e nella valle scendendo,
le grotte e, a destra
la ripa di carnevale vediamo.
Per i tornanti salendo
la madonna degli emigranti e di Gesù Cristo, del mondo il salvato,
il crocefisso incontriamo.
Più su
la “Fontana Nuova” è sempre lì ad aspettarci e con la sua buona acqua a dissetarci.
Poco più dentro il nostro paese
padre Pio è lì in piedi ad accoglierci, senza pretese.
Proseguendo e a sinistra salendo, nel centro di Banzi entriamo e nel
corso ci troviamo.
Di fronte, ecco
l’Abbazia bantina.
Per
la Porta grande con arco ogivale nel
borgo medievale entriamo e, attraverso un supportico, nel
primitivo convento dei benedettini arriviamo.
Dopo una fugace visita, indietro tornando e a sinistra svoltando,
nel secondo cortile entriamo e, fra altri antichi palazzi, la bella
chiesa francescana incontriamo. Semplice e romani la facciata esterna,
alta, bella, ariosa e luminosa all’interno.
Dalla Porta santa uscendo, di nuovo nel corso ci troviamo.
Subito di fronte:
una colonna su un basamento di cemento, con alla sommità una croce scorgiamo
dai francescani, nel 1750 innalzata.
Lo sguardo a sinistra orientando, del nostro paese
la vasta e bella piazza (*) vediamo.
A destra della stessa
l’imponente edificio scolastico delle scuole elementari e medie.
Oltre la piazza, a sinistra, nel
chiostro del convento francescano entriamo, con in mezzo
un’artistica cisterna settecentesca (1735).
Subito a destra
la verde e bella villa comunale (8) scorgiamo.
Oltre la stessa
l’asilo infantile, nel cui scavo delle fondamenta,
i nove cippi dell’Auguraculum furon rinvenuti, (9)
A sinistra e di fronte alla villa
una vasta area archeologica, i cui scavi alla luce han portato:
una grande domus romana, del periodo I sec. a.C. – I e II d.C., con un grande porticato
e l’ingresso principale rivolto verso sud (cioè verso l’Auguraculum),
uno stabilimento termale nel lato ovest della stessa,
una lastra di pietra mosaicata sul pavimmento interno dello stabilimento,
riportante l’indicazione della persona che con i suoi soldi lo fece costruire (10)
Dal paese uscendo, una strada sterrata imbocchiamo
che in contrada Montelupini (o piana S. Maria) porta.
Sulla sinistra della stessa
un’area archeologica con delle strutture di Bantia romana (IV sec. a. C. – V sec. d. C.) il cui
percorso viario nel cento di Banzi è stato rinvenuto.
Dritto proseguendo al
“Casone”, all’estremità dell’altipiano, arriviamo, da dove si gode
un ampio e stupendo panorama !(11)
Un’ottima idea sarebbe di realizzare qui
un bel “belvedere”!
Indietro tornando e a destra poi svoltando, alla
“Fontanella”si scende e lì di fronte alla
“Fontana Grande”.
Per una stradina salendo sulla collina, al cimitero ci troviamo vicino.
E qui ancora c’imbattiamo in
un altro sito archeologico: una villa ellenica del IV secolo a.C. circa.
Verso ovest proseguendo, a nord dell’abitato
la “Fontana dei Monaci”incontriamo, anch’essa di buona e fresca acqua abbondante.
Da qui, la china risalendo, in via Carlo Poerio arriviamo,
che dritto ci porta in centro, fra i nostri compaesani.
Funo di Argelato, 20 luglio 2013, ore 18,47, in via bellini, 4 (III piano)
(*) Banzi. Uno dei più piccoli paesi della Basilicata, con una memoria ed una cultura storica e letteraria ultra millenarie, testimoniate ed avvalorate anche dai diversi siti e reperti archeologici di notevole valore ed importanza. Il borgo s’adagia su un pianoro, sopra una collina a 570 metri sul livello del mare. Guardando il paese dall’alto, si vedono le sue case raggruppate intorno al campanile della chiesa, che spicca al di sopra dei tetti. La visione poetica è quella di una chioccia con attorno i suoi pulcini!
Basilicata. L’antica Lucania, che in passato osò sfidare anche la potente Roma, quando questa, nel IV secolo a.C., in vase il suo territorio.
La Basilicata è situata fra la Campania, la Puglia e la Calabria. Il suo territorio è montuoso, collinare e pianeggiante in alcune zone. Le sue città, per la maggior parte piccoli e medi paesi, sono situate sui promontori. E’ bagnata da due mari, il Tirreno e lo Ionio. Solcata è pure da cinque fiumi: il Sinni, il Basento, l’Agri ed il Basentello. Quest’ultimo delimita il territorio di Banzi e della Basilicata da quello pugliese di Spinazzola (Ba).
A Brindisi di Montagna, in provincia di Potenza, ogni anno, d’estate si effettua un grande e bellissimo spettacolo teatrale all’aperto, in un grande fondovalle, circondato da una corona di montagne selvose. Questo grande teatro sceneggiato, veramente spettacolare, rievoca la vicenda del rivoltoso brigantaggio meridionale della fine del 1700 e quella ancor più rivoltosa e sanguinaria post unitaria (1860-1865) che si ebbe in tutta l’Italia meridionale,e particolarmente in Basilicata con la Banda di Crocco e l’esercito di Borges, sostenuti dai Borbone,che non si rassegnavano ad aver perso un Regno….contro i Piemontesi invasori di Vittorio Emanuele II….!
I l pericolo del ritorno dei Borbone a Napoli e nuovamente la divisione dell’Italia e degli Italiani, faceva comprendere tale reazione, ma non giustificava l’efferatezza ed il massacro delle popolazioni meridionali, che, in gran numerosi e per vari motivi,
ribellandosi alla loro indesiderata presenza ed alle loro gravose ed odiose ordinanze, parteggiavano per i briganti ed una parte di loro anche per i Borbone, divenendo spesso rivoltose anch’esse!
Una località molto bella, fra tante altre, è quella del selvoso monte Vùlture, a nord.ovest. Un monte che milioni d’anni fa era un vulcano attivo,nelle cui bocche eruttive, successivamente si sono formati due bei laghi. Alle pendici di questo monte (con sette piccole cime) sorgono diverse
sorgenti di acqua minerale effervescente ed acidula.
Un’altra località molto bella è Maratea, a sud-ovest, in una bella insenatura nel golfo di Policastro e sul monte S: Biagio, sul quale svetta imponente e maestosa l’enorme statua bianca del Redentore.
C’è poi Metaponto, con la sua spiaggia e con le sue antiche “Tavole Palatine, che sono i resti di un antico tempio innalzato ad Era, una divinità dell’antica Grecia, dai coloni greci della Magna Grecia.
Ed ancor a Policoro, l’antica Eraclea, città costruita in onore di Eracle (Ercole) sempre da antichi coloni greci) che la famosa e sconvolgente battaglia del 280 a.C. ricorda tra i Romani e Pirro, re dell’Epiro, chiamato e subito….accorso in sostegno dei Tarentini, già in guerra contro Roma..
(1) Cantore famoso: Quinto Orazio Flacco (Venusia 8 dic. Del 65 a.C. – Roma 27 nov. dell’8 a.C.
(2) Crocco: Carmine Donatelli Crocco di Rionero in Vulture.
(3) Nello stesso terreno: denominato “Lago della noce, sul Monte Moltone, in agro di Oppido Lucano (Pz), già Palmira.
(4) Di Federico: Federico di Svevia, figlio di Enrico VI e di Costanza d’Altavilla, Re di Sicilia dal 1197 e imperatore del Sacro Romano-Germanico impero dal 1214 al 1250. Poeta e letterato, protesse gli artisti e fondò l’Università di Napoli. Amante della caccia, fece costruire nel suo regno numerosi castelli, che spesso usò come residenze di caccia. Da uno di questi (quello di Melfi /Pz, emanò, nel 1231, le famose Costituzioni Melfitane (una raccolta di leggi che, secondo gli storici, segna la nascita dello Stato moderno, indipendente dalla Chiesa, con il potere accentrato nelle mani del sovrano ed amministrato per mezzo di funzionari stipendiati).
(5) Conquistatori: I Romani, nel sec. IV a. C.
(6) quest’ode: la XIII del libro III, a parere di molti critici e mio, la più bella di tutta la poetica oraziana.
(7) Il papa: papa Urbano II, nel 1089, accompagnato e scortato da molte autorità civili e militari normanne e religiose, di cui 32 tra vescovi ed arcivescovi.
(*) dalla freschezza del luogo: allora sicuramente molto più ombroso, per il bosco circostante, di cui ancora rimane qualche lembo.
(*) la vasta e bella piazza: piazza Emanuele Gianturco, profondamente modificata con lo scempio dell’abbattimento della torr dell’orologio (a quattro facciate e con numeri romani), di parte dell’ala di centro e di tutta quella di destra del Municipio. Prima dell’abbattimento, l’intera struttura formava un bel quadrilatero con in mezzo la piazza e sull’ala di centro un’apertura con un arco a tutto sesto.
(8) Villa comunale: intesa qui ed altrove come giardino comunale.
(9) Furono rinvenuti: nel 1963 e nel 1967
(10) una lastra di pietra mosaicata sul pavimento interno, con l’indicazione della persona che con i suoi soldi lo fece costruire:
IL SACERDOTE ROMANIUS FIGLIO DI MARCO DELLA TRIBU’ CAMILIA
CON I S UOI SOLDI FECE COSTRUIRE LE TERME
(1) (11) Uno stupendo panorama:
– Genzano vecchio, su uno sperone, in mezzo e al di sopra di due profondi valloni, molto caratteristico nella conformazione del borgo antico e nello scenario delle grandi spelonche che, qual fauci di grosse balene, si aprono nei fianchi dei due valloni. Possenti mura di contenimento (ed in passato anche di difesa), gli danno pure l’aspetto di un’imprendibile fortezza!
la valle del “nostro”Banzullo, un ruscello, poco ma perenne acqua che d’inverno diventa un torrente;
la diga, nel territorio di Genzano, con il suo lunghissimo ponte che la sovrasta, con circa 30 pilastri, ed inoltre
il bosco di Cosentino, un grosso lembo della vastissima e lussureggiante ed intricata Foresta Bantina del passato:
la “Macchia”, cioè il bosco di Genzano, al di là della diga; ed ancora oltre, su di un colle:
l’antico castello di Monteserico (Monte Sellicola o Monte Solica, in passato), uno dei tanti castelli normanni-svevi dell’Italia meridionale.
CITAZIONI NEL TESTO
PAESI:
1. BANZI
2. GENZANO DI LUCANIA (PZ)
3. ACERENZA (PZ)
4. FORENZA (PZ)
5. MELFI (PZ)
6. RIONERO (PZ)
MASCHITO (PZ)
VENOSA (PZ)
PALAZZO S. GERVASIO (PZ)
MONTEMILONE (PZ)
SPINAZZOLA (BA)
MINERVINO (BA)
POGGIORSINI (BA)
BANTIA (ANTICHISSIMA CITTA’ O GROSSO VILLAGGIO, VIII SEC. A.C. – V D.C. SUL SITO DI BANZI)
FONTANE
1) FONTANELLA
2) FONTANA GRANDE
3) FONTANA DEI MONACI
4) FONTANA NUOVA
5) FONS BANDUSIAE (FONTE DI BANDUSIA)
PERSONAGGI
1. PAPA URBANO II
2. PRELATI (32 VESCOVI)
3. PRINCIPI
4. DUCHI
5. CONTI
6. BARONI
7. MARCO CLAUDIO MARCELLO (CONDOTTIERO ROMANO NELLA II GUERRA PUNICA, 5 VOLTE CONSOLE, 4 VOLTE PROCONSOLE E TRIBUNO DELLA PLEBE)
8. TITO QUINZIO CRISPINO
9. MARCO CLALUDIO MARCELLO, FIGLIO DEL PRECEDENTE, TRIBUNO MILITARE E, 196 A.C., CONSOLE
10. FEDERICO II DI SVEVIA, RE E IMPERATORE DEL SACRO ROMANO-GERMANI IMPERO
11. QUINTO ORAZIO FLACCO: GRANDE POETA LATINO
12. CARMINE DONATELLI CROCCO: BRIGANTE CAPO BANDA DEL BRIGANTAGGIO LUCANO (1860-65)
BOSCHI
1. BOSCO DI COSENTINO
2. LA MACCHIA: BOSCO DI GENZANO
REGIONI:
1. BASILICATA O LUCANIA
2. PUGLIA
3. CAMPANIA
4.
PROVINCE
1. POTENZA
2. BARI
LUOGO GEOGRAFICO
1. COLLINA (570 M.S.L.)
2. RIPA DI CARNEVALE)
MONTI
1. VULTURE (M.1330), VULCANO ESTINTOSI IN EPOCE REMOTISSIME
AVVENIMENTI:
1. PROCESSIONE DEI FORENZONI (UNA DELLE PROCESSIONI CHE ALCUNI POPOLI LIMITROFI DI BANZI (O, MEGLIO DEL MONTASTERO BANTINO) FACEVANO SIN DALL’ XI SEC.D.C.
2. II GUERRA PUNICA
STRUTTURE
1. CHIESA FRANCESCANA “S. MARIA DI BANZI
2. CAMPANILE
3. CORSO
4. ABBAZIA BANTINA
5. PORTA GRANDE, VOLGARMENTE DETTA “IL PORTONE”, L’INGRESSO DELL’ABBAZIA
6. PORTA SANTA”: SECONDO INGRESSO DELL’ABBAZIA, DI FRONTE ALLA CHIESA
7. CONVENTO FRANCESCANO
8. CHIOSTRO DEL CONVENTO
9. CISTERNA SETTECENTESCA (1735), NEL SUDDETTO CHIOSTRO
10. PIAZZA : EMANUELE GIANTURCO, L’UNICA DEL PAESE
11. FONTANA MONUMENTALE, AL LIMIDE DELLA PIAZZA
12. VILLA COMUNALE: (OVVERO GIARDINO COMUNALE) , POCO OLTRE DETTA FONTANA
13. STATUA DELLA VITTORIA ALATA: NEL MEZZO DEL SUDDETTO GIARDINO COMUNALE
14. EDIFICIO SCOLASTICO: DELLE SCUOLE ELEMENTARI E MEDIE, TRA VIA ROMA E PIAZZA EMANUELE GIANTURCO
(*) Nota di prefazione. Anche questa mia poesia (come “IL MIO PAESE 7”) l’ho fatta volutamente lunga,, affinché, anche qui, una sola poesia contenesse vari argomenti riguardanti: Banzi, il suo territorio (urbano ed extraubano) ed i paesi vicini, anche se quasi tutto ciò l’ho gia trattato in diverse precedenti opere su l nostro paese.
Tratto da:Onda Lucana by Gerardo Renna