DIVERTIRSI OGGI COME UN TEMPO FA…
Prefazione:
“DA QUEL BALCONE DEI MIEI RICORDI…MATERA” di Vito Coviello, di Annamaria Viggiano, cittadina materana, docente presso la scuola in ospedale di Matera: Divertirsi come un tempo fa…..Matera 25 settembre 2019.
DIVERTIRSI OGGI COME UN TEMPO FA…
Un tempo fa non si avevano giocattoli, non si avevano gli smartphone, tablet.
Eppure, nonostante la povertà, i bambini erano felici.
I bambini disponevano di una grande ricchezza: la creatività. Si inventavano giochi, i più divertenti, i più spericolati (tanto da far sgolare le mamme ai balconi nel tentativo disperato di ricondurre il proprio figlio all’ordine e alla misura).
Tra i ricordi di una dolce signora vissuta nei Sassi di Matera tra gli anni ‘50 e ’60 ci sono i vicoli, le gradinate, dell’antico borgo di Matera.
I Sassi erano un vero e proprio Luna Park ,dove tutti avevano la possibilità di divertirsi: scivoli, salti e balzi, nascondini tra le cavità delle rocce, altalene costruite artigianalmente con una corda posta tra un albero e l’altro.
Tutto era a misura di bambino.
Alla sera ci si riuniva davanti ad un focolare. Le famiglie all’epoca erano numerose: tanti fratellini e sorelline, cuginetti, zii ,nonni. Davanti al quel focolare ci si raccontava. I grandi, ed in particolare le nonne, raccontavano di storie fantastiche, di draghi dalle sette teste, di principi valorosi… Storie che ti facevano “navigare” più di internet, che ti lasciavano col fiato sospeso, storie dal contenuto altamente educativo. Attraverso quei racconti i bambini cominciavano ad interiorizzare alcune regole del buon comportamento, della gentilezza, a comprendere i concetti di dignità e di rispetto reciproco e di ubbidienza verso l’adulto.
Con il trasferimento delle famiglie dai Sassi ai nuovi quartieri di Matera la dolce signora si trasferisce nel quartiere LANERA.
Un quartiere che offriva ai bambini diverse modalità di divertimento. C’erano le giostrine, si giocava con i figli dei vicini di casa, con i cugini dei vicini e con gli amici degli amici dei vicini. I rioni erano un pullulare di bambini. Voci, urla, canti di bambini intonavano ed accompagnavano i pomeriggi delle famiglie, delle mamme intente a preparare la cena, delle nonne operose che facevano “la maglia” e dei fratelli più grandi con il proposito di studiare…
Tutto era ancora a misura di bambino.
Passano gli anni. Arriviamo agli inizi degli anni ottanta. La dolce signora si è sposata, ha avuto dei figli e va a vivere in un condominio a Serra Rifusa.
Qui i bambini avevano la possibilità di giocare all’interno dello spazio recintato del condominio. I tempi sono cambiati, i bambini non potevano più scorrazzare da una parte all’altra della strada, il traffico era aumentato e si rischiava di essere investiti.
Comincia la generazione dei “figli della televisione”. Al pomeriggio, tra un compito di scuola e l’altro, ci si faceva una bella scorpacciata di cartoni animati. Tuttavia, c’era ancora la possibilità di poter giocare in gruppo con i bambini che abitavano nella stessa palazzina. Si facevano le partite a calcio, si giocava a “Palla avvelenata”, “Palla barattolo” e tanti altri giochi di squadra in cui bisognava adottare un comportamento rispettoso delle regole, garantendo a tutti i partecipanti le stesse opportunità. Insegnamento fondamentale che una volta metabolizzato viene poi applicato in età adulta, nei rapporti umani, sociali, nel lavoro, nella politica, ecc…
Tutto era ancora QUASI a misura di bambino.
Arriviamo ai giorni nostri. La dolce signora ormai è diventata nonna. Ha dei bei nipotini.
C’è tanta differenza tra i giochi che oggi fanno i bambini e quelli che si facevano sino a venti/trenta anni fa…
L’ avvento delle Nuove Tecnologie, il calo demografico (in media in ogni famiglia vi sono uno o due figli), una tipologia di urbanistica che dà poca importanza agli spazi adibiti alla socializzazione (cortili, parchi, spazi verdi), hanno contribuito in maniera radicale nel modificare le modalità di gioco e di condivisione.
L’avvento delle Tecnologie digitali ( in particolar modo l’utilizzo del Personal Computer, dello smartphone, dei tablet, ecc…) ha completamente stravolto il modo di giocare dei bambini e di conseguenza ha fortemente condizionato la loro dimensione emotiva, cognitiva, sociale, relazionale, affettiva.
Per dirla con lo scrittore statunitense Mark Prensky, siamo nell’epoca della generazione dei Nativi digitali.
I bambini di oggi, hanno un approccio sempre più precoce con le tecnologie.
I bambini dai tre anni in sù riescono a destreggiarsi con molta più facilità con il loro ditino su uno schermo touch, piuttosto che saper tenere una matita tra le dita.
Crescono davanti ai videogiochi, sono abituati a memorizzare sempre più immagini e a produrre sempre meno parole.
I ragazzini e i bambini, oggi, sovente trascorrono molte ore del proprio tempo libero nella stanzetta, con lo sguardo fisso sul tablet o sullo smartphone. Ormai è lontanissimo il tempo dei grandi spazi in cui si giocava tutti insieme all’aperto. E’ lontano il tempo dei rioni, dove i bambini correvano da una parte all’altra. Ed è finito il tempo dei cortili e dei giochi con i bambini che abitavano nei condomini, nelle palazzine.
Questo è il tempo della “stanzetta”, in cui QUASI NULLA è a misura di bambino.
Alle volte, questa consuetudine dell’uso continuativo delle tecnologie digitali e soprattutto dei giochi on line può divenire causa di isolamento e di alienazione, in quanto le relazioni umane diventano quasi assenti, si perde il contatto con la realtà e si perdono la fantasia, la creatività e l’inventiva. Non solo, può comportare anche problemi di salute, come disturbi alimentari, per esempio l’obesità e disturbi della vista, delle capacità attentive, ecc..
Altre volte, invece, le tecnologie, rappresentano una grande risorsa ,relativamente al loro utilizzo negli ambienti deputati all’apprendimento come le scuole.
La tecnologia digitale viene utilizzata quotidianamente dagli insegnanti nella didattica (lim, pc, tablet…). Il compito dell’ adulto, insegnante o genitore, è quello di insegnare ai bambini e ai ragazzi come ci si rapporta in maniera equilibrata con la tecnologia, stabilendo delle regole da seguire riducendo così i rischi dovuti ad un loro uso scorretto. La regola d’oro è che “la macchina non deve mai sostituire l’uomo”.
L’urbanistica, la fattezza stessa della città, con carenza o addirittura assenza di cortili, con pochi spazi verdi a disposizione, la sfiducia e la paura verso l’altro sono tutte condizioni che hanno contribuito a far si che i bimbi di oggi non si possano più incontrare in grandi o medi gruppi e socializzare con i coetanei. Insomma, i bambini di oggi non sanno cosa significa giocare insieme.
Ritornando ai ricordi della dolce signora, guardando i suoi occhi ed ascoltando le sue parole ritengo che sia opportuno fare un piccolo passo indietro e recuperare, attraverso le testimonianze e i racconti dei nonni, le forme di gioco dei tempi passati.
I giochi di una volta “riflettono l’immediatezza semplice e pragmatica dei bambini, stimolano la socializzazione, la solidarietà e la comunicazione, la fantasia e il senso di avventura”.
Molto spesso, nelle scuole, i nonni vengono invitati a raccontare e ad insegnare ai bambini i giochi che si facevano più di mezzo secolo fa.
E’ una esperienza meravigliosa. I bambini rispondono con molto entusiasmo, felici di sperimentare nuove forme di gioco.
Imparano a conoscere meglio il proprio territorio, poiché i nonni fanno preciso riferimento ai rioni, ai quartieri, ai luoghi della loro infanzia, i bambini vengono educati alla solidarietà e al senso di responsabilità.
Mi piacerebbe concludere dicendo che il borgo antico di Matera, i Sassi dunque, sarebbero il luogo ideale per far rivivere ai nostri bambini le emozioni e la felicità che provavano i loro nonni, quando all’aperto, nell’età della spensieratezza, giocavano a Campana, a ruba bandiera, a nascondino, a biglie, in uno scenario mozzafiato, dalla bellezza senza tempo.
Anna Maria Viggiano – Docente presso la scuola in ospedale di Matera
Tratto da: Onda Lucana® by Vito Coviello
Si ringrazia l’autore per la cortese concessione.Immagine di copertina fornita dall’autore.
L’ha ripubblicato su Pina Chidichimo.