Gina & Marilyn

Tratto da:Onda Lucana®by Ivan Larotonda

La recente dipartita della splendida Gina Lollobrigida induce ad una riflessione che ha a che fare con tutto un mondo. Direi quasi che si tratta di geopolitica, laddove in tale scienza si inserisce anche il tratto puramente etico; e in effetti è dal costume di una civiltà che prende avvio e si realizza un determinato comportamento normativo. Cerco di non dilungarmi nei meandri della psiche politica, o meglio del genius populi, ma vorrei mettere l’accento su cosa eravamo noi un tempo, intendo italiani, e cosa siamo oggi; e quale strada abbiamo lasciato per intraprenderne un’altra del tutto ignara ai sentieri battuti dai nostri antenati.

Gina Lollobrigida nacque a Subiaco, la stessa città eletta dal Padre dell’Europa Cristiana, Benedetto da Norcia, come primo rifugio eremitico nonché, successivamente, luogo dei primi 13 monasteri del suo ordine. Quanto diverse le due figure, lontane nel tempo e destinate a due vite straordinarie ma abissalmente diverse. Eppure sono simboli dell’italianità; di quella che conquistò il mondo! Non più con le armi (perché in effetti gli italici le avevano lasciate proprio al tempo di Benedetto), ma con la ragione (il logos), e la bellezza. L’Italia divenne così ancora una volta, e sempre a partire dai villaggi aggrappati sui costoni tufacei del Lazio, centro di una nuova universalità. Quella religiosa cattolica, che ebbe l’arduo compito, risolto in pieno, di civilizzare i popoli del continente barbaro, europeo, perennemente ordalico. E tutto a partire dalla regola del grande Benedetto; da lui si diffusero, tramite i conventi, memorie del mondo classico e norme etiche per il futuro. In quest’ambito nasce e vive il popolo italiano; privilegiato nell’essere riscaldato in misura maggiore degli altri popoli del mondo dalla vivida, eterna fiamma divino-giuridica.

Sia il santo che l’attrice parlavano con la medesima cadenza di quel latino degli equi, i sabini e i volsci; i primi popoli chiamati dall’Urbe a fare, come disse Ortega y Gasset, qualcosa di grande insieme.

Ora, migrare dall’universalità del messaggio evangelico al cinema è, senz’ombra di dubbio, un salto a dir poco generoso, che susciterebbe vertigini nello stesso Pindaro; tuttavia l’accostamento, che in questa riflessione parte dalla comune origine geografica (del santo e dell’attrice), tratta di un medesimo substrato culturale italiano e dunque invariabilmente cattolico, che è sopravvissuto durante i secoli e fino al tempo in cui la diva s’immortalò nella celluloide. Il perché insisto tanto su questi aspetti afferenti la sfera religiosa sta nel raffronto, nel parallelo tra la nostra comunità cattolica che ha modellato l’etica di tutti noi, compresa Gina, e la società statunitense in cui un’altra bellezza, Marilyn Monroe, incantava allo stesso modo, ma predestinata a tutt’altro rispetto all’italiana.

In sostanza; se analizziamo il substrato culturale della bionda fatale, ebbene, troviamo un regime calvinista che si impone su di una cultura primitiva, ma ben strutturata teologicamente, qual era quella degli indiani d’America. Da questi estremi ne erano stati invariabilmente esclusi gli apporti cattolici; nulla, infatti, che richiamasse al pontefice romano fu tollerato nel mondo anglosassone, e per tutti i primi secoli della colonizzazione del Nord America! Ancora al tempo della piccola Marilyn il cattolico era definito papista, in senso spregiativo; quasi fosse una spia al servizio di una potenza straniera. E intanto la legge si faceva, nel muovo mondo, a colpi di revolver tra cittadini, stragi di indiani e assalti a diligenze. Eredità piratesca dei loro progenitori inglesi; da tale banditismo istituzionalizzato, come ben diceva Tocqueville, ne venne fuori una società violenta, che disprezza la bellezza e non sa far altro che distruggerla, perché i suoi scopi sono puramente commerciali. Tutto è prodotto e produzione, tutto si vende; e più si è veloci e più si guadagna. In buona sostanza quella americana è una dromocrazia, per cui caduca in struttura; fisiologicamente fatta per consumare, e più rapidamente lo si fa più si concede l’immissione di novità, che vuol dire ricchezza. Ma la ricchezza moderna, anglosassone, è fatua; esattamente come i fuochi di S. Elmo, che si formano sui pennoni delle navi durante le tempeste, i vascelli su cui si fonda la loro protervia talassocratica.

Da tali presupposti vengono fuori le vite disperate dei divi di Hollywood. Tutto stress (che manco a dirlo è termine inglese), droga e alcool. Gente trattata come carne d’allevamento; il cui processo di spersonalizzazione era già avanzato negli anni ’30, in pratica agli albori del cinema. Nel mentre la nostra Gina cavalcava un asinello su per le viuzze dei paesi appenninici belli come presepi, sensuale e vivace come lo sono le donne mediterranee; tutta salute e sorrisi, racchiudeva l’essenza della Terra della Bellezza. I suoi occhioni latini rispecchiavano quelli della Cinzia di Properzio. E poi, anche nelle sue azioni fuori dalla cinepresa non poteva che incarnare l’italianità; espressa da eccellenti sculture, foto, disegni; tutto un bagagliaio che mancò a Marilyn. Non si tratta propriamente di determinismo geografico, quanto piuttosto di un destino geopolitico; in effetti l’essere nata negli USA rese la povera Marilyn un semplice oggetto di consumo per depravati. Si parla di 8-11 aborti! Che la poverina subì per poi morire disperata e suicida; ancora giovane e bella. E purtroppo quella china nichilista d’oltre oceano giunse in Europa proprio negli anni in cui la Lollo esordiva nel cinema; ma lei resistette, come resistette tutta la sua generazione di gente forte, nata al tempo della purezza endogena, quella tradizionale, cattolica, romana. Ebbe prole e lunga e grandiosa vita; entrambe sono l’essenza di due mondi, e sono un esempio.

Si parlava all’epoca (anni ’50), per spiegare la lunga, laboriosa e geniale vita degli italiani, di cucina mediterranea, dei polifenoli del vino come antiossidante, dell’aria ricca di iodio e monti ventilati ecc… Nessuno prese in considerazione, da buoni razionalisti, il fattore religioso. Checché ne disse Montesquieu invece, il credo fonda e regge governi e costumi, gli anglò se ne sbarazzarono, ma elessero a loro dio Moloch, la creatura a cui sacrificano tutto.

Tratto da:Onda Lucana®by Ivan Larotonda

Si ringrazia l’autore per la cortese concessione. Immagine di copertina tratta da Web fornita dall’autore.

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